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 Home page > Tribuna Libera > Monti, il Capitalismo d’asporto e il ritorno di b.

Monti, il Capitalismo d’asporto e il ritorno di b.

Mario Monti si dimetterà presto! Ma si dimetterà perché ha fallito? Giammai! Solo perché gli manca il terreno sotto i piedi. Il Pdl, o meglio il “PdB”, il “Partito di Berlusconi”, gli ha tolto la fiducia. Nel frattempo emerge il triste risultato: l'“uomo del sistema”, pur avendo sollevato il governo dalle mani di perfetti incapaci salvando – si fa per dire - l'Italia pro tempore, ha solo reso ben peggiore la vita delle classi medie e basse, aumentando tasse solo per i più umili e non colpendo affatto il vero male della nazione, ossia l'evasione del capitalismo d'alte sfere. E mentre il grande blasonato professorone, visiting professor a destra e a manca, faceva quello che anche una ragionierina alle prime armi sarebbe stata in grado di fare, è continuata a sanguinare la vera ferita di questa nazione: l'evasione di alta sfera e la fuga di capitali e di aziende all'estero. 

Il vulnus, nella sua pedissequa sanguinolenta effusione, ha fatto perdere molto sangue alla già povera italica vittima. Il sangue era ed è quel capitale rigurgitato sui mercati interni nazionali da grandi e mediograndi aziende - per non parlare delle multinazionali d'oltreoceano, e.g. Apple, Google e similia - negli anni passati fino ad ora, grazie anche all'impiego di Società off-shore, i capitali così acquisiti, o in altro modo – certamente tassati non come l'imponibile lordo di mastro Cecco, il nostro tappezziere - sono stati poi posizionati in paradisi fiscali e all'estero in genere. In più, oltre al mancato approccio verso questo problema è mancato anche un altro importante aspetto, grazie alla lucida e voluta incapacità del governo Monti nel voler contenere un'altra grande emorragia dell'economia italiana: la continua delocalizzazione di aziende fuori dai confini nazionali.

E qui non si capisce affatto come diavolo faccia a sopravvivere una nazione che perde colpi su colpi per quanto riguarda la sua capacità produttiva. L'Italia ha già perso il suo grande polo chimico; il polo metallurgico sta ricevendo i suoi colpi finali, Ilva e Alcoa insegnano; il polo automobilistico, grazie alla “quinta colonna Sergio M”, sta andando a farsi benedire; ergo, milioni di posti di lavoro delle attività produttive principali tra indotti e sotto-indotti sono andati, vanno e stanno per andare in fumo. E' chiaro quanto estremamente lapalissiano che, continuando così, presto ad esser colpiti saranno i lavori nel pubblico impiego, che farà fatica sempre di più a mantenersi sui livelli e sui numeri attuali per mancati introiti da produttività nelle pubbliche casse. È probabile che presto arrivino anche grandi tagli per questo enorme serbatoio di posti di lavoro e già ne abbiamo avuto il sentore nella scuola e nella sanità, ma ciò francamente sembra solo l'inizio di una lunga dismissione di capitale umano del settore in questione. In più, né un presunto governo di Sinistra con a capo Bersani risolverà questi seri problemi messi in evidenza, al massimo li potrà contenere, ma limitatamente; né tanto meno un governo Berlusconi, per chiara endemica incapacità, alquanto già ben comprovata e dimostrata, e né un futuro governo Monti.

L'Italia mostra dunque in prima linea l'annoso dilemma globale di un capitalismo occidentale arrivato ormai all'aut aut. Ossia, apertis verbis, che si vada, per un verso, sempre più verso forme diverse di capitalismo che attuino, grazie alle politiche di futuri e lungimiranti governi occidentali, forme di redistribuzione della ricchezza, ad esempio forme di capitalismo partecipativo e sociale, e che si vada verso una ridistribuzione equa della fiscalità finanziando così lo stato sociale; oppure, per un altro verso, che tale capitalismo si arrocchi sempre più verso un maggiore disimpegno capitalistico nei confronti dei propri paesi di origine, che vedranno così i grandi gruppi multinazionali occidentali in primis, ma anche medio-grandi aziende, svincolarsi sempre più nei loro medesimi confronti - dopo averne saturato i mercati e ad avere incamerato enormi profitti - e spostarsi sempre più con la loro attenzione e la loro azione verso i grandi mercati dei paesi emergenti e non – cosa che già sta brillantemente avvenendo - delocalizzando dapprima la loro produzione o una parte cospicua di essa, e poi, continuando a farlo, creando così anche così potenziali mercati.

Facendo così, continueranno la loro politica distruttiva per quanto riguarda lo statu quo economico e sociale dei paesi di provenienza, ma si assicureranno così la loro progressiva scalata verso ulteriori poteri economici, finanziari e politici anche in altri continenti. E già, perché quanto è avvenuto e sta avvenendo in Italia così come in varie parti d'Europa, è avvenuto solo perché la politica si è sottomessa alle lobby e allo spietato liberismo predicato e messo in opera da queste. Il caso più lapalissiano? Il PD – ex PCI, ex PDS – dopo il crollo del muro di Berlino! Il pacchetto Treu, varato dal governo Prodi-D'Alema ne è uno dei più pragmatici esempi.

In passato mi è capitato di dover etichettare i grandi gruppi multinazionali come enormi “alveari alieni” che sfruttano, saturano e ripartono lasciando gli “indigeni” del luogo con una mano davanti ed una dietro, e a come vedo, la designazione calza a pennello, ma la cosa ha trovato anche delle “quinte colonne”, dei “complici in loco”; infatti, non a caso mi è anche altresì capitato di dover designare il signor Monti come l'uomo del “System Reloaded” ossia il “ripristino del sistema”, ed è quello che è avvenuto, almeno in parte, ma come già allora dissi, nessuna politica sociale ne sarebbe seguita ma solo un semplice “reset” per far tornare la finanza a far soldi. E ciò è avvenuto? Molte cose sono più che certe: il sistema finanziario italiano non è ancora collassato, le aziende delocalizzate non hanno trovato nessun tentativo politico di adeguato reinserimento sul territorio, neanche defiscalizzando aree al Sud come al Nord, facendo così ripartire almeno il reimpiego, né i capitali hanno smesso il loro esodo verso i paradisi fiscali, grazie alla completa assenza di alcun tentativo legislativo, né si è vista alcuna azione politica a riguardo da parte dell'uomo di Goldman Sachs.

E allora, nel frattempo, qualcuno, visto l'andazzo, giacché le forze fisiche ancora reggono, ha pensato di riprendersi ciò che era suo di diritto, ossia la presidenza di un partito che solo gli illusi più cretini pensavano esser democratico. Quello che non è suo, e non lo sarà mai più è il posto di premier, tuttavia il kainano ha fiutato di nuovo il piatto ricco e soprattutto l'incapacità dei suoi lacchè di rimpiazzarlo adeguatamente, e lui subito, in barba alla coerenza – parola che gli è sconosciuta – non ha esitato ad annullare primarie e secondarie per rientrare in grande stile. Il rischio? Pur non vincendo, rischia di gettare l'Italia ancora di più, ed a danno della sete di politica vera, in un eterno paludoso passato, il che è peggio di qualunque altra soluzione. E la cosa potrebbe risultare alquanto verosimile visto che sia a sinistra che a destra il "nuovo" è avanzato. Ed intanto il capitalismo gode il suo costante predominio e troneggia sulla crisi.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.165) 11 dicembre 2012 14:31

    Ebbene sì: la lucida e voluta incapacità del governo Monti; di questo si parla, non di molto altro.(in sè la frase vale tutto l’articolo). La politica liberista di Berlusconi e di mezza Europa l’ha proseguita Monti ne più nè meno. Differenza? il guitto Berlusconi sostituito dal Professore con l’aplomb della persona seria.....è tutto. Finanza, multinazionali, Banche e banchieri, non vanno disturbati, ne va del futuro economico del Paese!!!!!....

    Si dirà però che in altri Paesi, Francia, Germania, Austria, Olanda, Scandinavia, il drastico impoverimento della classe media-medio bassa, delle colonne portanti della Società Europea: Scuola, Sanità,Servizi Sociali, sostegno a classi disagiate e studenti, non è avvenuta: colpa dei partiti italiani tuoniamo scandalizzati (e noi, fra poco, voteremo per bandiera e non per provata capacità, lealtà, onestà).

    La risposta è: Altrove è impossibile provare: chi lo facesse perderebbe le elezioni in un batter d’occhio. Certi diritti, e doveri, non si toccano.

    E’ il cittadino a decidere... certo, prima bisogna essere cittadini.

    Enzo

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