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Persio Flacco

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Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.189) 4 marzo 2019 20:48

    Non si esce dalla contrapposizione *ideologica* se non si prova a ragionare laicamente su certe problematiche.

    Consideriamo un fatto reale: una parte della cittadinanza esprime disagio, apprensione, e anche paura, per le condizioni che si trova a vivere in certi contesti. Si tratta di espressioni di disagio e di paura che precedono il successo di certe forze politiche, che anzi lo determinano.

    A fronte di questo:

    1. una parte politico ideologica tende ad orientare il disagio rappresentandolo come conseguenza delle caratteristiche "razziali" di certi "ospiti" non integrati;
    2. una parte tende a rappresentare il disagio come espressione di pregiudizi razziali o, nel caso migliore, come rozzezza di pensiero, e dunque a negarlo alla radice. 

    Se vogliamo entrambe le posizioni puzzano di pregiudizio e di razzismo, compresa la seconda. E continuando di questo passo entrambe le parti preparano il terreno per la maturazione di un vero razzismo ideologico.

    I fenomeni di disagio manifestati da certe parti della popolazione circa gli effetti di una immigrazione non governata con saggezza sono diffusi in tutta Europa, non solo in Italia, lo sono anche presso tradizioni culturali notoriamente aperte e tolleranti. Non tenere conto di questo rivela un pregiudizio ideologico del secondo tipo.

    Se ne è reso conto il governo Gentiloni che, con Minniti, aveva iniziato a prendere qualche provvedimento per rassicurare l’opinione pubblica e dimostrare ascolto verso certe sue istanze, ostacolato in questo da ministri dello stesso governo. Ricorderà che Minniti minacciò di dimettersi se altri ministri (in particolare il cattolico Delrio) non avessero smesso di agire in senso contrario a quello deciso collegialmente.

    In sintesi: continuare a rimpallarsi accuse a base di sovranismo, razzismo, pupulismo, elitismo radical chic, integralismo papalino, non fa che ignorare la sostanza del problema e polarizzare lo scontro attorno a valori assoluti che un laico dovrebbe rifiutare per principio.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.189) 28 febbraio 2019 19:29

    Per nostra fortuna anche questa materia può essere trattata laicamente, senza la costrizione di leggi divine indiscutibili e imperative. Le leggi umane, compresi i trattati internazionali, le fanno gli uomini per le loro necessità, per cui di esse si può sempre discutere. Almeno così dovrebbe essere, anche se a volte, quando si tirano in ballo "valori" e "principi", sembra che i precetti divini cacciati dalla porta rientrino dalla finestra.

    E dunque, parlando di immigrazione, sarebbe opportuno ascoltare le persone, il loro disagio e le loro paure. Possibilmente quelle reali, non quelle dovute a suggestioni propagandistiche.

    Disagi e paure che non è lecito respingere con sdegno perché leggi, trattati, valori, principi, affermano che sono illegali e indegne.

    Se si assume questa prospettiva laica si deve constatare che le problematiche connesse alla questione migratoria hanno un prima, un dopo e un dove. Prima erano marginali, poi hanno acquistato rilevanza. Prima erano limitate a certi distretti sociali e ideologici e poi si sono estese fino a comprendere tutta l’Europa. Segno sicuro che vi è stata una saturazione delle potenzialità di accoglienza. E questo è un fatto reale al quale, a mio parere, non si può rispondere citando articoli e richiamando valori e principi. Anche per evitare, molto pragmaticamente, che questi siano distrutti piuttosto che aggiornati.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.189) 22 febbraio 2019 21:33

    Affermare che l’antisionismo è una forma di antisemitismo implica l’affermazione che il sionismo è componente dell’identità ebraica. Così che l’avversione alla ideologia sionista deve essere interpretata come avversione verso l’identità ebraica, cioè come antisemitismo.

    A porre con forza questa equivalenza non sono gli antisemiti, come sarebbe logico pensare, sono i sionisti.

    Il motivo per cui sarebbe logico pensare che solo un antisemita può essere autore di questa equivalenza è semplice: chi altri, se non un antisemita, potrebbe attribuire ad un ebreo, in quanto ebreo, l’adesione alla ideologia sionista? Come se, da quando nasce, un ebreo dovesse essere considerato un membro della banda Stern, o un seguace di Jobotinsky o, più modestamente, di Netanyahu.

    E invece gli autori di questa affermazione intrinsecamente antisemita sono gli stessi sionisti. E anche il motivo di questo è facilmente comprensibile. 

    Come si farebbe altrimenti a nullificare il disgusto che suscita in alcune persone il blocco di Gaza, che va avanti da 12 anni, con quasi due milioni di persone costrette in un recinto dove nascere, vivere, morire, sopravvivendo della carità internazionale (di quella a cui è concesso il passaggio ovviamente)? Lo si definisce frutto antisemitismo, e il gioco è fatto.

    Tutto sommato stupisce che relativamente poche persone tra i gentili cadano nella trappola, che distinguano sionismo da ebraismo. Non così, mi pare, l’assoluta maggioranza degli ebrei che intervengono sulle tribune mediatiche, che abbracciano e fanno propria senza troppi patemi una affermazione antisemita.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.226) 15 febbraio 2019 20:06

    Lei scrive: "Abbiate pazienza: se ti faccio credere che ti assisto ed invece ti “obbligo” a fare qualsiasi cosa pur di non perdere l’assistenza, non è più assistenza."

    Infatti l’obiettivo del RdC è limitare al massimo il momento dell’assistenza propriamente detta, che è fumo negli occhi per l’INPS di Boeri, per le opposizioni tutte, per la Commissione Europea, per i padroni dei giornaloni nazionali e internazionali, per gli economisti "competenti". Per tutti questi i "meno adatti" è bene che rimangano in miseria, sia per essere invogliati ad accettare un lavoro a qualunque prezzo sia come monito per chi un lavoro ce l’ha: che sappia quale potrebbe diventare il suo stato se ha troppi grilli in capo.

    Si può fare di più e di meglio, ma il fatto che finora in Italia non vi stato nulla di meglio testimonia la difficoltà a far accettare soluzioni più eque ed efficaci. A volte la scelta politica è tra il bene possibile e il meglio impossibile.

    Personalmente diffido da chi rifiuta il bene (che non c’era) per il meglio (che non è fattibile).

    E’ poi evidente che il RdC non crea il tipo di occupazione che deriverebbe da investimenti pubblici mirati o da sostegno alle imprese. Quello che realisticamente ci si può aspettare è che venga facilitato l’incontro tra offerta e richiesta di lavoro, che il pur modesto afflusso di risorse finanziarie si traduca in stimolo per il territorio quanto alle piccole imprese commerciali, artigianali, di servizi. Soprattutto, lo ripeto, il RdC è il segno concreto che lo Stato è presente e vicino ai meno fortunati.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.226) 14 febbraio 2019 18:10

    Reddito di base e reddito universale individuale non tengono conto del modello economico nel quale siamo immersi e nel quale siamo obbligati a rimanere. Un modello che salterebbe in aria se tutti avessero un lavoro dignitoso e un reddito decente, per il semplice fatto che considera merce anche il lavoro il cui valore deve seguire le regole del mercato.

    Insomma, già oggi i proponenti del reddito di cittadinanza vengono crocifissi quotidianamente da mass media, professorini e professoroni, economisti e politici, perché premierebbe i pelandroni da divano e gli "esosi" che pretenderebbero una retribuzione superiore a 780 euro invece di contentarsi di somme inferiori pur di lavorare. Se lo immagina quali lamenti e accuse si leverebbero al cielo se qualcuno prendesse l’iniziativa che propongono le due associazioni che ha citato?

    Le quali, alla fine e in sostanza, si associano al coro dei detrattori "perché si poteva fare di più e meglio". Che è un modo come un altro per tentare di sabotare il provvedimento, di certo non per la possibilità di ottenere ciò che chiedono: non credo siano così ingenue.

    Il Reddito di Cittadinanza sta facendo saltare i nervi a molti, e molti sperano che fallisca o che la sua attuazione venga fermata: da qualche Autorità nazionale o comunitaria, o dalla mancanza di fondi per sopravvenuta crisi economica, o dalle difficoltà attuative, che sono molte.

    Io spero invece che abbia successo, che i disoccupati, magari di una certa età, non vengano lasciati soli nella ricerca di reimpiego, che abbiano il minimo per vivere, che i giovani siano stimolati ad uscire di casa e imparino a orientarsi per poter crescere e valorizzarsi. Sarebbe comunque il segno che lo Stato tende la mano ai suoi concittadini meno fortunati, che li aiuta a rialzarsi, che non li abbandona. Questo è ciò che serve a questo Paese che sta cadendo nella depressione. E non solo in quella economica.

    Voglio aggiungere una considerazione di ordine personale. Mi è capitato più volte, ordinando una pizza a casa, che si presentasse un "fattorino" coi capelli bianchi! Ho visto con i miei occhi movimentare merci pesanti a persone anziane, persone che sicuramente hanno superato i sessanta anni! Questo è per me il segno di un degrado inaccettabile, al quale non voglio più assistere.

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