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Racconti del Bush

Boia che caldo, fa veramente un fottuto caldo e il sole è sopra di me come una lampada alogena da 10.000 wat, mi frigge il collo e le braccia e se mi tocco i capelli mi li sento scottare. 

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Costa rocciosa di Zanzibar

Questo succede quando hai la malsana idea di passare dal punto A al punto B non seguendo la strada ma tagliando direttamente per la Shamba, ovviamente pensando di fare prima! 
L’idea di tagliare per il bush mi è venuta perché ricordo perfettamente la mappa di Zanzibar e quello è un promontorio e ragionando di logica ho pensato che avrei fatto in fretta a tagliarlo in linea retta. 

Per di più questa è una zona dell’isola con poco campo e il cellulare mica prende ovviamente. 
Sono idee stupide già se sei in una zona che conosci, ma sono completamente folli se sei in una zona che conosci poco e per di più in Africa, l’Africa non è la vecchia Europa. L’africa non ha il CAi che ti viene a cercare e tantomeno l’Elisoccorso se ti fai male, qua sono cazzi tuoi e i cazzi tuoi sono sempre dietro l’angolo. 

I cazzi tuoi hanno diverse forme qua in Africa e anche se Zanzibar è un’isola non manca la sua bella dose di insidie, in tutte le forme e in tutte le salse, ad esempio, mai avventurarsi nel bush con le ciabatte e i pantaloncini corti, le pietre di corallo tagliano come rasoi e per di più sono molto propense a fare infezione. 

I serpenti sono pochi Zanzibar e poche specie sono velenose, ma un loro morso è abbastanza tossico da farti venire febbre e una gamba grossa come quella di un elefante e farti patire le pene dell’inferno, ho pure scoperto che questi bastardi striscianti saltano e pure lontano, perciò non è detto che se la serpe si trova a tre metri da voi sia innocua, se si sente minacciato si carica come una molla e poi vi balza addosso mordendovi. 

Le piante hanno spine lunghe che solo le capre riescono a mangiare e molte sono irritanti, non orticanti ma irritanti, cioè vi sporcate con la loro linfa spaccando le foglie mentre passate e non avete prurito immediato ma dopo un po' di tempo sentite scottare la parte lesa e la vedete gonfiarsi, a livello botanico Zanzibar è un paradiso ma anche un inferno in alcuni sensi. 

Nel frattempo il sole continua a picchiare implacabile e voi maledite quel momento che avete deciso di prendere una scorciatoia, vi sentite un po' come nel film “non ci resta che piangere”, con la sola differenza che fa un caldo boia, la lingua inizia a allapparsi e un sorso d’acqua è solo quello che volete. 

Sentite il rumore di un camion in lontananza e pensate che la strada sia vicina, ma alla fine mica la vedete, metro dopo metro, bestemmia dopo bestemmia vi inoltrate sempre più verso quella che credete sia la direzione giusta, nel frattempo una delle infradito ha pensato bene di mollarvi e dunque un po' nella merda ci siete veramente, già era difficile camminare sul corallo con due ciabatte da spiaggia, pensate con una sola che nonostante riuscite a ripararla si rompe ogni due passi. 

Vi sedete per prendere fiato sotto un cespuglio, facendo un bel po' di baccano per allontanare eventuali serpenti, e dopo tre minuti di riposo sentite pungere una gamba, guardate e vedete che avete sottovalutato qualche cosa di più piccolo ma ugualmente pericoloso, le formiche rosse, quelle bastarde mi avevano invaso la gamba e stavano provando a piantare le loro mandibole nei miei polpacci, cazzo non c’è un attimo di tregua. 

Ti alzi bestemmiando e ti scrolli quelle stronze di dosso e prosegui, anche se ogni dieci metri ti rendi conto dal dolore che qualcuna di loro ha scroccato un passaggio e vuole usarti per farsi l’aperitivo. 

Poi frugando in tasca prendi il cellulare e per abitudine gli dai un’occhiata e ti rendi conto che lì magicamente prende, grandeeeee! Apri Google maps e vedi dove ti trovi, scopri che a 300 metri da te in direzione est c’è il mare mentre la strada è moltoooooo più lontana, stavi andando palesemente nella direzione opposta, questo succede quando camini a zig-zag tra i cespugli, alla fine perdi la direzione che ti eri prefisso, ovviamente scelgo la strada più corta, parto in direzione est e seguo il puntino, arrivo al mare che è in bassa marea, dunque l’idea di buttartici dentro per un bagno ristoratore nemmeno a pensarci, ma porca boia scopro anche che sono su una scogliera e di scenderla non ci penso minimamente quelle pareti sono dei rasoi e un passo sbagliato vorrebbe dire aprirsi come un caco maturo che rotola su dei cocci di vetro, comunque vedo in lontananza dei makuti e deduco che lì ovviamente c’è un hotel. 

Inizio a seguire la scogliera dall’alto e dopo una buona mezzora esco dalla boscaglia proprio dove inizia il terreno dell’hotel, i massai guardano con sospetto chiedendosi palesemente da dove cazzo arrivi, io vedo i loro sguardi e rispondo “Matatizo“, loro fanno segno ok e mi fanno passare. 

Arrivo al bar sulla spiaggia e so benissimo che l’immagine che do di me ai turisti e ai dipendenti del resort non è mica tanto bella, sembro appena sfuggito a una flagellazione medioevale, le gambe e le braccia sono un graffio unico e in alcuni punti ho rivoli di sangue coagulato e i capelli arruffati che mi fanno sembrare una sorta di Cristo redentore appena risorto. 

Chiedo una birra che appena arriva evapora nella mia gola, ce ne vorranno altre tre per placare l’arsura più una bottiglia di acqua da un litro e mezzo. 

Vado alla reception. saluto il manager e poi esco dal cancello per tornare a casa, ad oggi sembra impossibile che abbia passato delle ore in un pezzo di terra di poco più di 2 chilometri quadrati, eppure sembravano infiniti e senza tempo. 

Mi sono ripromesso di non fare più quella cazzata ma comunque non garantisco che non ne faccia altre più o meno simili, la vita è così, spesso le decisioni che prendi ti portano dove non vorresti mai essere, ma tutto è esperienza, l’importante è poterla poi raccontare. 
 
Enzo Santambrogio 
“Sangue e passione in paradiso “ 
6 gradi sotto l’Equatore 
Zanzibar Tanzania 
Africa 

 

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