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Persio Flacco

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Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.217) 27 ottobre 2014 19:11

    Premetto che ammiro e ringrazio, non retoricamente, SiriaLibano per le informazioni dettagliate che fornisce ai suoi lettori; informazioni che considero attendibili e veritiere.

    Molto sinteticamente: il punto centrale delle mie osservazioni critiche non è che SiriaLibano diffonde informazioni false, è che non fornisce TUTTE le informazioni che concorrono a formare il quadro della situazione. In questo senso ho definito falso il quadro proposto dall’articolo. Lo è perché omette alcuni dei fatti più rilevanti tra quelli che concorrono a determinare la tragedia siriana: le ingerenze straniere. Non solo degli USA ovviamente. 

    Come abbiamo visto in questo ultimo periodo la Turchia ha svolto il ruolo di levatrice e di balia nei confronti dell’ISIS, così come Arabia Saudita, Qatar e altri hanno contribuito ad allevare il mostro, semplicemente agendo sulla base del principio che chiunque combatta contro Assad ha diritto a transito libero, armi e pagnotta. E, palesemente, non per il nobile intento di offrire democrazia e libertà ai siriani ma per certe loro peculiari esigenze che prescindono di netto dall’interesse dei siriani.

    Non occorre essere un genio superinformato né per notare queste omissioni né per affermare con sicurezza che qualunque ricostruzione della crisi siriana ne sia affetta risulta fondamentalmente falsa.

    Quanto agli americani: non penso assolutamente che siano dei "cattivoni", lo sono eventualmente i decisori che elaborano la politica estera degli Stati Uniti quando decidono cambi di regime che costano centinaia di migliaia di vittime e distruzioni senza fine. Va riconosciuto anzi che i cittadini americani con l’elezione di Barack Obama hanno tentato di imprimere uno "stile" differente alla politica estera del loro Paese. Basti considerare con obiettività il programma politico del primo Obama per averne conferma. Ma è durato poco.

    Saluti.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.217) 27 ottobre 2014 00:49

    Il tentativo di rendere lineare il corso degli eventi che ha condotto la Siria ad un passo dal baratro è ammirevole per l’impegno che viene profuso. Lo schema che si vuole affermare è semplice: masse di cittadini costretti da decenni a vivere sotto un regime oppressivo manifestano pacificamente la loro aspirazione alla democrazia e il regime reprime nel sangue la loro ansia di libertà.

    Semplice, soprattutto ben comprensibile all’opinione pubblica occidentale, ma falso.

    La destabilizzazione della Siria è in un programma voluto da G.W. Bush (per meglio dire: voluto dai suoi consiglieri neocon) diventato esecutivo nel 2005, che prevede la costituzione di gruppi di oppositori al regime siriano, il loro addestramento, la fornitura di armi.
    Immediatamente dopo la prima repressione sanguinosa (qualcuno ha sparato sia alle forze dell’ordine sia ai manifestanti) si è costituito sotto la guida USA un gruppo di 89 paesi: gli Amici della Siria, che ha decretato l’illegittimità del regime e la legittimità degli insorti a rappresentare il popolo siriano.
    E’ stato istituito il solito Osservatorio per i Diritti Umani a Londra (una sorta di ufficio stampa destinato ad alimentare con le sue veline il circo mediatico occidentale) e il solito governo in esilio, questa volta in Turchia, composto da personaggi la cui caratteristica saliente è il gradimento del dipartimento di stato americano.

    Mi fermo qui, perché già questo è sufficiente a rompere il giocattolo mediatico di chi vorrebbe presentare il sanguinoso conflitto dal quale è sorto l’ISIS come una contrapposizione tra l’ansia di democrazia e di libertà dei siriani e la ferocia del regime che la nega.

    Non è così semplice. La partita vera è tra chi, non essendo siriano, vorrebbe dissolvere la Siria e chi vorrebbe invece conservarne l’integrità.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.217) 26 ottobre 2014 11:38

    Scrivi: "cambia il soggetto politico ma la solfa è sempre la stessa."
    Questo è il punto: da Berlusconi a Renzi, passando per Monti e Letta, è davvero cambiato il soggetto politico? Io non credo, e lo dimostra il fatto più evidente: Berlusconi e Renzi si tengono per mano, di fatto governano assieme, sono lo stesso soggetto politico.

    Ma ancora più importante delle conseguenze che questo comporta per l’Italia nel breve periodo è il fatto che la società tra Berlusconi e Renzi prefigura un possibile, anzi probabile, sbocco delle cosiddette "riforme" che il sindaco di Firenze e il padrino di Arcore stanno con impegno perseguendo con la protezione di Napolitano: il Bipartitismo come approdo finale del nuovo ordine in Italia.

    La società Renzi & Berlusconi sta lavorando alacremente e con grande decisione per inverare anche nel nostro Paese l’assetto istituzionale basato sul "Partito Unico Bifronte", cioé il bipartitismo, che è la migliore garanzia di stabilità per quei Poteri che considerano inaffidabile per i loro interessi la vera Democrazia.

    Se il tentativo avesse successo, se Renzi e Berlusconi diventassero in un prossimo futuro i capi dei due partiti tra i quali i cittadini elettori sarebbero costretti a scegliere nell’urna, cambierebbe qualcosa nella politica nazionale se vincesse o l’uno o l’altro? No, salvo per qualche aspetto marginale, e della Democrazia rimarrebbe solo l’apparenza. Tanto che è vero che se anche una infima minoranza dei cittadini si recasse a votare: cosa che sarebbe il plateale disconoscimento del sistema da parte del popolo sovrano, il Partito Unico Bifronte governerebbe ugualmente con pieni poteri, essendo rappresentante non dei cittadini bensì del Potere che lo sostiene.

    Ora mi si dirà che voglio a tutti i costi attaccare il M5S, che pure ho votato sperando che scardinasse questo progetto, ma è indubbio che se Renzi & Berlusconi ora possono perseguire la presa del potere da parte del Partito Unico Bifronte con qualche possibilità di successo lo devono al duo Grillo & Casaleggio, che gli ha semplificato il quadro politico congelando ogni opposizione in un limbo ininfluente.

    Tuttavia non è ancora sicuro che il colpo di stato vada a buon fine. Il successo della manifestazione della CGIL di ieri, svoltasi in contemporanea con la Leopolda, ha dimostrato che nel Paese ancora esistono forze progressiste di sinistra che intendono resistere e che continuano a difendere la democrazia.

    Renzi ostenterà indifferenza: lui e Berlusconi hanno in mano le leve del potere, la piazza, se rimane fuori dal Parlamento, non può ostacolare il progredire del loro progetto. Ma questo indica il punto debole della loro alleanza: il controllo totale del Parlamento, che è garantito solo se la piazza non ha rappresentanti, se quelli che si sentono tali rimangono irregimentati nella disciplina di partito.

    Ma cosa avverrebbe se qualcuno mostrasse abbastanza coraggio e lungimiranza da offrire una struttura politica e una rappresentanza parlamentare alla piazza che ieri si è manifestata a Roma con così grande forza?

    La scissione a sinistra del PD e la creazione di un polo di attrazione all’interno del Parlamento potrebbe essere la zeppa negli ingranaggi della macchina messa in piedi da Renzi, Berlusconi e Napolitano. 
    Cosa che avrebbe dovuto fare il M5S, secondo il mandato ricevuto dagli elettori e tradito da Grillo e Casaleggio.

    Per quanto questi signori disprezzino il Parlamento e lo considerino una palla al piede del Potere, hanno bisogno di avere il controllo ferreo della maggioranza per espletare le formalità di esecuzione del loro progetto antidemocratico.
    E qualunque iniziativa sia a destra che a sinistra riesca a privarli di questo controllo potrebbe farlo saltare.

    S troverà qualcuno con il coraggio, la capacità, l’onestà sufficienti per assumersi il compito di salvare la democrazia di questo Paese?

  • Di Persio Flacco (---.---.---.115) 8 ottobre 2014 10:57

    Personalmente il processo in atto lo faccio convenzionalmente iniziare dalla segreteria di Massimo D’Alema dell’allora PDS, nel 1994.
    D’alema, con Claudio Velardi e altri, iniziò il processo di costruzione del "partito leggero", antesignano del partito all’americana, e di distruzione del partito partecipativo di massa basato sulle organizzazioni degli iscritti e sul radicamento territoriale.
    Il sogno dalemiano era fare dell’Italia "Un Paese Normale" realizzando un sistema bipolare, all’americana appunto, nel quale due soli partiti omnicomprensivi di centrodestra e di centrosinistra si alternano al potere limitando la mobilitazione del partito all’organizzazione del consenso nelle occasioni elettorali e mantenendo la struttura in standby negli altri periodi.

    Lo scopo ultimo di questo assetto politico è quello di fornire al Capitalismo la infrastruttura istituzionale ad esso più congeniale, espellendo dal panorama politico e culturale della società qualunque visione alternativa o critica: sia a destra che a sinistra.

    E’ grazie a D’Alema se oggi un uomo di destra come Matteo Renzi può guidare un partito nominalmente di centrosinistra come il PD e lavorare per espellere dal suo corpo gli ultimi residui di antagonismo ideologico al Capitalismo.

    In questa prospettiva il calo di iscritti al PD non solo non è un dato negativo, al contrario: è la conferma positiva della buona riuscita del progetto prima dalemiano e ora renziano.

    La distruzione della cultura della sinistra, che dalle lotte contadine e operaie del secolo scorso ha formato la coscienza di classe dei lavoratori e fatto maturare gli strumenti critici per l’analisi dei meccanismi del sistema di produzione capitalistico, si può dire ormai completata.

    Per questo Renzi non si preoccupa affatto di eventuali scissioni a sinistra che, anzi, probabilmente desidera come completamento definitivo di una transizione avviata vent’anni fa.

    Bisognerebbe dirlo a Crozza quando, riferendosi a Renzi, sarcasticamente si chiede: "Ma come ha fatto questo qua a diventare capo del PD?". Semplice: gli hanno fatto tutto lo spazio necessario.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.115) 8 ottobre 2014 01:05

    << Razzista è chi dà ampie dimostrazioni di esserlo; >>

    Ampie dimostrazioni che lei non ha dato, perché non ce ne sono.

    << come lei che pensa che non sia un atto antisemita attaccare una sinagoga. >>

    Non lo è se la sinagoga è stata trasformata in ambasciata israeliana o in circolo sionista. Può arrivare perfino lei a capire questa banalità, se volesse. Ma bastava leggere.

    << Del resto le cose che LEI ha scritto sono chiare e chiunque le può leggere. Indiscutibilimente frasi che rivelano una mentalità antisemita. >>

    A questo punto, se non vuole passare da cialtrone, è bene che me lo dimostri.

    << Per il resto provi ogni tanto a pensare che l’angoscia non è affatto la lente migliore per leggere una qualsiasi realtà. >>

    Dipende dal soggetto. A me l’angoscia non piace, e questo mi stimola a cercarne razionalmente la causa per rimuoverla.

    << Cosa che ha dimostrato, commentando altri articoli, come quando ha sostanzialmente appoggiato l’idea complottista sull’attentato alle Twin Towers >>

    E avrei fatto questo dichiarando che non essendo io in grado di dimostrare né l’ipotesi dell’autoattentato né l’altra, essendo quindi "agnostico" riguardo all’11/9, non potevo respingere la testimonianza della Bertè?

    Che ha bevuto stasera, metanolo al vino?

    << o quella idiozia da mentecatti secondo la quale il Califfo dell’Isis sarebbe un agente del Mossad; cosa che nemmeno un bambino prenderebbe per buona, ma che lei ritiene plausibile.>>

    Non uso gli stessi criteri di un bambino per valutare certe ipotesi. Ad esempio non respingo a priori certi indizi. Come fa lei.

    << Queste fantasticherie sono probabilmente la causa delle sue angosce. Si prenda un maalox; è l’unico consiglio che posso darle.>>

    Si tenga il consiglio. Ma in qualche modo i suoi sconclusionati insulti mi hanno fatto riflettere.

    Vede, io "nasco" come fan sfegatato di Israele. Una roba alla Deborah Fait per intenderci. E stavo bene: nessuna angoscia. Anzi: la faziosità senza compromessi con la quale trattavo ogni questione che riguardasse Israele mi dava la carica. Avevo sempre ragione, in ogni discussione. Potevo sfogarmi incazzandomi su ogni critica da chiunque e comunque fatta.

    Poi, pian piano, ho iniziato ad avere difficoltà a giustificare certe cose. Ed è iniziata l’angoscia, che dura ormai da circa 40 anni.

    Dunque la capisco perfettamente, sa? Lei sta come un porcello nel brago, perché dovrebbe abbandonare questo stato di grazia? Basta non spingere lo sguardo oltre certi limiti, basta sapersi giustificare in modo acconcio, basta non addentrarsi troppo nella comprensione delle cose, e si può continuare a godere della rassicurante certezza che gli altri sbagliano perché sono antisemiti.

    Beh, le dico una cosa: se contribuire, poco o tanto, alla distruzione di Israele significa volere il male degli ebrei, e se questo è essere antisemita, lei è senza dubbio antisemita.

    Ma lo è non sulla base di sconclusionate illazioni come le sue, bensì in base ad un preciso e verificabile processo logico.

    Magari un giorno di questi glielo espongo.

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