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 Home page > Tribuna Libera > Family Day, quella piazza gremita. Cronaca da una città di provincia

Family Day, quella piazza gremita. Cronaca da una città di provincia

Che siano 400mila o un milione il Family day tenutosi a Roma, impone una riflessione. Basterà una legge per tutelare gay, lesbiche, trans e bisessuali? Riflessioni dalla provincia di Napoli.

 

Ne parlano tutti, sui forum, sui social gli amici mandano messaggi chiedendo se è vero. Se è vero che Roma in occasione del Family Day fosse davvero così gremita.Tra chi propone boicottaggio di siti di informazione che si sono schierati a favore della famiglia tradizionale.

Chi posta inviti per il Il Mediterranean Pride che si terrà a Napoli l'11 luglio, come risposta alla precedente manifestazione indignandosi per frasi sessiste e omofobe. Anche se non sono iscritta a nessuna associazione, o partito mi sento parte integrante di una comunità quella LGBT di cui vado fiera e che difendo anche senza tessera.

Lo faccio nella quotidianità, non vergognandomi del mio orientamento sessuale o della mia identità di genere, aiutando per quello che posso le persone che mi chiedono consiglio o aiuto. O semplicemente amici che hanno bisogno di una spalla su cui piangere.

Nonostante questo, e spero mi perdoneranno i/le presidenti/esse delle varie associazioni se la mia opinione dovesse risultare un po fuori dal coro.

La manifestazione tenutasi nei giorni scorsi a Roma preoccupa e deve preoccupare ma non solo per gli slogan sessisti o omofobi, ma per i movimenti che sono nati in questi anni o mesi contro i diritti degli omosessuali, lesbiche, trans FTM ed MTF e per la grande adesione delle persone. Perché quella piazza gremita da un segnale, che per quanto possa non piacere non possiamo ignorare.

Qualcosa si è rotto e le persone che hanno inondato Roma sono il sintomo di una crisi che è nata proprio nella comunità LGBT e dalle ''politiche'' promosse da chi non conosce quelle che sono le nostre esigenze e si limita a proporre o tentare di fare leggi non perché motivato o perché sia consapevole del problema ma perché è l' Europa che lo chiede.

Pensare che governare un paese sia come dirigere un gregge dove basta mettere dei paletti affinché quel gregge segua la direzione voluta, commette un grave errore andrà anche bene ma per le pecore.

Ma l'Italia non è un gregge e sopratutto non è l'Europa.

L'applicazione meccanica di un modello (quello tedesco nel nostro caso), è un boomerang che colpisce la comunità e chi stando su una poltrona senza vivere la quotidianità che ogni giorno viviamo e troppo spesso subiamo, pensa che basti scrivere qualcosa su un foglio per risolvere il problema e per mettersi al passo con i tempi.

Un provvedimento, una legge per essere approvata e applicata, non ha bisogno solo di numeri ha bisogno di terreno fertile che in questi anni è mancato alle associazioni e alle scuole che insieme avrebbero dovuto spianare la strada, alla conquista di quelli che sono diritti naturali:

  • Il diritto di non essere discriminati
  • Il diritto alla sanità
  • Il diritto all'identità di genere
  • Il diritto all'amore
  • Il diritto di avere una legge che ci difenda, da eventuali soprusi.
  • Il diritto di esistere

Perché la realtà con cui mi contronto ogni giorno, quella di persone che vivono lontano dalle grandi città è disarmante. Quello che vedo è gente spaventata, che crede che l'acquisizione dei nostri diritti comporti per qualche strano meccanismo la perdita dei ''loro'' diritto. Come se ci fosse un noi o un loro. Che possono solo scontrarsi.

Dimenticando però che il diritto è di tutti. Etero, trans, cisgender, bambini, bambine, disoccupati, cassintegrati, extracomunitari, malati ,comunità minoritarie e chi più ne ha ne metta. Il diritto anche di non essere d'accordo, il diritto di dire no, il diritto di difendere un ideale.

Siamo sulla stessa barca, vedi? Io vivo come vivi tu, con una differenza tu puoi andare in giro mano nella mano con la tua compagna o il tuo compagno.

Io posso farlo, e lo faccio ma vorrei non avere su di me quegli sguardi indignati.

Tu puoi vestirti come vuoi. Anche io posso, ma devo superare le risatine di chi ironizza sulla mia identità di genere(nel migliore dei casi).

Possiamo fare tutto, ma nelle nostre case dirai tu. Nelle nostre case, peccato che molti di noi da quelle case vengono spesso cacciati, perché strani. O nel migliore dei casi si finge di non sentire le frecciatine dei genitori, dei familiari o dei vicini che quando vengono a prenderti gli amici con la scusa di pulire il balcone si affacciano per vedere con chi sei.

L'approvazione di un decreto, metterà la legge anche al mio servizio, ma non mi salverà dall'idea che tu ti sei fatto/a su di me.

Le idee si cambiano, solo attraverso la conoscenza, il confronto, la cultura, che non è altro che una lente di ingrandimento o un binocolo per vedere quello che circonda che sia vicino o lontano.

Non pretendo che tu cambi idea, e non ti darò dell'omofobo se dovessi dirmi che per la tua religione, tradizione e cultura il mio orientamento sessuale o la mia identità di genere non ti ''disturba'' (anche se non dovrebbe a prescindere), ma ti infastidice che io possa sposarmi con una donna e passeggiare per strada mano nella mano, oppure presentarmi con un nome maschile anche se non ho un filo di barba, anche se il mio seno è nascosto da una benda.

E ho il diritto di indignarmi se qualcuno scrive che dall'unione di due uomini può nascere solo sterco e da quella di due donne un film porno. Perché che io sia trans o lesbica non cambia la sostanza, sono esattamente come te, e come te ho il diritto di vivermi serenamente.

 

Foto: Elena Gatti/Flickrhttps://www.flickr.com/photos/madely87/9182042404/

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