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 Home page > Tribuna Libera > Processo Cosentino-Eco4, le accuse del pentito Piccolo

Processo Cosentino-Eco4, le accuse del pentito Piccolo

Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia sugli equilibri e i ruoli all'interno della fazione Schiavone del clan dei Casalesi rese durante l’udienza del procedimento in corso a Santa Maria Capua Vetere che vede imputato l’ex sottosegretario all’Economia per concorso esterno in associazione mafiosa. L'Eco4 era la società che si occupava della gestione rifiuti.

Ci sono momenti in cui le dichiarazioni di Raffaele Piccolo, collaboratore di giustizia, collegato in video conferenza da un sito protetto, chiamato in qualità di teste dall'Accusa, sono chiare. Come quando afferma: "Ho visto Cosentino con Nicola Panaro, Nicola Schiavone, Peppe Misso e pure con Vincenzo Schiavone Copertone". La collocazione temporale è abbastanza precisa: "Incontri di mezz’ora – afferma – era nel 2003". Dichiara, quando il Pm Alessandro Milita formula domande puntuali, circostanze precise: "In due occasioni Nicola Cosentino lo vidi parlare con Nicola Schiavone". Ma, poi, nell’insieme, l’esame del collaboratore di giustizia Piccolo risulta abbastanza vago. Piccolo si pentì nel 2009, dopo cento giorni di carcere. E’ colui che attirò nella trappola mortale Papa, Minutolo e Buonanno, della fazione Bidognetti. Era l'8 maggio 2009.

Raffaele Piccolo riporta situazioni riferendosi al fratello dell’ex sottosegretario all’Economia. Risponde, per esempio, quando gli viene chiesto se, in quegli anni, conosceva Cosentino: "Sì. Abito a un chilometro, conosco Giovanni Cosentino. Per vent’anni ho abitato vicino, a Casale".

Nel febbraio 2004 Piccolo fu arrestato e rimase in carcere fino al 7 luglio del 2008. Era stipendiato dal clan casalese, fazione Schiavone, lo dichiara egli stesso in aula. Poi, uscito dal carcere, fu sottoposto al regime di sorveglianza a Trentola Ducenta e, qui, il suo ruolo nel clan continuò. Conosce l’ordine gerarchico e lo racconta in aula: "Dal 2007 in poi il capo era Nicola Schiavone" e aggiunge che Nicola Panaro, cugino del boss storico Francesco Schiavone, detto Sandokan, ricopriva un ruolo importante. (Panaro è entrato di recente in un programma di protezione).

Nel periodo del soggiorno a Trentola Ducenta, Giuseppe Setola era latitante e, secondo Piccolo, in base a quanto gli disse Panaro, i rapporti con la famiglia Schiavone "erano buoni ma bisognava sempre tenerlo al guinzaglio". Era a Trentola, Piccolo, sorvegliato speciale, ma questo, lo dice in aula, non gli impedì di recarsi ad Aversa e a Casale.

E’ seduto di spalle, il cappellino in testa e bisogna ascoltarlo bene per capire. Il suo è lo slang tipico aversano: sciorina nomi, soprannomi, circostanze, tipi di auto. Li ripete più volte. Poi, il discorso, vira sugli assegni. Quelli che venivano pagati dagli imprenditori taglieggiati a Natale, Pasqua e Ferragosto. Coloro che tiravano fuori cifre più consistenti, tra i 7.500 euro e i 10.500 euro, capitava che dessero assegni postdatati. "Li prendevamo e li portavamo a Nicola Panaro". La conversione avveniva attraverso il gioco d’azzardo o in altro modo: "Altrimenti Panaro indicava dove andare, dove avevano liquidità". Ed è a questo punto che viene fuori il nome di Giovanni Cosentino, fratello di Nicola.

Tra il 2003 e il 2004, il collaboratore di giustizia Raffaele Piccolo, in compagnia di Vincenzo Schiavone, detto Copertone (deceduto nell’ottobre 2011), riferisce di essersi recato in due occasioni in una strada privata vicino la casa della famiglia Cosentino a Casale per cambiare assegni frutto di estorsioni: "Ci andai con Vincenzo Copertone, in una stradina privata dell’abitazione di Cosentino, della famiglia di O’Americano. Panaro diceva vicino a Copertone, vai da O’Americano e fatti cambiare questi assegni". Il giorno successivo, secondo il suo racconto, ricorda che Giovanni Cosentino consegnava i soldi contanti. Il suo, però, è un racconto de relato. In realtà Piccolo, a seguito delle domande del presidente, riferisce sempre di circostanze che gli sono state riferite. La presunta consegna Giovanni Cosentino non l’avrebbe fatta direttamente a Piccolo ma a Vincenzo Schiavone Copertone.

Altre imprecisioni nascono dall'uso del soprannome “O'Americano” sia per Nicola, sia per Giovanni Cosentino. Sul punto la Difesa si è più volte opposta quando l’accusa ha formulato domande precise per stabilire chi s’indicasse con il soprannome. "Di chi si parlava, di Nicola o di Giovanni?" chiede il Pm in riferimento a colui che avrebbe dovuto cambiare gli assegni. "Non lo so questo – è la risposta -. Lasciavamo gli assegni e il giorno dopo Copertone li prendeva. Il punto di riferimento era la famiglia Cosentino. Noi eravamo solo emissari".

Piccolo dovrà affrontare il controesame degli avvocati della difesa, Agostino De Caro e Stefano Montone.

Finora il processo Eco4, che vede imputato Nicola Cosentino per concorso esterno in associazione mafiosa dinanzi alla prima sezione penale, collegio C del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, attualmente ristretto nel carcere di Terni, è arrivato a oltre ottanta udienze, 5.500 verbali stenografici e 58 volumi di trascrizione.

Agli atti, da ieri, in virtù di un accordo acquisitivo, ci saranno un’informativa della Tenenza della Guardia di finanza di Mondragone, del luglio 2010, ed una, del novembre 2009, contenente l’elenco delle intercettazioni.

In quell’anno, il 2009, ci fu, in giugno, un doppio appuntamento elettorale in Campania: le Provinciali, si votò per Napoli, Salerno e Avellino, e le Europee. Il Centrodestra strappò le tre province al Centrosinistra. Al Parlamento europeo il Pdl si affermò nella circoscrizione Sud.

L’anno successivo, alle elezioni regionali, il Centrodestra, con Caldoro, prevalse sul Centrosinistra, con De Luca. La campagna elettorale, si ricorderà, fu anticipata dalla vicenda dei dossier su Caldoro che coinvolse Cosentino.

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