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Persio Flacco

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Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.140) 22 marzo 2014 22:17

    L’ho appena acquistato, grazie della segnalazione.

    Naturalmente non so ancora in che modo venga trattato nel libro l’argomento: i casi Olivetti e Mattei sono ben noti ed emblematici di un più generale rapporto tra l’Italia, nominalmente uno Stato Sovrano, e gli USA, che oggi rappresentano la leadership finanziaria e politica del capitalismo di marca anglosassone.

    Oggi il tema è di estrema attualità a causa della vicenda della crisi ucraina, che ha allargato di molto il raggio dei soggetti asserviti alle strategie di dominio del mondo anglosassone. 

    Ciò che ha rivelato con grande evidenza questa crisi è che non solo l’Italia è asservita: lo è l’intera Europa. Perfino la Germania lo è, totalmente.

    Infatti, benché abbia dato in passato segni di una certa indipendenza col puntare i piedi nei confronti delle avventure neocoloniali travestite da intervento umanitario promosse dagli USA, in questo caso qualcosa ha obbligato la sua classe politica a seguire pedissequamente, e contro i suoi interessi nazionali, le direttive di Washington.

    Tutta l’Unione Europea sta seguendo le direttive di Washington, tutto il suo sistema mediatico e tutta la sua classe politica, senza eccezione.

    Questo va molto al di là dei casi Mattei e Olivetti e del caso italiano, e meriterebbe una analisi approfondità sulle modalità con le quali si esercita l’enorme potere di ingerenza degli Stati Uniti sull’Europa.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.43) 19 marzo 2014 23:11

    Prima che parta il solito format: finanziamento di gruppi di opposizione; denunce contro il "regime" per violazione dei diritti umani; sanzioni internazionali con contorno di attacchi speculativi; intervento militare "umanitario"; cambio di regime, che sfocia o in un caos distruttivo o in un regime allineato ai "paesi civili" (poco importa che sia democratico o autoritario), le faccio notare due cose.

    La prima è che per ragioni storiche, culturali, sociali, il Venezuela è un Paese violento a prescindere dal regime che lo governa; la seconda è che l’attuale regime che governa il Venezuela è nel mirino degli Stati Uniti per la sua ostentata indipendenza rispetto alla leadership della superpotenza americana, spingendosi perfino (!) alla collaborazione con Cuba: storica bestia nera degli USA.
    Glielo dico perché la morte del carismatico Chavez potrebbe essere ritenuto il momento buono per riportare il Venezuela nel "cortile di casa" degli USA, e mi spiacerebbe dover notare che Amnesty fa la sua parte in tal senso.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.43) 19 marzo 2014 22:41

    Quello che non deve succedere è che una donna che denuncia il suo persecutore sia lasciata sola, senza protezione; quello che fa scandalo in mezzo a tante chiacchiere e solidarietà ipocrite è che non esistano norme e/o risorse tali che in caso di molestie e minacce il responsabile possa immediatamente essere messo in condizione di non nuocere.
    Molte delle donne uccise avevano avuto il coraggio di rivolgersi alle forze dell’ordine e denunciare la loro condizione di perseguitate, ma sono state lasciate sole. Questo non è più possibile che avvenga.

    Va anche detto però che questa problematica non può essere affrontata unicamente nell’ottica di tipo vetero femminista che vuole la donna completamente deresponsabilizzata riguardo all’identità maschile. 
    Accendere la passione di un uomo può essere gratificante per una donna, ma la passione di un uomo non è una cosa che si accende e si spegne con un interruttore. Soprattutto se si tratta di uomini con scarse capacità di autocontrollo o con problemi psicologici la frustrazione che deriva dalla perdita dell’oggetto della loro passione può facilmente sfociare in violenza. 

    Penso sia successo a tutti di essere feriti dal rifiuto della persona amata: si sta da cani, e nell’uomo frustrazione e violenza vanno spesso a braccetto. Per fortuna quasi sempre gli uomini rivolgono la violenza contro se stessi, abbrutendosi, lasciandosi andare, prendendosela con altri. In qualche caso purtoppo non sono in grado di prendere le giuste distanze e attribuiscono la frustrazione alla donna, e allora sono guai perché in certe circostanze si diventa pazzi.

    Le donne questo dovrebbero saperlo, dovrebbero essere coscienti delle possibili conseguenze delle loro scelte. Così come dovrebbero esserlo anche gli uomini.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.43) 19 marzo 2014 11:09

    Supponiamo pure che non vi sia stata alcuna causa esterna a scatenare il conflitto, nessuna trama ordita da dentro e da fuori il Medio Oriente per destabilizzare la Siria e portarla dove è ora.

    Dimentichiamo le ragioni e i torti, e indossata la veste del pragmatismo ragioniamo su cosa è meglio intraprendere per la popolazione e per il suo futuro.

    Pesiamo la questione capitale (questione capitale per la valutazione di quelli che la sostengono ovviamente): l’espulsione di Assad dal potere, secondo le precondizioni poste dalle opposizioni a Ginevra 2.

    Poniamo questo obiettivo su un piatto della bilancia e sull’altro mettiamo i costi per la popolazione conseguenti alla sua realizzazione. La cacciata di Assad con le armi della rivolta pesa più o meno di altri mesi, o anni, di morti e distruzioni? Cosa interessa di più alla gente di Siria: la scomparsa di Assad o riconquistare la serenità, la pace, la sicurezza, un regime più democratico e tollerante: rispettoso dei diritti fondamentali dei cittadini?

    Nessuno glielo ha chiesto. E questo è un fatto, non una illazione. 

    Anzi, per essere certi che nessuno sia tentato di chiederglielo, i cosiddetti "Amici della Siria" hanno già decretato ciò che è meglio per il popolo siriano designando loro, sostituendosi ad esso come fonte di legittimità, chi debbono essere i suoi "legittimi rappresentanti", rigettando dunque qualunque ipotesi di elezioni o di mediazione con Assad. 

    E’ lo schema, che ormai dovrebbe essere ben noto, già adottato in diversi altri contesti dagli stessi attori internazionali. In Libia, ad esempio, con i risultati che abbiamo sotto gli occhi.

    Il Regime di Assad invece insiste affinché sia il popolo siriano a scegliere da chi vuole essere governato. E quest’anno dovrebbero svolgersi in Siria le elezioni presidenziali secondo le norme stabilite dalla nuova Costituzione siriana promulgata nel 2012. Assad potrebbe essere cacciato per mezzo di un esercizio democratico del potere, e i siriani, credo per la prima volta, potrebbero assaporare la Democrazia esercitando il diritto di determinare il proprio governo.

    Questo né le opposizioni né gli "Amici della Siria" lo vogliono, dando vita in questo modo al gigantesco paradosso di sedicenti democratici che rifiutano la democrazia, a costo di sottoporre la Siria ad ulteriori distruzioni e lutti, e di asseriti tiranni che invece la difendono per evitare alla Siria altre sofferenze.

    Bisogna essere affetti da una stoltezza patologica per non accorgersi che la bilancia è truccata, che la posta per la partita che si sta giocando non è affatto l’interesse del popolo siriano, è tutt’altro. Oppure bisogna essere dotati di un cinismo e di una doppiezza diabolici per fingere di ignorarlo.

    Gli "Amici della Siria" sanno perfettamente di poter obbligare gli insorti a partecipare alle libere elezioni per il nuovo Presidente siriano, perché senza il loro supporto l’insurrezione avrebbe vita breve; sanno di avere tutti i mezzi a disposizione per obbligare il Regime siriano a garantire la correttezza delle consultazioni, anche ricorrendo al supporto di truppe sotto l’ombrello della legalità internazionale e con l’egida delle Nazioni Unite. 
    Lo sanno, ma fingono di non saperlo: hanno paura che il popolo siriano faccia scelte non compatibili con i loro fini. Anzi, ne sono certi: altrimenti avrebbero già acconsentito allo svolgimento delle elezioni.

    E pur di non lasciare nelle mani del popolo siriano il diritto di scegliere il proprio destino sono pronti a lasciare la Siria, e il suo popolo, nel carnaio che li sta distruggendo.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.43) 18 marzo 2014 21:22

    << Basterebbe che i paesi facenti parte della Nato smettessero di armare e finanziare migliaia di mercenari sauditu, yemeniti, libici, iraqeni ed afghani e la guerra in Siria e la guerra in Siria sarebbe finita. >>

    Non sarebbe nemmeno iniziata.

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