Dobbiamo tenerci ancora il vecchio ‘ferribotto’?
Sono anni, anni ed anni che si parla del Ponte sullo Stretto di Messina, ma a tutt’oggi per superare quel tratto di mare che divide la penisola dalla Sicilia bisogna prendere l’aereo oppure farsi traghettare dal ‘ferribotto’!
Ma stavolta con la destra al governo il Ponte sembrava cosa fatta e invece proprio dal ministero dell’Ambiente, ovvero dalla carne della propria carne, è arrivata l’ennesima mazzata al vice premier Matteo Salvini con ben 239 richieste di integrazione dei documenti presentati, una mole enorme di scartoffie che lascia presagire tempi lunghi che protrarranno la realizzazione dell’opera alle calende greche.
Insomma, una richiesta di integrazione pesante, che allunga i tempi e rende al momento impossibile valutare il progetto definitivo prodotto dalle società coinvolte.
Altro che “cantieri aperti in estate” per il Ponte di Messina, come annunciato da Matteo Salvini: le società proponenti – Stretto di Messina e il consorzio Eurolink (capitanato da Webuild) – dovranno integrare la documentazione presentata per la procedura di valutazione di impatto ambientale.
Insomma, la solita storia all’italiana: tante chiacchiere e zero fatti, anche quando quei fatti dovrebbero essere di pubblica utilità e nell’interesse degli italiani!
Ma questa è l’Italietta eternamente divisa in bianchi e neri, guelfi e ghibellini, destri e sinistri, con chi rema da una parte e chi nel verso opposto, con l’attuale governo che è stato eletto da quegli italiani che lo hanno votato perchè tenesse fede a tre promesse fondamentali: riduzione degli sbarchi di migranti, riforma delle pensioni e realizzazione del Ponte sullo Stretto.
Nessuno di questi tre obiettivi è stato ancora centrato dal governo Meloni e i suoi elettori iniziano a storcere il naso!
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