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Persio Flacco

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Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.76) 17 settembre 2014 09:30

    Lei dice che "ha perfettamente senso parlare di America Romana; vedere negli Stati Uniti, pur con tutte le loro contraddizioni ed i loro problemi, gli unici eredi rimasti dell’Europa classica."
    Temo che si sbagli di grosso.
    Forse gli Stati Uniti sarebbero potuti diventare quello che lei dice, se la loro Costituzione fosse rimasta ispiratrice e guida dei loro progetti e della loro azione. Ma così non è più, se mai lo è stato nei rapporti delle loro classi dirigenti col resto del mondo.

    Oggi gli USA sono una oligarchia plutocratica, e il loro è qualcosa di molto simile ad un impero in decadenza.

    I valori e i principi di cui lei parla sopravvivono, almeno in parte, solo nel popolo degli Stati Uniti: lo testimonia l’elezione di Barack Obama alla presidenza. Ma il potere democratico di Obama è stato sopraffatto dall’oligarchia che detiene il potere reale.

    E i valori e i principi di questa oligarchia, non temperati nemmeno in minima parte dai contenuti della Costituzione, sono di quelli che portano gli imperi alla decadenza.

    Infatti è quello che sta avvenendo.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.76) 16 settembre 2014 19:07

    Beh, allora è una stratosferica pippa anche eliminare i crimini di Nabucodonosor: distruttore del Tempio. 
    Immagino che le sue nefandezze, all’occorrenza, potrebbero giustificare moralmente il desiderio punire gli irakeni.

    La Memoria è una cosa buona se produce cose buone; non lo è se produce sofferenza e morte. Per come la usa lei la Memoria produce solo revanscismo.

    La guerra a volte è inevitabile, ma se durante o dopo la guerra non si lavora per la pace: che è la condizione alla quale hanno diritto le persone normali, allora si è dei guerrafondai.
    Da dopo il ’67 era possibile iniziare a lavorare per la pace. I sedicenti sionisti hanno preferito preparare altre guerre.

    Quanto alla potenza militare: è giusto attribuirgli tutto il valore che merita in caso di minacce reali; diventa un "mito" quando al venire meno, o al diminuire, delle minacce la potenza militare continua ad essere all’apice della considerazione sociale.

    Se la potenza militare cessa di essere socialmente considerata una costosa necessità e diventa invece una prestigiosa qualità del Paese, allora inevitabilmente svolge un ruolo fascistizzante per la società.

    Certo, poi uno si può raccontare che una organizzazione militarmente inetta come Hamas vuole distruggere Israele, convincersi che questo è possibile, concludere che ciò giustifica un potente esercito. Ma di favole se ne possono inventare tante.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.76) 16 settembre 2014 00:48

    Forse non ci rendiamo conto che da almeno mezzo secolo, far data convenzionalmente con l’occupazione del ’67, gli ebrei israeliani sono continuamente bombardati da una propaganda che strumentalizza antiche e nuove paure infisse nella loro memoria storica: la minaccia dell’annullamento, del pregiudizio antisemita, dello Sterminio.
    Che continuamente ricorda il ruolo di vittime predestinate per secoli ricoperto dalle comunità ebraiche in varie parti del mondo, per poter poi trasmutare col catalizzatore della conquistata potenza e indipendenza questa memoria in revanscismo, in rivendicazione di assoluta autonomia che non ammette limitazioni da parte dei vecchi persecutori.
    I giovani di oltre due generazioni di ebrei israeliani sono stati obbligati ad esercitarsi ad essere dominatori di un altro popolo, a restare indifferenti verso le ingiustizie e le sofferenze che gli venivano inflitte. Sono stati educati a coltivare il mito della potenza militare come unica vera difesa contro il ritorno alla soggezione e alla paura.
    La propaganda sionista ha infine raggiunto il risultato, cambiando profondamente la società israeliana e anche le comunità della diaspora. Hanno resistito molto a lungo, molto più di quanto avrebbe resistito qualsiasi altro popolo.

    Oggi non c’è da stupirsi se in Israele i refusenick vengano considerati dei traditori e fatti oggetto di stigma sociale, come avviene nei regimi fascisti.

    Qualcosa di analogo avviene anche in alcune comunità della diaspora, dove i pochi ebrei che esprimono contrarietà verso la condotta dei governi israeliani subiscono l’isolamento e l’ostracismo. Segno di una concezione totalitaria dello Stato, secondo la quale lo Stato e il suo governo sono la medesima cosa.

    Torna alla mente la profetica intervista di Amos Oz a Sharon del 1982. In quella era condensata sia la filosofia sionista sia i metodi che sarebbero stati usati "per far star dritti gli ebrei".

    Ma è anche colpa nostra, che li abbiamo lasciati in balia di una setta di fanatici.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.76) 15 settembre 2014 17:17

    Lei usa il vecchio e abusato espediente di buttarla in caciara con la logica da stadio, caro 181. 
    Questo le permette di rigettare le osservazioni scomode attribuendole alla faziosità della squadra avversaria ed evitando di misurarsi sul merito delle questioni.
    Io lo chiamo fascismo dialettico.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.76) 14 settembre 2014 22:49

    Barack Obama e io condividiamo in toto.

    Mi riferisco al primo Obama ovviamente, al presidente eletto dagli americani, non dalle lobbies, con un programma politico che conteneva la soluzione alle problematiche più importanti presenti nel suo articolo.

    Non lo dico per voltolarmi masochisticamente nella disillusione, lo dico perché credo sia importante individuare il più precisamente possibile i veri responsabili dei nostri guai.

    Dire che responsabili sono le classi dirigenti occidentali significa, ad esempio, dire che il presidente degli Stati Uniti non ne fa parte, visto che intendeva percorrere tutt’altra strada.

    Ecco, far uscire dall’ombra indistinta i veri responsabili, scansare i falsi bersagli dietro i quali si nascondono, è già una buona battaglia visto che la luce li distrugge.

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