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Medioriente: vincitori e vinti (compreso Odifreddi)

Dell’ultima tornata di guerra tra Hamas e Israele abbiamo visto e letto in abbondanza.

Adesso si spera che le acque tornino calme, almeno per un po’, e possiamo cercare di ragionare su quello che è successo, su chi ha tratto vantaggi e chi al contrario ne è uscito sconfitto, su come è cambiato l’assetto complessivo della regione, su cosa ci si prospetta in futuro. Mentre si seppelliscono i morti e si rimuovono le macerie.

Una mia valutazione (analisi sarebbe un termine un po’ eccessivo) l’ho già buttata giù nel precedente articolo "grazie alla nuova guerra di Gaza, il vero vincitore sembra essere proprio Hamas".

Un articolo che deve molto alle riflessioni di Ugo Tramballi, giornalista di esperienza, mai tenero con Israele (con la destra israeliana per essere più esatti). Ma non schierato ideologicamente e acriticamente nel campo filopalestinese. Oggi anche Lorenzo Cremonesi sul Corriere sembra d'accordo con questa interpretazione.

Credo di poter ripetere che Hamas è stato il vincitore - politico, non certo militare, la questione non si pone - di quest’ultimo scontro. Perché è uscito da quella sacca di invisibilità che non dipende dalla chiusura della Striscia, ma dall’isolamento e dal disinteresse internazionale in cui erano finiti nell’ultimo anno sia Hamas che l’intero problema palestinese.

Ora, a prezzo di morti e distruzioni, sia Hamas che la Palestina sono di nuovo balzate al centro del palcoscenico mondiale, con gli occhi di tutti calamitati dalle immagini drammatiche che si sono susseguite per giorni. Occhi del mondo arabo, occhi della diplomazia americana ed europea, occhi dell’ONU. E questa è la vittoria di Hamas: passare dall’oscurità alla piena luce era esattamente quello di cui aveva assoluto bisogno, quello che cercava quando ha improvvisamente innalzato il livello dello scontro ai primi di novembre.

Di sicuro non ha perso Netanyahu, anche se una fascia di israeliani parecchio risoluti (le dichiarazioni del figlio di Sharon avrebbero fatto impallidire perfino suo padre) avrebbe voluto l’azione di terra a sfondare la Striscia da capo a fondo. Ma era una minoranza; la grande maggioranza della popolazione di Israele era ed è rimasta contraria a infilarsi in una situazione pericolosa e dalle scarse vie d’uscita. La destra al governo ha comunque dimostrato che può sopportare una certa “attività” missilistica da Gaza, 800 colpi dall’inizio dell’anno alla fine di ottobre, reagendo con azioni 'mirate', ma quando decide che è l’ora di finirla - o che “c'è un tornaconto” nel farla finita - agisce con estrema determinazione. È quello che la gente voleva e il governo l’ha accontentata.

Ora, con lo sguardo un po’ più truce e la postura ancor più truculenta il leader del Likud può avviarsi con assoluta serenità verso le elezioni anticipate (non a caso). Avrebbe forse voluto attaccare l’Iran, subito prima delle elezioni americane, ma qualcuno a Gerusalemme o a Washington ha tirato bruscamente le redini e la cosa è sfumata. Adesso ha avuto la rissa che cercava, anche se nella versione “minore”. Ma può bastare.

I due bellicosi belligeranti possono entrambi cantare vittoria, ognuno nella sua lingua, ognuno rivolto al suo parterre di spettatori ed invitati, ognuno mostrando i muscoli e ognuno piangendo solennemente le proprie vittime.

Conseguentemente i perdenti sono facilmente individuabili: sono i due schieramenti ‘moderati’ - o le colombe, se preferite - di qua e di là del confine. Abu Mazen e Fatah (anche se l’attentato terroristico sul bus di Tel Aviv - un po’ strano nelle sue modalità, senza morti e senza attentatore suicida - è stato rivendicato dalle Brigate di al-Aqsa, il braccio militare di Fatah), rimasti con il cerino politico ormai spento fra le dita: nessuno al mondo prenderà più sul serio la sua richiesta all’ONU di accettare la Palestina come membro osservatore a meno che non sia proprio Netanyahu a ridargli, con un colpo a sorpresa, valenza e visibilità politica. Ma sarebbe azione troppo intelligente per poterci credere.

E come non annoverare fra i perdenti quegli ambiti residuali della sinistra pacifista israeliana, rappresentati giornalisticamente da Haaretz e da qualche scrittore amato in Europa, tipo Grossman (ma non Yehoshua che si è rotto le scatole dei missili di Hamas) che portano avanti coraggiosamente, ma con poche speranze, la proposta dei due stati, dello stop alla colonizzazione e allo smantellamento dei check-point, cioè una politica di apertura che sia reale apertura di credito. Dare credito ai palestinesi oggi durerebbe lo spazio e la consistenza della scia di un razzo sparato contro Sderot: niente. Ed è meglio non pensare a che cosa può portare la sconfitta della sinistra per la democrazia israeliana in un arco di tempo un po’ più lungo del domani o dopodomani.

E c'è, si direbbe, un terzo perdente su tutta la linea del vicino oriente. Si chiama Iran ed è rimasto a guardare, un po' stranito, forse un po' orgoglioso, i "suoi" missili volare veloci da Gaza fino a Gerusalemme e Tel Aviv. Sognando un ritorno in grande stile alla testa dell'intero mondo islamico, ma rendendosi conto che gli "arabi" lo stavano inesorabilmente soppiantando nel cuore dei palestinesi. Può darsi che per riprendere il suo ruolo di primadonna dia una mossa a Hezbollah, ma vista la traballante situazione siriana dovrà ripensare tutta la sua strategia.

C’è poi un ultimo perdente, in Italia questa volta; e sembra di passare dalla grande tragedia alla farsa, ma vale la pena perderci un minuto.

Un matematico di fama, uomo di successo e di spettacolo, noto per le sarcastiche tirate antiecclesiastiche e anticattoliche, chiacchierone e a modo suo apprezzabile - avete capito che parlo di Piergiorgio Odifreddi - aveva un blog sul sito di Repubblica e si è visto cancellare improvvisamente un post violentemente antiisraeliano.

Di polemiche contro lo stato di Israele è strapieno il mondo, sia quello fisico che quello virtuale, in questi giorni, ma lui ha voluto dimostrare scientificamente, “matematicamente” che gli israeliani si comportano esattamente come i nazisti.

Ha preso i dati delle Fosse Ardeatine (10 fucilati per ognuno dei 32 soldati tedeschi morti nell’attentato di via Rasella, più qualcun altro per un errore di calcolo) e ha confrontato il rapporto azione/reazione con quello dell’operazione Piombo Fuso su Gaza: 1400 morti palestinesi contro 15 israeliani. Il rapporto è, dice, di cento a uno, dieci volte maggiore di quello applicato dai nazisti a Roma. Conclusione: gli israeliani sono “dieci volte peggio dei nazisti”.

Naturalmente non c’è bisogno di essere un matematico per capire che è una roboante scempiaggine. Se prendi come parametro le Fosse Ardeatine avrai questo risultato, ma basta cambiare parametro e avrai risultati ben diversi. Prendiamo per esempio il ghetto di Varsavia. Gli ebrei che furono deportati nel ghetto furono circa 380.000. La maggior parte fu poi trasferita nei campi di sterminio. I rimanenti 40.000 circa decisero di resistere. Di questi 13.000 furono uccisi durante la rivolta, gli altri finirono nei campi. I nazisti da parte loro accusarono 16 (sedici) morti.

Il rapporto mi pare che viaggi verso i 1000 a uno, se consideriamo solo i morti durante i combattimenti. Perché fosse confermato che gli israeliani si comportano dieci volte peggio dei nazisti, i morti palestinesi di Piombo Fuso avrebbero dovuto essere 15mila. Come la mettiamo ora con lo stupido paragone “matematico” del grande matematico?

Vogliamo cambiare parametro? Un anno fa due giovani palestinesi entrarono nottetempo nella casa di una famiglia di coloni a Itamar nei Territori e sgozzarono gli occupanti nel sonno: padre, madre, un bambino di 11 anni, uno di tre e una bambina di tre mesi. Sgozzati; e i bambini, per come la vedo io, non sono mai dei coloni. Sono solo bambini e basta. Totale morti israeliani 5; totale morti palestinesi zero. Che rapporto è ? E se adesso usando questo paradigma ci scrivo un articolo e lo titolo “i palestinesi sono peggio dei nazisti”?

Sarebbe meglio che Odifreddi lasciasse stare la politica internazionale e tornasse a sfottere i preti, che gli riesce meglio. A cadere negli eccessi del "rigoroso calcolo matematico" si rischia di perdere il senso della realtà e anche un po’ il senso del ridicolo.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.16) 22 novembre 2012 20:24

    Il conteggio che lei fa é giusto: effettivamente tra il livello di malvagitá dei nazisti e quello di Israele non c’é competizione. Bisogna ammettere peró che Israele ci sta provando con, per ora, incoraggianti successi.

    Nicolai

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 22 novembre 2012 21:07
    Fabio Della Pergola

    La ringrazio Nicolai, per l’apprezzamento.
    Quanto alla malvagità non ho alcun dubbio che essa sia ampiamente diffusa. Basta pensare che fra i maggiori critici di Israele possiamo annoverare la Turchia (40.000 curdi ammazzati), la Siria (40.000 morti in meno di un anno), il Libano (150.000 morti in 15 anni di guerra civile) e poi la Giordania con il Settembre Nero antipalestinese, l’Iraq di Saddam con i curdi, senza dimenticare l’Iran con la repressione brutale delle opposizioni marxista prima e democratica poi. E senza dimenticare l’oppressione del mondo femminile (130-140 milioni di donne hanno subìto mutilazioni genitali e appartengono al 90% al mondo musulmano).

    Infine, è vero, c’è anche la malvagità israeliana, come darle torto ?
    Non lo voglio certo negare, ma converrà con me che - nonostante gli incoraggianti successi che anche lei gli riconosce - ci vorrà ancora del tempo prima che possa raggiungere i livelli di eccellenza del mondo islamico. Con un po’ di buona volontà, forse, ci arriveranno.

    Nel frattempo colgo l’occasione per ribadire un concetto evidentemente ignorato da Odifreddi. I nazisti eliminavano gli ebrei in quanto tali. Gli israeliani combattono - con malvagità - per il possesso di un territorio. Se si riesce a riflettere su questa differenza forse, forse, si capirà meglio la disarmante idiozia di paragonare israeliani e nazisti.

  • Di paolo (---.---.---.8) 23 novembre 2012 09:00

    Caro Fabio ,non direi proprio stupido paragone . Quello di Odifreddi ,piaccia o non piaccia ,è perfettamente calzante .
    La questione non è se esiste una giustificazione ,in questo caso la ritorsione verso presunte o reali azioni palestinesi ,la questione è il metodo di ritorsione adottato , ammesso e non concesso che israele abbia ragione e non torto ,visto che ha chiuso Gaza in una enclave come i nazisti a Varsavia.

    Se tu me ne ammazzi uno e io rado al suolo un intero quartiere con dentro donne e bambini ,come la vuoi chiamare ? legittima difesa ?
    Ha perfettamente ragione Odifreddi il metodo , la sproporzione e la assoluta mancanza di scrupoli ,religiosi ancor prima che civili , configura Israele come uno stato nazista .E non sarei neanche cosi’ sicuro come te che non ci sia anche dell’odio razziale ,basta sentire cosa dicono certi esponenti del Likud .

    Poi ,il giudizio politico è un’altra cosa . Che gli arabi siano mossi da fanatismo religioso è indiscutibile ,cosi’ come nel caso di Israele nella sua componente più estremista(Netanyahu), ma sta di fatto che Israele non ha mai rispettato una risoluzione dell’ONU che una e per molto meno l’IRAK è stato bombardato .

    Quindi nessuna disarmante idiozia nel paragone e guarda che i nazisti eliminavano gli ebrei mossi soprattutto da interessi economici ,dal momento che le lobby finanziarie ebraiche ( per lo più nate dall’usura) stavano diventando sempre più potenti anche in Germania ed erano diventate concorrenti di potere del partito nazista.Questa è la storia .
    Quindi calma e gesso.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 23 novembre 2012 10:33
    Fabio Della Pergola

    Caro Paolo,

    che Israele abbia chiuso Gaza come i nazisti fecero con il ghetto di Varsavia è, appunto, l’esempio calzante di come si s-ragioni su questo conflitto. A Varsavia non c’era un valico di Rafah le cui chiavi erano in mano altrui. A Gaza sì e qualcuno se ne accorge solo ora che Morsi ha deciso di aprire (saltuariamente ?) quella porta. Che Israele tratti Gaza come un’entità ostile mi sembra logico, perché Hamas è dichiaratamente ostile a Israele. Ma quale ostilità avevano gli ebrei verso i tedeschi ? Come si può sostenere il paragone Gaza-Varsavia, se non per pura ideologia ?

    L’uso sproporzionato della forza di cui Israele spesso si è effettivamente macchiato e di cui è sempre e comunque accusato non mi pare che risponda alla metodologia della decimazione, nemmeno vagamente, se non - appunto - facendo i calcoli “matematici” alla Odifreddi che ho criticato nell’articolo. Allora si potrebbe ribaltare l’accusa - cosa che non voglio fare perché non credo sia corretta - e parlare di azione "nazista" anche per tutta la lunga prassi degli attentati suicidi contro i civili israeliani: anche in quel caso si procedeva ad una decimazione a caso su un bus o in un bar o discoteca eccetera. Contro civili, non contro militari: quindi... nazismo ?
    C’è un lungo conflitto in corso e ci muoiono molti civili. Ma la spietata decimazione nazista era altra cosa. Nell’ultima dozzina di anni ci sono stati 6000 caduti palestinesi (di cui parecchie centinaia uccisi da altri palestinesi) e un migliaio di israeliani. Non mi pare che siano i numeri di una repressione "nazista", non scherziamo. Altrimenti che dovremmo dire dei turchi, dei siriani eccetera che ho menzionato nell’altro commento ?

    Né la repressione israeliana è in alcun modo paragonabile, mi pare, alla prassi nazista di passare per le armi o gasare una popolazione solo perché di etnia (o "razza" se preferisci) diversa dalla propria. Questo caratterizzava il nazismo. Che poi nella destra israeliana ci possa essere del razzismo non lo escludo affatto; c’è in Italia, figuriamo in un paese in guerra da sessant’anni. Ma non dimentichiamoci che il capo della polizia stradale israeliana è un arabo musulmano; che nella Corte Suprema c’è un giudice druso e uno arabo cristiano. Che ci sono parlamentari arabi e giornali arabi e così via. I nazisti "concedevano" questo agli ebrei ? (e nei paesi islamici ?)

    Quanto all’eliminazione degli ebrei "per motivi economici" (le famose ’lobby’ di usurai: ma ti rendi conto di quello che scrivi ?!) ecco un’altra perla di sconsideratezza storica: lo sterminio sistematico è iniziato nel 40-41 con le fucilazioni di massa sul fronte russo e la soluzione finale è decisione presa nel gennaio ’42. L’eliminazione degli ebrei è iniziata DOPO che tutte le proprietà economiche ebraiche, mobili ed immobili, erano state requisite e passate in mani ’ariane’ già da anni. Gli ebrei venivano sterminati in quanto ebrei, non in quanto possessori di capitali. La finalità ‘economica’ dello sterminio è una sciocchezza che solo qualche storico marxista ha sostenuto, quando tutto si spiegava con l’economia, ma ormai abbondantemente rifiutata a favore di un più onesto "non si sa perché".

    Quindi Paolo, calma, gesso e anche un po’ più di rigore storico quando si parla di “nazismo”, perché non è un termine che si può usare a casaccio come semplice sinonimo di ‘violento’. Si accusi pure Israele di tutto quello che si vuole, ma finiamola con questa scempiaggine dei paragoni tirati per i capelli... con rigore "matematico".

  • Di paolo (---.---.---.8) 23 novembre 2012 14:15

    La finalità non era economica però è stato l’elemento scatenante che poi si è tramutato in odio razziale . Il fatto che avessero sequestrato tutti i beni non significa che secondo i nazisti la pericolosità sociale degli ebrei fosse finita .Il nazismo non poteva ammettere poteri che sfuggivano al loro controllo.

    Poi è chiaro che la scala dimensionale di quello che è successo è totalmente diversa , Israele non è una potenza economico militare come era la Germania di Hitler e il contesto mondiale è totalmente diverso .Oggi sarebbe impensabile uno sterminio di quel genere , ma tieni presente che soltanto una ventina di anni fa l’Europa ha conosciuto le stragi dei balcani .
    Ti faccio notare che il figlio di Shaaron ,notizia di qualche giorno fa ,aveva suggerito l’ipotesi di radere al suolo Gaza . Se la questione palestinese non si risolve o prima o poi ci arriviamo .

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 23 novembre 2012 16:55
    Fabio Della Pergola

    Non tutti gli storici sarebbero d’accordo con te sulle finalità che citi. L’odio razziale precedeva e di gran lunga le motivazioni economiche. E ’pericolosità sociale’ o ’poteri’ sono definizioni che necessitano di interpretazione; detti così dicono tutto e niente.

    So bene che la scala dimensionale è diversa (anche se gli arsenali nucleari rendono difficili i paragoni tra potenza militare di allora e potenza militare attuale), ma sono le motivazioni di fondo che fanno la differenza tra l’azione nazista e l’azione israeliana, non è questione dimensionale (e insisto che Odifreddi ha detto un’enorme stupidaggine). Un conflitto territoriale, per quanto violento, non è MAI equiparabile in alcun modo ad uno sterminio su base razziale, anche se, al limite, fa più morti. Confondere i due piani è falsificazione storica; anche se il figlio di Sharon che ho citato nell’articolo - forse non te ne sei accorto - delira completamente, il suo delirio non cambia la realtà.

    Che poi il conflitto possa degenerare anche più di ora, può essere. Le tensioni con l’Iran vanno ben al di là del problema palestinese, proprio perché impostato su termini religiosi - "il piccolo Satana" - non territoriali. E se il conflitto prende questa piega (anche fra i coloni israeliani, sia chiaro) diventa davvero risolvibile solo con la distruzione di uno dei due contendenti.
    Per questo le parole sono importanti: parlare di ’nazismo’ significa far scivolare il conflitto da logiche territoriali - quindi "terminabili" prima o poi - verso logiche ’razziali’ o ’religiose’ che per definizione non hanno fine se non con la morte dell’altro.

  • Di paolo (---.---.---.8) 24 novembre 2012 12:16

    La discussione è interessante .Potrà sembrarti riduttivo ma da che mondo è mondo le due spinte che inducono gli uomini a compiere i misfatti peggiori sono :sesso e potere ,non necessariamente in questo ordine e il potere ,quasi sempre ,presuppone anche sesso o controllo sessuale.

    Nel corso della storia dell’umanità sono stati elaborati sostanzialmente due strumenti per assecondare gli obiettivi di cui sopra : la religione e l’odio razziale ( sarebbe più giusto dire etnico ) .Entrambi consentono (almeno nei paesi confessionali come purtroppo per molti aspetti anche anche il nostro) l’esercizio del potere .Il primo facendo leva sulla superstizione e la paura della morte (istinto non eliminabile) ,il secondo come processo di esclusione o di selezione ,una sorta di corporativismo etnico. Fenomeno ,questo secondo ,presente anche nella nostra società (vedi Lega) . Il passaggio successivo è caricare il tutto di significato politico (cosi’ è nato il nazional socialismo di Hitler ,pur con le dovute differenze la Lega ,ma anche movimenti democratici come la nostra democrazia cristiana ).

    Insomma gratta gratta ,sotto scopri sempre le stesse finalità ,che sia controllo di un territorio ,predazione economica o controllo sessuale , il fine è sempre quello e ,purtroppo , il fine giustifica ,quasi sempre ,i mezzi .Poi le differenze sono nella ferocia che distingue le culture e le società .
    Ergo ,siccome ho lo stesso difetto logico di partenza di Odifreddi ,valutando le finalità ed il metodo adottati da Israele ,seppur in proporzioni infinitamente diverse ,la conclusione è che Israele usi metodi nazisti .
    E guarda che lo scivolamento verso logiche razziali e religiose nel conflitto Israelo-arabo palestinese è già avvenuto da un pezzo ,anzi ormai è il solo elemento in gioco.
    A breve assisteremo , a meno di una presa di posizione decisa della comunità internazionale che finora ha difeso solo le ragioni di Israele (USA in primis), ad una escaletion in tutta l’area medio orientale .

    Sempre in tema , e poi chiudo ,ti faccio notare che anche il conflitto in Iraq voluto da Bush ,era sostenuto unicamente da motivazioni economiche e religiose . Il terrorismo e "le armi di distruzione di massa " sono state una scusa.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 24 novembre 2012 14:01
    Fabio Della Pergola

    Concordo sul fatto che la discussione sia interessante, ma aggiungo che i commenti a un post sono un po’ troppo ristretti per una questione del genere.

    Ritengo che la motivazione prima del razzismo abbia radici inconsce più profonde che non la motivazione religiosa - che è già più ’adulta’ - e tantomeno economica che è semplicemente utilitaristica. Oltretutto le religioni non sono tutte uguali fra loro (a questo proposito ti segnalo un altro mio articolo in cui accenno qualcosa di simile: http://www.agoravox.it/Un-pensiero-... ).

    Sulle modalità operative di Israele abbiamo interpretazioni diverse e pazienza, non pretendevo di convincere nessuno. Faccio solo notare che raramente - per dire mai - si usa il termine ’nazista’ riferendosi alle stragi perpetuate da paesi islamici o storicamente dai sovietici, mentre lo si usa ampiamente riferendosi agli americani e agli israeliani. Con particolare gusto per questi ultimi per via della sottile ambiguità insita nel rapporto vittime-carnefici che si vuole interpretare nel comportamento israeliano (fanno ai palestinesi quello che hanno subìto dai tedeschi). Psicologismo un po’ raffazzonato che prende il posto del più convincente "dopo quello che hanno subìto da venti secoli fino allo sterminio...mo’ basta".

    Quanto alla deriva religiosa del conflitto, che indubbiamente è già cominciata, confesso che è la cosa che più mi preoccupa. Più per il mondo islamico che per quello ebraico, per via della presenza di una società laica che potrebbe farsi sentire. Nel mondo islamico invece, come si vede dall’andamento delle "primavere", questo è di là da venire.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 24 novembre 2012 20:59
    Fabio Della Pergola

    Aggiungo, dal Corriere, qualche affermazione di Sergio Romano che, si sa bene, non è mai tenero, nemmeno per sbaglio, con Israele: "...la questione palestinese era afflitta da una sorta di morbosa sonnolenza. È probabile che i razzi delle Brigate Al Qassam volessero per l’appunto rompere il sonno e rimettere i problemi della Palestina all’ordine del giorno. L’ala militare di Hamas e Jihad islamica sapevano che i missili iraniani non avrebbero intaccato la forza militare israeliana. Ma si proponevano altri obiettivi. Davano per scontato che Benjamin Netanyahu, alla vigilia di nuove elezioni, avrebbe reagito e che la reazione avrebbe provocato vittime molto più numerose a Gaza di quante i loro razzi potessero provocarne nel campo israeliano. Speravano che il divario fra il numero dei morti avrebbe suscitato, come in occasione di «Piombo fuso» (...), l’indignazione di una buona parte della società internazionale (...) Non so se dietro i razzi vi sia una strategia di più lungo respiro. Ma il primo obiettivo - mettere tutti in grande imbarazzo - è stato raggiunto".

    Le trovate qui, alla data del 20 novembre: http://www.corriere.it/lettere-al-c...

    La domanda è: a chi si deve l’ultima guerra di Gaza ? chi ne porta davvero la responsabilità ? In altri termini: chi ha attaccato chi ?

  • Di paolo (---.---.---.239) 27 novembre 2012 18:57

    Concordo in pieno con Sergio Romano ,il problema non è chi comincia per primo ,che nella situazione attuale è cosa priva di significato ,ma chi ha interesse a non finire (la guerra) .
    E qui , mettendo in fila gli avvenimenti degli ultimi venti anni e anche dopo la morte di Arafat ,sono straconvinto che sia Israele ad avere questo interesse . E le ragioni possono essere sostanzialmente legate al fatto che tenendo l’intera area medio orientale in tensione sanno di poter contare sui finanziamenti USA e su quelli delle ricche lobby ebraiche sparse nel pianeta . Poi c’è anche quella di mantenere una posizione preminente negli equilibri geopolitici non solo nell’area medio orientale ma a livello globale .Il perchè è molto semplice ,Israele è il cane da guardia dell’Occidente nella complessa partita tra mondo arabo e interessi economici occidentali legati al petrolio .Un Israele forte e minaccioso significa arabi incapaci di creare una leadership politica unica e soprattutto un deterrente militare nei confronti dell’Iran e della Siria (oggi manca all’appello l’Iraq) .Insomma un po’ la stessa rendita di posizione di cui abbiamo goduto noi quando c’era la guerra fredda e il mondo era diviso in due blocchi .Poi è caduto il muro di Berlino è cominciata la distensione e noi non contiamo più una mazza e quel che è peggio neppure vicino alle porte di casa nostra .Lo dimostra quanto è avvenuto in Libia .
    chiudo -ciao

  • Di (---.---.---.93) 28 novembre 2012 00:09

    Tutto questo avrebbe un senso se la direzione fosse stata di aggressione israeliana verso l’esterno come è accaduto una sola volta, nel ’56 a suez. Purtroppo la storia racconta invece che il problema dell’esistenza di israele è stato affrontato con un’unico punto di vista: la sua sparizione. Che sia giusto o sbagliato non mi interessa. Quello che interessa è che così come questo processo si è avviato, con il rifiuto della risoluzione dell’ONU del 48, così è stato portato avanti nei decenni a seguire. In questa logica ha un senso quello che dice Romano: riacutizzare la tensione, non finire la guerra. Perché con un processo di pace reale quello che si perderebbe è il Grande Nemico contro il quale si mobilitano da un secolo le masse arabe e islamiche, il Piccolo Satana che serve come catalizzatore di ogni malcontento popolare.

    In altri termini tu parli di una politica estera gestita unicamente dall’occidente (USA in particolare) usando Israele, io ritengo che anche i paesi arabi (Egitto in testa, ma anche i sauditi e altri) fanno una politica estera molto intensa e articolata. Di tutto questo non c’è mezza parola nel tuo commento: i paesi arabi non gestiscono la loro politica sfruttando la crisi palestinese ? non ti sembra poco credibile ?

    Chiuderei anch’io. Un saluto FDP

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