Il ministro Passera si è dimesso da ad di Intesa, ma ne detiene ancora oltre otto milioni di azioni; ed è socio di un'università privata di Roma legata all'Opus Dei che ha ricevuto una montagna di soldi pubblici e di una clinica privata convenzionata coinvolta in un'inchiesta per peculato. Gran parte dei ministri del governo Monti hanno lavorato per grandi banche, organizzazioni e aziende che hanno a che fare con concessionari pubblici, o ne sono soci. Una rete di affari e interessi che non ha risparmiato le attenzioni delle procure.
Giurava che non si sarebbe mai messo a fare politica, chiamava «spazzatura» le voci che davano per imminente la sua discesa in campo. «Guidando questa banca faccio il lavoro più bello del mondo, e ritengo che facendo così posso influenzare positivamente la società», diceva Corrado Passera, poco più di un anno fa, al Financial Times. Mercoledì pomeriggio, invece, giurava nelle mani di Napolitano come ministro del Governo tecnico di Mario Monti, che lo ha voluto a capo di un super-ministero che, da solo, riunisce le deleghe allo sviluppo economico, alle infrastrutture e ai trasporti. La sua nomina ha sollevato subito polemiche per via della carica di amministratore delegato del gruppo Intesa-Sanpaolo che Passera ha ricoperto fino alla scorsa settimana. Il conflitto d’interessi infatti è plurimo: Intesa-Sanpaolo è azionista di Rcs Mediagroup, l’editore del Corriere della Sera (Passera è stato nel cda di Rcs fino al 2009), e detiene quasi il nove per cento della cordata, messa in piedi dallo stesso Passera, che ha rilevato Alitalia nel 2008, il 12 per cento della holding che controlla Telecom, e, tramite una società del gruppo, il 20 per cento della Ntv, la società ferroviaria di Montezemolo e Della Valle che dovrà competere con Trenitalia e che già oggi è in lotta con l’ad delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, per le tariffe dei pedaggi ferroviari.
Meno recenti gli incarichi del ministro Passera nei Cda di altre grandi aziende italiane, dalle Poste alla Cir, passando per Finmeccanica, la Banca di Trento e Bolzano, Olivetti e diverse società editoriali, tra cui La Repubblica S.p.A. e il Gruppo Editoriale L’Espresso.
«La cosa che mi è pesata di più, lasciare la banca non è facile dopo dieci anni», ha detto mercoledì, dopo essersi dimesso dal Cda di Intesa. Nessuna notizia invece sulla cessione delle sue quote azionarie: oltre otto milioni e mezzo di azioni di Intesa-Sanpaolo per un valore complessivo di 10,5 milioni di euro, e svariate altre partecipazioni in cui si celano altri conflitti d'interessi, finora passati inosservati. Passera, infatti, oltre a essere socio di un albergo e di diverse società immobiliari ed editoriali, possiede anche azioni per oltre 56mila euro di Campus Bio-Medico S.p.A., una società per azioni con sede a Milano che controlla l'omonima università privata di Roma, con annesso policlinico, nata nel 1993 per volontà dell'Opus Dei. Per anni il Campus ha svolto le sue attività in strutture prese in affitto dall'American Hospital di Roma. La sede definitiva, «75 ettari di terreno, immersa nel verde» a Trigoria, appena fuori città, è stata inaugurata il 14 marzo 2008 alla presenza del Segretario di Stato Vaticano, Tarcisio Bertone, dell'allora Presidente della Regione Piero Marrazzo, Gianni Letta, l'ex direttore della sala stampa del Vaticano Navarro-Valls e Javier Echevarría, il vescovo spagnolo a capo dell'Opus Dei. Tre mesi e mezzo dopo, il primo luglio, la Regione Lazio accordava alla struttura finanziamenti pubblici per 71 milioni di euro: 61 per l'attività del policlinico, 10 per la didattica e la ricerca. Anche il ministero dell'Istruzione, nel 2009, ha finanziato il Campus con quasi 470mila euro. E i risultati si vedono: nella relazione che il Policlinico ha presentato agli azionisti di Campus Bio-Medico S.p.A. si legge che nel primo trimestre del 2010 il margine operativo lordo del Università Campus Bio-Medico di Roma aveva superato i sette milioni e mezzo di euro. Il Campus, inoltre, riceve i finanziamenti del 5 per mille dei contribuenti che decidono di destinarglielo perché rimane un istituto di ricerca senza scopo di lucro. Anche se è controllato da una società per azioni che per statuto nomina da quattro a sei consiglieri nel cda dell'Univeristà.
Nel sito dell'Opus Dei si legge che il Campus è una «opera apostolica della Prelatura dell’Opus Dei» che «ha l’ambizione di finalizzare il sapere scientifico alla promozione della dignità della persona in un ambiente in cui i rapporti interpersonali sono ispirati dal criterio della carità e del servizio». Per compiere la sua opera apostolica, il Campus ha partecipato a un bando della Regione Lazio per finanziare «l'innovazione e il trasferimento tecnologico alle PMI laziali». La Regione ha ritenuto ammissibile la domanda, e ha finanziato il Campus con altri 610mila euro, di cui 95.185 euro per «organizzazione di eventi promozionali», 47mila euro per «missioni e viaggi», 91.906 euro per «effettuare analisi di mercato». Affinché la Regione potesse emanare il bando che ha permesso al Campus di ottenere questi finanziamenti è stata indispensabile la determina del ministero dello Sviluppo Economico, lo stesso che ora dirige Corrado Passera e che è responsabile di tutti gli adempimenti per la gestione del "Fondo per lo sviluppo economico, la ricerca e l'innovazione" finalizzato a erogare quegli stanziamenti.
Tra i possedimenti finanziari di Passera c'è anche una quota di oltre il dieci per cento della Day Hospital International S.p.A., una società che controlla l'omonima clinica privata di Aosta: una struttura sanitaria privata convenzionata con la sanità regionale che ha beneficiato di rimborsi pubblici per 700mila euro l'anno. L'anno scorso la clinica è stata oggetto di un'indagine della Digos di Aosta, la cosiddetta inchiesta Bisturi, per truffa, evasione fiscale, smaltimento illecito di rifiuti speciali (sangue, ernie e appendici), assenteismo e peculato: secondo l'accusa la clinica avrebbe utilizzato, per gli interventi privatistici, strumenti, protesi, camici e medicinali di proprietà pubblica, pagati dal sistema sanitario e utilizzati a fini privati. Il 28 settembre scorso Alberto Morelli, ex amministratore della clinica (il suo mandato è scaduto a giugno del 2010), ha scelto di patteggiare la pena per lo smaltimento illecito di rifiuti, mentre per l'accusa di peculato è andato a processo con rito abbreviato. La Usl si è costituita parte civile, ma la Digos ha mosso accuse anche all'azienda sanitaria, contestandole di non aver vigilato abbastanza. Secondo il consulente inviato dal ministero della Salute, la convenzione con la clinica di cui Passera è socio avrebbe dovuto seguire a una gara di appalto europea, che però non c'è stata.
La storia del neo-ministro dello Sviluppo Economico, che è anche responsabile dell'amministrazione del settore delle telecomunicazioni, si è incrociata più volte con quella di Silvio Berlusconi. I due sono "nemici" di vecchia data. Passera fu uno dei manager di De Benedetti che sostituì in Mondadori quelli di Berlusconi quando, nel 1990, il Cavaliere perse il lodo arbitrale con la Cir per l'acquisto della casa editrice. Due anni dopo, nell'occasione di un convegno, Passera denunciò con durezza «l’esistenza di una concorrenzialità gravemente minacciata dalla posizione dominante della Fininvest» che «controlla quasi il 40 per cento del fatturato pubblicitario complessivo nazionale». Risposta di Berlusconi: «Passera legge troppi fumetti». Negli ultimi anni, però, a parte qualche sfogo polemico contro Tremonti per via dell'aumento del carico fiscale sulle banche, ha avuto occasione di farsi perdonare: Intesa-Sanpaolo ha concesso a beneficio di Fininvest un plafond di credito che negli anni è arrivato a due miliardi e trecento milioni di euro, allargato di altri 400 milioni dopo la condanna di Fininvest a risarcire 564 milioni di euro a De Benedetti per il danno conseguente alla corruzione giudiziaria che riportò Mondadori nelle mani di Berlusconi.
Tra i pochi nemici che sembra essersi fatto Corrado Passera c'è Giovanni Consorte, al quale si mise di traverso nella scalata alla Bnl. «Il dottor Passera me l'ha cacciato nel culo», ricorda Consorte al telefono con toni poco teneri al senatore del Pd Nicola Latorre.
Il nuovo ministro dello Sviluppo Economico non è immune neanche alle indagini giudiziarie: è stato indagato per due crack finanziari, Fiornini e Cirio, e per false comunicazioni sociali nell’indagine su Olivetti della Procura di Ivrea, e ne è sempre uscito indenne.
Ma non è l’unico ministro del Governo Monti ad avere avuto problemi con la Giustizia. A fargli compagnia c’è Corrado Clini, ministro dell’Ambiente. Basta sfogliare a ritroso il suo lungo curriculum istituzionale per vedere che di ambiente e rifiuti si è sempre occupato, sin dagli anni '80. Nel 1996 diede il via libera all'inceneritore di Verbania, che riteneva un impianto «pilota», escludendo la necessità di un'autorizzazione preventiva dello Stato. L'azienda che lo aveva realizzato si chiama Thermoselect, che è anche il nome dell'avveniristica tecnologia di gassificazione che l'impianto avrebbe dovuto usare. Ma per quell'impianto i vertici della Thermoselect finirono sotto processo per lo sversamento di cianuro nei torrenti vicini alla struttura, e vennero condannati dalla Cassazione per difformità autorizzative dell'impianto. Che oltre a inquinare, scoppiava. Era talmente insicuro che esplose persino durante un'ispezione dei vigili del fuoco e della Usl. Corrado Clini, già allora direttore generale del ministero dell'Ambiente, venne indagato per quell'autorizzazione "facile" e poi archiviato dopo che il suo avvocato, Carlo Taormina, futuro deputato forzista, riuscì a ottenere il trasferimento del procedimento a Roma. Oggi Clini, autore di articoli per diverse testate contro il cosiddetto "ecocatastrofismo", è uno dei più convinti oppositori del protocollo di Kyoto. E viene segnalato, come hanno riportato Vittorio Malagutti e Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano, come "senior fellow" sul sito dell'Istituto Bruno Leoni, un centro di ricerca di ispirazione «liberista, individualista, libertaria» che si propone di contrastare l'«estremismo verde» degli ambientalisti.
Il nuovo ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri, un curriculum di commissario prefettizio di tutto rispetto (ha cominciato a 19 anni alla Presidenza del Consiglio, ora ne ha 67), è passata alla storia per avere negato la presenza di infiltrazioni mafiosa a Genova, due anni fa, quando ne era prefetto. Lo stesso anno il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, l'ha nominata Commissario al Teatro Bellini di Catania, e in quella funzione è stata indagata, a seguito di un esposto dell'ex sovrintendente del teatro, per via di una serie di consulenze da migliaia di euro ritenute eccessive dal pm Alessandro La Rosa, che sospetta possano essere state finalizzate ad arrecare un'indebito vantaggio patrimoniale ai consulenti, tra cui figurava il soprintendente del Comune di Bologna («lo scelsi perché conoscevo la sua professionalità», si difende lei). Il ministro Cancellieri risulta essere tutt'ora indagata per abuso d'ufficio.
A Bologna, dov'era commissario prefettizio, la Cancellieri si era distinta per avere prorogato i finanziamenti alle scuole private (più di un milione di euro) nonostante l'esiguo bilancio del comune. Un conflitto di interessi, quello con gli istituti privati di istruzione e ricerca, che riguarda buona parte del nuovo esecutivo: su otto professori al Governo, sei vengono da istituti privati. Tra gli altri due c'è il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, rettore del Politecnico di Torino e presidente del Cnr su nomina dell'ex ministro Gelmini. Nel 2005, appena insediatosi come rettore del Politecnico, siglò un accordo con General Motors per lo sviluppo di un centro di ricerca della società americana nell'Università di Torino, un'iniziativa che non trovò il favore degli studenti, che la contestarono con forza. «La ricerca al Politecnico di Torino è occupata per un terzo dalla General Motors», ha denunciato un loro portavoce. Da segnalare che tra i maggiori investitori della General Motors Company c'è Goldman Sachs Group Inc., la banca d'affari internazionale di cui il premier Mario Monti è stato consulente dal 2005, che ne possiede azioni per oltre 360mila euro. Ma non è l'unico conflitto di interessi di Francesco Profumo.
Oltre a essere membro del comitato di selezione del premio organizzato dall'Eni, il neo-ministro dell'Istruzione sedeva anche, fino al giorno della nomina, nei cda di Pirelli, Telecom Italia, dell'università telematica Uninettuno, e nell'Advisory Board di Reply S.p.A., una società che annovera tra i suoi clienti concessionari pubblici come Sky e Seat Pagine Gialle. In passato è stato nei cda di Unicredit Private Banking e del Sole 24 Ore.
Nel caso di Giampaolo Di Paola, invece, il conflitto d'interessi è congenito: mettere un ammiraglio a capo del ministero della Difesa vuol dire, di fatto, affidare la politica militare italiana all'esercito, indebolendone il controllo politico dell'esecutivo. È la seconda volta che succede nella storia della Repubblica. La prima fu quella del generale Domenico Corcione, ministro della Difesa nel Governo Dini, ma in quel caso Corcione aveva formalmente dismesso i panni di militare da tre anni, quando per ragioni anagrafiche venne collocato in ausiliaria. Di Paola, poi, non è un ufficiale militare qualunque, ma uno degli uomini più potenti della Nato, di cui presiede il comitato militare. Fu lui a firmare l'intesa che impegna l'Italia all'acquisto di 131 cacciabombardieri statunitensi che ci costeranno 16 miliardi di euro. Ed era con lui, come si legge in un cablogramma segreto pubblicato da Claudio Gatti sul Sole 24 Ore del 15 ottobre scorso, che gli Usa trattavano per il trasferimento del comando europeo delle Forze speciali Usa da Stoccarda a Sigonella. Di Paola consigliava loro di non seguire «la strada che passa per un coinvolgimento del Parlamento italiano» ma di «legare eventuali attività militari alla lotta al terrorismo, cosa che potrebbe fornire una copertura politicamente accettabile a un'ampia gamma di operazioni».
Il ministro della Difesa, quindi, forniva agli Stati Uniti la scusa che avrebbero dovuto utilizzare per coprire le attività militari che gli italiani non avrebbero altrimenti permesso loro di svolgere, dissuadendoli dal passare per il Parlamento. Di Paola, del resto, all'accordo di Sigonella ci teneva, anzi, lo considerava una «priorità assoluta». Tanto che, nel 2005, consigliava agli statunitensi di impegnarsi a incassare la firma prima delle elezioni del 2006, perché «se arrivasse un cambio di Governo in Italia» prima della firma dell'accordo «sarebbe politicamente impossibile per gli Usa continuare a operare con la relativa libertà d'azione che hanno adesso con le base italiane». Ora gli Usa possono esultare.
Altro manager chiamato da Monti nel suo esecutivo è Piero Gnudi, delegato a Sport e Turismo, membro del direttivo di Confindustria, del cda di Unicredito Italiano, della giunta direttiva di Assonime (l'associazione tra le spa italiane) e, fino allo scorso aprile, del cda dell'Enel. Dal 1994 ha fatto parte del consiglio di amministrazione dell'Iri, in cui ebbe l'incarico di sovrintendere alle privatizzazioni volute dal centrosinistra nel '97.
Tra gli incarichi del Ministro Gnudi c'è anche quello di presidente della Sesto Immobiliare S.p.A., la cordata che riacquistò l'ex area Falck di Sesto San Giovanni, oggi sotto la lente di ingrandimento della Procura di Monza che ha avviato un'indagine, in cui è coinvolto l'ex sindaco del Pd Filippo Penati, per finanziamento illecito, corruzione e concussione.
I magistrati di Monza, grazie alle indagini sulle presunte tangenti per la riqualificazione dell'area Falck, hanno trovato collegamenti con altre tangenti per la privatizzazione degli scali aeroportuali della Capitale. Anche all'epoca ricorrevano gli stessi nomi, compreso quello di Gnudi (che non è mai stato indagato). Diego Cotti, imprenditore ed ex politico di Sesto, ha dichiarato ai pm che Giordano Vimercati, braccio destro di Penati, in merito alla trattativa per l’acquisto dell’area delle ex acciaierie Falck gli avrebbe detto: «Falck stabilisce il prezzo ma vende a chi diciamo noi. Perché Falck vuole entrare in Aeroporti di Roma e ha bisogno di un placet nazionale». Falck negli Aeroporti di Roma ci entrò, nel 2000, grazie al consorzio Leonardo - di cui era proprietaria al 31 per cento - a cui l'Iri, all'epoca presieduta da Piero Gnudi, vendette AdR per 2.570 miliardi di lire.
Il neoministro è anche membro esecutivo della fondazione Aspen, finanziata da buona parte dell'imprenditoria italiana e internazionale tra cui decine di banche e assicurazioni (anche Intesa-Sanpaolo), Anas, Italcementi, Lottomatica, Mediaset, Confartigianato e Confindustria, Edipower, Edison, Enel, Eni, Erg, Shell, Farmindustria, Fastweb, Fincantieri, Finmeccanica, la Rai, Seat Pagine Gialle, Sky Italia, Telecom e decine di altre grandissime aziende (Microsoft e Google incluse). Con lui, nel comitato esecutivo, c'è tutta l'Italia che conta. Tra gli altri: Giuliano Amato, Confalonieri, Emma Marcegaglia, Frattini, Prodi, Tremonti, Caltagirone, persino Paolo Mieli. Anche il presidente del consiglio Mario Monti e un altro ministro del Governo, Lorenzo Ornaghi, ai Beni Culturali, già rettore dell'Università Cattolica e consigliere dell'editore di Avvenire, nonché uomo vicinissimo a Ruini e Bagnasco, ne fanno parte.
Paola Severino, invece, nuovo ministro della Giustizia, non ha bisogno di entrare nel giro della grande finanza italiana, perché è la grande finanza ad andare da lei, nel suo studio legale. Avvocato dal 1977, nella sua carriera ha rappresentato nelle aule di giustizia gli interessi di Rai, Telecom, Enel, Eni, Sparkle, Caltagirone e Geronzi. Senza contare i politici: da Prodi a Formigoni, da Cesa a Rutelli, e persino Giovanni Acampora, l'avvocato Fininvest condannato per corruzione in favore di Berlusconi nel processo per il Lodo Mondadori. Ora dovrà occuparsi di amministrare la macchina della giustizia e di depurarla dai privilegi processuali riservati ai colletti bianchi. Tra i nomi apprezzati dall'ex-premier c'è anche quello del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, già presidente dell'Autorità antitrust dal 2005, dopo essere stato segretario generale di Palazzo Chigi sotto il secondo governo Berlusconi (non sorprende che nella sua funzione di presidente dell'Antitrust non abbia mai affrontato il problema della concorrenza nel mercato televisivo italiano).
Il nuovo ministro del Lavoro con delega anche alle Pari Opportunità, Elsa Maria Olga Fornero, di conflitti d'interessi ne ha più d'uno. Fino al giorno della nomina è stata consigliere di sorveglianza e vicepresidente di Intesa-Sanpaolo, oltre che membro del cda di Buzzi Unicem S.p.A., società di trasporto e merci su strada «focalizzata su cemento, calcestruzzo e aggregati naturali» che ha bruciato rifiuti pericolosi nel cementificio di Cadola fino a diversi anni fa (anche se il 19 aprile scorso furono segnalate emissioni di polvere di cemento dall'impianto che ridussero addirittura la visibilità stradale) e che partecipa ad appalti pubblici. In passato la Fornero è stata nei cda di diverse finanziarie e assicurazioni, mentre suo marito, Mario Deaglio, ex direttore del Sole 24 Ore e oggi editorialista de La Stampa, è consigliere del Gruppo Banca Sella e della società finanziaria di Torino Consel.
Un curriculum nelle banche ce l'ha anche Piero Giarda, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ex collaboratore di Padoa-Schioppa nel governo Prodi, già segnalatosi per avere usato l'aereo dei vigili del fuoco per partecipare al giuramento. È membro del consiglio di sorveglianza del Banco Popolare e presidente del cda della Cassa del Trentino, controllata dalla Provincia Autonoma di Trento per finanziare i progetti d'investimento degli enti pubblici provinciali. In passato è stato anche nei cda di di Bipielle Investimenti S.p.A. (presidente e amministratore), Banca Federale Europea S.p.A. (presidente), Banca Popolare di Lodi, Banca Popolare di Milano, Acea e Pirellli & C.
Purtroppo c’è una cattiva tradizione giornalistica, in Italia, che tende a confondere le notizie con i reati. Qui la presunzione di non colpevolezza non c’entra. Gnudi ha venduto Aeroporti di Roma, quando era all’Iri, alla cordata partecipata dalla società oggi di propietà di un’azienda che lui stesso presiede, sotto inchiesta per reati contro la pubblica amministrazione. C’è da chiedersi, piuttosto, se sia opportuno che un ministro non rinunci alle quote di una clinica di cui è stato socio anche mentre smaltiva illecitamente rifiuti speciali e veniva indagata per peculato, accusa che ha portato alla sbarra l’allora amministratore. Bisogna domandarsi se esistono dei dei centri di interessi che possono influenzare l’azione di governo dei nuovi ministri. Ce lo siamo chiesti e abbiamo cercato delle risposte. Non vogliamo fare il processo a nessuno, né tantomento stilare una lista dei buoni e dei cattivi. Dobbiamo solo aspettare di vedere se saranno capaci di dimenticarsi dei vecchi amici e delle società per cui hanno lavorato (o lavorano, visto che non tutti si sono ancora formalmente dimessi dai loro incarchi, ma lo faranno presto), e soprattutto di quelle di cui sono soci. Conoscere prima i loro conflitti d’interesse è necessario per vigilare con attenzione poi. Com’è nostro dovere fare.
Mi permetto di difendere l’onestà intellettuale del nostro lavoro: non abbiamo voluto delegittimare nessuno. Tutto quello che abbiamo scritto, l’abbiamo scritto perché è una notizia: elementi della storia dei membri del nuovo esecutivo che meritano di essere conosciuti. Sta a chi legge valutarli, nella misura e nel modo che ritiene. Quanto al complottismo che ha pervaso la rete nell’ultima settimana, lo trovo non solo poco serio (come ha scritto Michele Serra su Repubblica «la congiura pluto-massonica c’è già stata, e per giunta non è riuscita a combinare un tubo»), ma anche pericoloso. Il fatalismo di chi denuncia il complotto di una fantomatica potentissima élite sovranazionale a cui tutti i governi sarebbero assoggettai è l’antitesi dell’informazione. È suggestione, serve a confondere e a non attribuire responsabilità. Centri d’interessi potenzialmente capaci di influenzare l’operato del Governo esistono, sono più d’uno, e hanno nomi, cognomi e soprattutto codici fiscali a undici cifre. Premessa l’integrità che nessuno vuole negare ai ministri del nuovo esecutivo, è bene stare con gli occhi vigili e sapere da subito verso chi e dove bisognerà guardare più con attenzione. A chi possa fare comodo la nostra inchiesta non è questione che ci riguarda.
Signor Paolo,la questione dell’imbarazzo non è riferita a lei. Per quanto riguarda le critiche, sono ben accette. Su Berlusconi credo che non ci siano carenze di informazioni, esiste per fortuna una vasta bibliografia al riguardo. Nessun criterio dietrologico, abbiamo messo solamente in evidenza gli evidenti conflitti di interesse. Lei li chiama potenziali. Immagino che una futura legge sul conflitto di interesse non si basi sulla potenzialità. Almeno spero. Oppure si dovrebbe applicare a danno ottenuto? Converrà con me in questo. Almeno ché lei non la reputa una legge necessaria. Noi personalmente siamo dell’idea che non mancano persone competenti e provenienti anche dal mondo accademico che non hanno ambizioni manageriali, società e interessi miliardari che molto spesso si intersecano con affari poco chiari. L’informazione non dovrebbe diventare da tifoseria da stadio. Grazie per il suo interesse.
Se davvero porteranno l’Iva al 23 per cento, il destino dell’Italia sarà segnato. In peggio. Tutto qui. Bastava una bella aliquota sui beni di lusso, questa si del 23 per cento o anche del 25 per cento. Quei beni vengono acquistati principalmente da quel 50 per cento di italiani che evade le tasse in modo massiccio. Non i vecchietti perseguitati da Equitalia per il bollo dell’auto.
Monti o non Monti preparatevi perchè il peggio deve ancora venire. L’unica speranza è che stavolta staremo fuori dalla Terza Guerra Mondiale. Nella Prima e nella Seconda potevamo avere guadagni territoriali senza nessun rischio e fatica ma la lobby delle armi e l’imbecillità di chi ci governava ci ha portati al disastro. In ogni cimitero di pianura e di montagna italiano ci sono decine di morti della Prima guerra mondiale. Questo era il controllo delle nascite del secolo scorso, derivante anche dall’ingnoranza e dai dogmi religiosi.
a) Cosa deve fare Passera, cancellare con la gomma-pane quello che ha fatto prima dell’incarico di governo?
b) Passera non mi risulta essere ministro della Sanità;
c) Ci ricordiamo che si è innocenti fino a prova contraria secondo la nostra Costituzione? vale anche per Passera;
d) Profumo sedeva "fino al giorno della nomina" nei cda suddetti, lo stesso per la Prof. Fornero. Processiamo anche loro per il passato? Se "sedevano" e non "siedono", di cosa parlate? Dov’è il conflitto di interessi?
e) Gnudi non è mai stato indagato, come precisate. Quindi di cosa parlate, pure qui? Tirate fuori il suo passato solo per fare confusione?
f) Clini non è contrario al Protocollo di Kyoto perchè anti-ambientalista, ma ha fatto invece rilevare che tutte le riunioni tra i capi di Stato hanno provocato un utilizzo di aerei e un inquinamento tale da creare per ora più danni all’ambiente che vantaggi (infatti, l’adesione al Protocollo avviene su base volontaria, e i maggiori inquinatori mondiali non vi aderiscono)
g) Per la Severino è vero quello che dite, ma vi risulta che non fosse così anche con il centrosinistra? Flick ve lo ricordate? O preferite le porcate di Mastellone?
Purtroppo c’è una cattiva tradizione giornalistica, in Italia, che tende a confondere le notizie con i reati. Qui la presunzione di non colpevolezza non c’entra. Gnudi ha venduto Aeroporti di Roma, quando era all’Iri, alla cordata partecipata dalla società oggi di propietà di un’azienda che lui stesso presiede, sotto inchiesta per reati contro la pubblica amministrazione. C’è da chiedersi, piuttosto, se sia opportuno che un ministro non rinunci alle quote di una clinica di cui è stato socio anche mentre smaltiva illecitamente rifiuti speciali e veniva indagata per peculato, accusa che ha portato alla sbarra l’allora amministratore. Bisogna domandarsi se esistono dei dei centri di interessi che possono influenzare l’azione di governo dei nuovi ministri. Ce lo siamo chiesti e abbiamo cercato delle risposte. Non vogliamo fare il processo a nessuno, né tantomento stilare una lista dei buoni e dei cattivi. Dobbiamo solo aspettare di vedere se saranno capaci di dimenticarsi dei vecchi amici e delle società per cui hanno lavorato (o lavorano, visto che non tutti si sono ancora formalmente dimessi dai loro incarchi, ma lo faranno presto), e soprattutto di quelle di cui sono soci. Conoscere prima i loro conflitti d’interesse è necessario per vigilare con attenzione poi. Com’è nostro dovere fare.
Era evidente che indicando Monti quale presidente del consiglio, lui stesso si sarebbe portato dietro il suo bagaglio di conoscenze e di conflitti a cui si sono aggiunti quelli dei cosiddetti tecnici che avevano il gradimento contemporaneo sia di Monti che dei partiti. Se si sommano tutti i fattori di questa storia, quello che appare incontestabile non è il conflitto d’interessi quanto la fine della democrazia, molto semplicemente.
" Non vogliamo fare un processo a nessuno " Il processo cari signori lo state facendo eccome ,altro che ! A leggere l’articolo il goveno Monti è composto da soggetti tutti poco raccomandabili ed in evidenti conflitti di interesse . Poi si procede nel far coincidere l’indagato con il condannato , fermo restando che comunque sarebbe già un passo avanti rispetto al governo Berlusconi che quanto a conflitti di interesse rimarrà negli albi della storia d’Italia come un primato assoluto,con l’aggravante di un premier che si ritagliava leggi "ad personam" per evitare le condanne o per farle derubricare in prescrizioni per scadenza dei termini .
Adesso è del tutto evidente che Passera sia uno "con le mani in pasta " ,tanto per semplificare , ma almeno ha avuto la bontà di dimettersi da banchiere .Anna Maria Cancellieri "passata alla storia per avere negato infiltrazioni mafiose a Genova " , mamma mia !! e Francesco Profumo che " non raccolse il favore degli studenti ", cazzarola che cosa grave ! e via dicendo ..... Su Monti poi ne stanno venendo fuori di cotte e di crude ,soprattutto da gente al di sotto ogni sospetto :che è uomo della Commissione Trilaterale , della Goldman Sachs , della BCE , amico di tizio e di caio e via dicendo . Sarà mica che per un economista di riconosciuto valore ,cosi’ come per altri ministri neoeletti nei rispettivi comparti ,sia cosa del tutto normale l’aver maturato esperienze professionali ad alto livello ? Certo che il commercialista Tremonti e la caccola di economista Brunetta nessuno se li è filati anche se peraltro nel caso di Tremonti sta venendo fuori di tutto e di più’( con inquisiti ed indizi di reato veri e non supposti ).
Insomma che razza di tiro al piccione state facendo , non sarebbe meglio aspettare di vedere nei fatti chi sono questi signori ?. Non credo che dopo l’esperienza dei governi di Silvio Berlusconi possa andare peggio . L’impressione ,e concludo , è che dietro a questo tentativo di delegittimazione ci sia qualcuno che non si rassegna al commissariamento della politica ,che grida al golpe della democrazia e via con baggianate del genere . Anche se non sei tu ,caro articolista , ad affermarlo però sei in perfetta sintonia con questi nostalgici cantori .
Mi permetto di difendere l’onestà intellettuale del nostro lavoro: non abbiamo voluto delegittimare nessuno. Tutto quello che abbiamo scritto, l’abbiamo scritto perché è una notizia: elementi della storia dei membri del nuovo esecutivo che meritano di essere conosciuti. Sta a chi legge valutarli, nella misura e nel modo che ritiene. Quanto al complottismo che ha pervaso la rete nell’ultima settimana, lo trovo non solo poco serio (come ha scritto Michele Serra su Repubblica «la congiura pluto-massonica c’è già stata, e per giunta non è riuscita a combinare un tubo»), ma anche pericoloso. Il fatalismo di chi denuncia il complotto di una fantomatica potentissima élite sovranazionale a cui tutti i governi sarebbero assoggettai è l’antitesi dell’informazione. È suggestione, serve a confondere e a non attribuire responsabilità. Centri d’interessi potenzialmente capaci di influenzare l’operato del Governo esistono, sono più d’uno, e hanno nomi, cognomi e soprattutto codici fiscali a undici cifre. Premessa l’integrità che nessuno vuole negare ai ministri del nuovo esecutivo, è bene stare con gli occhi vigili e sapere da subito verso chi e dove bisognerà guardare più con attenzione. A chi possa fare comodo la nostra inchiesta non è questione che ci riguarda.
Contento tu, che pur di fare a meno di Berlusconi sei disposto ad appoggiare sulla fiducia il governo delle banche: perché, è un fatto, questi signori sono i referenti delle banche d’affari. Dopo 17 anni di Berlusconi e sinistra liberaldemocratica, la gran parte degli italiani è strozzata dall’eurocrazia, dal neoliberismo e dai loro esponenti. A te piace il cetriolo? A tanti no.
A te invece piace il cetriolone gigante visto che nei fatti preferisci berlusconi a Monti. O Forse preferisci Vendola ? buono solo a fare comizi inconcludenti ? ma sono sicuro cheTurigliatti è il tuo modello
Qui interesserebbe sapere solo se: - le informazioni fornite sono vere - ammesso che siano vere, contengano controindicazioni tali da mettere in discussione l’azione di governo come vantaggiosa per la collettività, oppure arricchiscano una oligarchia diversa da quella che c’era fino a qualche giorno fa. Ci sarebbe pure da fare un’ulteriore considerazione: - a parte le persone, a parte il loro passato, a parte tutto, non sarà ora che si deleghi meno e si partecipi di più, visto che mi sembrano tutti scontenti e visto che l’idiozia globale finanziaria ci sta azzerando?
So che è tutto vero, la mia era solo una domanda retorica. E’ solo che la situazione rimane in mano a gruppi di potere che fanno credere di cambiare o di voler cambiare per non cambiare nulla. I Gattopardi del XXI secolo.
Dicono che i soldi sono finiti... Che bisogna aumentare l’Iva e poi qui e poi qua...
E poi invece i soldi per le armi si trovano sempre e molto in fretta: Il Fatto quotidiano ha scritto che abbiamo comprato dei nuovi carri armati ecc.
Sarebbe molto meglio pagare degli insegnanti madrelingua per gli studenti italiani, dalle elementari all’università. La base fascista, nazionalista e burocratica del nostro sistema scolastico è più vecchia dei nostri politici.
Ma non sto dicendo , caro Pignalberi ,che tu ci stai raccontando frottole ,sono i processi logico induttivi che applichi ad essere stiracchiati e privi di controprova .Con questo criterio nessuno ,ripeto nessuno , è esente da conflitti di interesse a meno che non sia un ciucco qualsiasi messo li’ come un paracarro . E nel governo che ci ha appena lasciato di questi esemplari ce n’erano a mazzi . E difatti ....
La crisi che ci sta afferrando , lasciando perdere i commenti dei soliti bischeri pervasi del sacro furore ideologico che il cetriolo l’hanno al posto del cervello, è di natura strettamente economico finanziaria , aggravata dalla sfiducia che il governo "cabaret " di Silvio Berlusconi ci ha appiccicato addosso a livello universale( Papuasia compresa). Ho l’impressione che ci sia ancora qualcuno che fatica a capire in che razza di situazione ci siamo cacciati grazie ai politicanti squinternati che ci ritroviamo .
Se di soldi e di credibilità si tratta chi ci volevi mettere a governare se non gente che ne capisce (almeno questo nessuno lo contesta) e che gode di stima internazionale . Non c’era altra soluzione , non è una scelta . Quello che ci dici di Elsa Fornero o Paola Severino non sono conflitti di interesse , sono referenze di prim’ordine , almeno fino a prova contraria . Aspettiamo e valutiamo ,poi giudichiamo. ciao
Non capisco queste critiche. Il mestiere del giornalismo non è quello di
raccontare i fatti? Oppure adesso, visto il momento storico, dobbiamo
adeguarci come gran parte dei giornali nascondendo questi oggettivi
conflitti di interesse?( o "referenze" come dice il commento di
paolo). Oppure questo discorso valeva solamente con Berlusconi? Noi non stiamo valutando nulla, e quello in futuro saranno compiti di vari politologi o economisti. Abbiamo
semplicemente riportato notizie con dati alla mano e far conosce alla gente con chi abbiamo a che fare. Potrà la gente avere almeno il diritto si conoscerli, visto che il diritto di votarli non è stato concesso per ora? Non abbiamo nessun
interesse a ricevere consensi e nemmeno aggraziarci determinati lettori.
Anzi, a quanto pare noto con piacere che abbiamo dato un po’ di
fastidio e sicuramente qualche imbarazzo. Ringrazio la redazione di
Agoravox per aver ospitato la nostra inchiesta e aver rappresentato al
meglio la bellissima e veritiera conclusione di Orwell: "La vera libertà
di stampa è dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire". E non
finisce qui, ci saranno altri approfondimenti.
Nessun fastidio e nessun imbarazzo , caro Damiano , il conflitto di interessi esiste se si concretizza non se è " teoricamente " possibile perché è questo il passaggio che voi state facendo .E per favore non mi venire a dire che con Berlusconi era la stessa cosa perché sarebbe tutta da ridere . In paesi più evoluti esiste l’istituto del " Blind Trust " per eliminare alcune forme di conflitto di interesse , facciamolo anche noi , anche se qui’ siamo di fronte a gente che si è dimessa dagli incarichi che occupava .
Non mi ricordo , probabilmente per mio difetto , di avere letto un vostro articolo cosi’ dettagliatamente applicato ai conflitti di interesse del governo Berlusconi . Eppure li’ ce ne erano a mazzi e anche piuttosto macroscopici . Mi sbaglio ? Poi l’informazione è sacrosanta , nessuno lo mette in dubbio ,ma voi siete professionisti e sapete benissimo che la si può rappresentare in modo tale da indurre a conclusioni che francamente (al momento ) mi sembrano frutto di prevenzione .
In sostanza si dice per lasciare intendere . Vedi il caso di Gnudi ,tanto per fare un esempio , il fatto che sia stato presidente del Sesto Immobiliare Spa ,induce automaticamente a pensare che sia in combutta con Penati ? Poi tu stesso dici che non è mai stato indagato ,e allora perché lo metti in associazione logica?
Con questo criterio dietrologico nessuno sfuggirebbe al conflitto di interessi , a meno che non abbia fatto sempre e unicamente il pastore maremmano . Detto questo continuate pure a fare i vostri approfondimenti che io leggerò con estremo interesse , ma anche le osservazioni (che tu chiami critiche ) vanno prese in considerazione .
Signor Paolo,la questione dell’imbarazzo non è riferita a lei. Per quanto riguarda le critiche, sono ben accette. Su Berlusconi credo che non ci siano carenze di informazioni, esiste per fortuna una vasta bibliografia al riguardo. Nessun criterio dietrologico, abbiamo messo solamente in evidenza gli evidenti conflitti di interesse. Lei li chiama potenziali. Immagino che una futura legge sul conflitto di interesse non si basi sulla potenzialità. Almeno spero. Oppure si dovrebbe applicare a danno ottenuto? Converrà con me in questo. Almeno ché lei non la reputa una legge necessaria. Noi personalmente siamo dell’idea che non mancano persone competenti e provenienti anche dal mondo accademico che non hanno ambizioni manageriali, società e interessi miliardari che molto spesso si intersecano con affari poco chiari. L’informazione non dovrebbe diventare da tifoseria da stadio. Grazie per il suo interesse.
Questo articolo è stato segnalato da Travaglio e per me suo lettore convinto è già un punto di merito. Si è rivelato una miniera di notizie molto documentate, molto di più rispetto ai tradizionali articoli di giornale. L’approccio di questo giornale online mi piace lo rende ancora più moderno e controllabile del Fatto (in teoria!). Detto questo resto basito da certi commenti. Siamo ridotti come siamo ridotti ed ancora "ce la prendiamo con il termometro". La parola "processo" è inappropriata. Se poi le cose non le vogliamo sapere è un altro discorso. Possiamo anche illuderci che sia arrivato il governo dei "Migliori", ma visti i precedenti mi sembra doveroso passare i neo-ministri sotto la lente di ingrandimento. Mi sembra emblematico che un lavoro così prezioso appaia su una testata piccola sconosciuta ai più. Saremo un paese un po’ più civile quando un articolo del genere apparirà in prima pagina su Repubblica o sul Fatto. Adesso dico una cosa che non c’entra molto. Penso che se ci fosse un manager serio (tipo lo Steve Jobs che ci raccontano) nei nostri grandi giornali il signor Pignalberi sarebbe conteso dai principali direttori di giornale e lo stuolo di vice-direttori del Corriere sarebbe mandato cortesemente alla porta.
Di Alessia Berra(---.---.---.178)24 novembre 2011 16:26
Sono d’accordo con l’autore dell’inchiesta. Prendere le distanze dai precedenti legami economici e finanziari che potrebbero gettare ombre sulla bontà dell’operato di un ministro è una pratica normale di tutti i Paesi civili e dovrebbe essere nell’interesse dello stesso ministro. Nessuno dubita che Monti e i suoi Ministri siano persone integerrime, all’altezza del loro compito e probabilmente il meglio disponibile nel nostro Paese in questo momento. Ma proprio per non prestare il fianco a sterili polemiche e a nostalgici è opportuno che ogni dubbio e sospetto venga fugato da subito. Persino nell’America di Bush il Ministro del Tesoro Henry Paulson, ex CEO di Goldman Sachs, prima di accettare l’incarico ha provveduto non solo a dare le dimissioni ma anche ad alienare completamente il suo pacchetto azionario. Mario Monti si è appena dimesso da tutti gli incarichi estranei alla Presidenza del Consiglio, dando un segnale forte e fornendo il buon esempio. Se anche gli altri facessero lo stesso, a cominciare da Passera, chi sostiene che siano "come e peggio degli altri" avrebbe qualche argomento in meno
Di Paolo Praolini(---.---.---.222)24 novembre 2011 20:18
Questo articolo è veramente un gioiellino giornalistico che premia ancora una volta autori dal valore riconosciuto ed ineccepibile.
Ma non voglio essere troppo accondiscendente verso l’autore, m’interessa l’articolo ed il suo contenuto, che rivela una realtà velata per la maggior parte dei cittadini che non conoscevano con questo dettaglio i conflitti di interesse ed il passato di alcuni dei ministri incaricati dalla fresca nomina.
Questi personaggi adesso dovrebbero seguire i passi del Primo ministro Monti, dimettersi e rinunciare ad ogni incarico sospetto di poter generare dubbi di credibilità, sospetti di possibili interessi del ministro generabili dal nuovo incarico, soprattutto evitare che l’opinione pubblica ed organi dell’informazione possano trovare quel capocorda a cui appigliarsi per intraprendere dannose ricostruzioni mediatiche deleterie per il paese.
Voglio però ribadire che quando si danno incarichi a personaggi di questi calibro professionale è indubbio trovare situazioni complesse dove gli incarichi multipli in società private o pubbliche si intrecciano e cozzano con il ruolo politico/istituzionale, è la norma.
Ma la dicotomia tra ruolo istituzionale ed incarichi conflittuali non sempre è cosi facile da generare, allora il valore maggiore va riposto nella credibilità del personaggio, dalla sua storia passata e dai valori morali vissuti e testimoniati prima dell’assunzione di ruolo.
Di valerio longo(---.---.---.229)25 novembre 2011 10:54
Sulle qualità dell’articolo/inchiesta non ci sono dubbi. La cosa preoccupante non è tanto l’esistenza del conflitto di interessi, ma il fatto che dopo 20 anni di conflitto di interessi berlusconiano gli italiani siano ormai assuefatti. Quando reagiscono, reagiscono in giuridichese..parlando di processi mediatici, di norme che non stabiliscono alcuna incompatibilità. Certo finché le norme le scrivono gli avvocati di lorsignori non ci sarà mai un obbligo a dichiarare tutti gli incarichi o a fare un passo indietro. Ricordo a me stesso che l’amministrazione Obama fu passata al setaccio alla ricerca di potenziali conflitti di interesse. L’attenzione dell’opinione pubblica in America scoraggia dal mantenere ruoli fra loro incompatibili e mette sotto una lente di ingrandimento ogni azione intrapresa dal politico o dal ministro. Qui invece stiamo ancora a chiedere di non disturbare il manovratore. E a quale razza di manovratori, uno nominato dalla Gelmini, un altro sodale di Schifani. Se il buongiorno si vede dal mattino!!!
Scusate,ma di cosa vi stupite??Oramai è nella essenza del capitalismo vivere di conflitti di interessi..e non potrebbe essere diversamente visto che chi comanda veramente,ha bisogno di fedeli esecutori,palesemente democratici e fasulli,possibilmente ex amministratori delegati compiacenti di qualche grande gruppo,con lauree e storia a prova di bomba ,per il popolo che nulla sa.Quanta gente è uscita da Goldman ed è entrata al tesoro americano??E’20 anni che va avanti questa storia.Ma non vi accorgete che esiste una ’’mafia legale’’ fatta dagli amici degli amici in giacca e cravatta protetti dalla legge?Guardate l’appiattimento del Pd nei confronti di Monti...è la stessa compagnia di giro con casacche diverse....Ma nessuno si è mai domandato come mai Prodi perde le elezioni e va al Consiglio europeo?Nessuno si domanda come mai nel Bildeberg o nell Aspen o nella Trilateral girano personaggi come Padoa Schioppa,Monti,Tremonti,Prodi e,caso strano,caso anomalo,uno come il Berlusca non è mai stato invitato???Mi direte perchè è un pagliaccio..ed e anche vero,ma questi cosa pensate siano???Pensate che quel bellimbusto di Cameron sia un fenomeno??Sono dei burattini in mano a chi veramente controlla il credito....Tutto il mondo è in conflitto di interesse,nel momento in cui permetti che un elite di poche persone,rapportata a 6 miliardi di individui,controlli attraverso le persone messe ad hoc,’’un sistema’’democratico’’che hanno creato,Ma non ci rendiamo conto che il too big too fail è stato il coniglio uscito dal cappello di questa gente,che ci ha messo in una situazione tale da muoia Sansone con tutti i filistei???Questo sistema deve crollare o non saremo mai veramente liberi,ma democraticamente schiavi di questa gente,che non ha alcun interesse che le cose cambino veramente
Nel 1994 Berlusconi promise, in video, di fare “un nuovo miracolo economico”. Confidava, in privato, che “se non andava in politica lo mandavano in galera e lo facevano fallire”. Interrotta bruscamente la prima esperienza di governo il suo vero banco di prova è iniziato con l’incarico del 2001. Ha trovato un Pil da 1200 miliardi ed un Debito da 1300 miliardi. Come suo patrimonio dichiarava 11,2 milioni di euro. Passati 10 anni, dopo i 2 governi “più longevi” della storia repubblicana il Pil è aumentato di circa 360 miliardi mentre il nostro Debito è cresciuto di oltre 600 miliardi. Con il 2011 la pressione fiscale è salita fin sopra il 43%. Ora Berlusconi dichiara un patrimonio da 40,9 milioni (+365%).
A giugno affermava che l’attività del governo “ha del miracoloso”, tanto da meritare un monumento. Prima di essere “tradito” ribadiva che in Europa “nessun governo ha fatto tanto e con così brillanti risultati”. Anche se i Commissari UE avvertono che per il pareggio del bilancio nel 2013 servirà un’ulteriore manovra da 25 miliardi Berlusconi ripete che con la sua discesa in campo “ha cambiato il Paese”. Visto che le sue dimissioni sono state un “gesto responsabile e generoso” è sempre “pronto a staccare la spina”. ( Secondo Bossi si è dimesso perchè "gli hanno ricattato le imprese" ) La storia insegna che la Febbre del Tribuno non rinuncia mai fino a …
Bravo PV21 . A volte la sintesi vale più di tutto . Nessuno qui è a difendere la logica del potere finanziario su quello politico ,non ho neanche dubbi sul fatto che anche il governo Monti possa esserne espressione , ma qui si era arrivati ad un problema di decenza e la politica si era già fatta karakiri da sola . Soltanto poche ore orsono Silvio Berlusconi ,intervenuto alla convention del PDL di Verona ha dichiarato che continuerà a combattere per la "nostra libertà " contro i comunisti .Siamo all’alba del 2012 e questo continua il suo tragico giochetto.Ha ripescato i ritornelli di sempre . Capito? Il paese era in queste mani e non è detto che ne siamo ancora del tutto fuori .Questa era ed è la prima vera emergenza nazionale altro che Trilaterale e finanza mondiale , poi mettiamo pure Monti sotto il lanternino ma non perdiamo mai di vista chi ci governava appena due settimane fa .