• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > LuxLeaks: Ue tra interessi del "particulare" e credibilità

LuxLeaks: Ue tra interessi del "particulare" e credibilità

L'Europa unita è stata un sogno per molti pensatori del passato. Ma questa Ue - e l'inchiesta "LuxLeaks" ne dà ulteriormente certezza mettendo in evidenza il "caso Juncker" - è nella realtà ormai qualcosa di diverso da quel sogno: oltre ad esser un'unione federale economico-monetaria sic et sempliciter, essa dimostra di esser niente altro se non una schiera di Stati allineati su alcune politiche economiche sancite da trattati, ma per il resto è "quasi" il nulla. Fermo restando che di "federato" vi sia ben poco, dogane unificate per spostare merci liberamente e senza dazi, moneta unica senza bisogno di cambi e costi, ed ora - come d'altronde prima! - anche paradisi fiscali, il quadro è quasi completo, e le Lobby europee economico-finanziarie ed industriali son servite con annesso e connesso implicito assenso a delocalizzare produzione, a spostare liberamente capitali, nonchè di "esportare" la propria fiscalità dove meglio gli aggrada.

Nel bel mezzo dell'ultima truce guerra mondiale, due intellettuali al confino, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, misero giù un documento: il cd. Manifesto di Ventotene. Ciò gettò le basi di quel sogno che con i trattati di Roma divenne un'idea concreta. Ed ora, invece, lontani anni luce da quel mirabile portentoso sogno, degno di uomini di altri tempi, quello che in molti abbiamo sostenuto per lungo tempo è venuto fuori a dimostrare la palese ipocrisia di un sistema che ha assunto una piega totalmente errata ed antitetica a chi lo ha fondato: all'apice di ciò brilla la nefasta stella di un paradiso fiscale nel cuore fondante della Ue, ossia il Lussemburgo. Il suo ex premier, Primo ministro dello staterello per 20 anni, è ora a capo del più alto ufficio della Commisione Ue. Un caso?

Cantava Toto Cutugno nel 1992: “Insieme, United United Europe … sempre più liberi noi, … dammi una mano che prendiamo il volo” … Bellissimo pezzo dedicato proprio alla Ue come unione europea di quello che doveva esser il futuro imminente di quegli anni radiosi – o almeno oggi in molti li percepiscono così. Nel 1992 quelli della mia età andavano ancora alle superiori, e questa canzone ci fece sognare per davvero. Sicuramente però, da un po' di anni a questa parte, in molti casi e in piena libertà, il volo lo hanno preso i capitali di parecchie aziende europee, ed italiane nella fattispecie, proprio verso il Lussemburgo, mentre la società europea proletaria e medio borghese si è impoverita sempre più in molti Paesi membri Ue. In Italia, in primis, la pressione fiscale è salita alle stelle, mentre tante aziende, clientes della politica, "esportavano" la loro fiscalità, ergo PIL sottratto allo Stato, che per compenso ha fatto sempre più gravare la morsa sugli altri contribuenti non eludenti o/e non evasori.

E restando sull'Italia, parafrasando il pensiero del M5s: a che serve riunire in Commissione Finanze i più alti ufficiali della Guardia di Finanza, il gota dei funzionari del Ministero dell'Economia congiunti a strapagati dirigenti dell'Agenzia dell'entrate per ribadire la più netta e decisa determinata continuità nella lotta contro l'evasione, quando grandi aziende italiane e Multinazionali operanti in Italia frodano il fisco ricorrendo a paradisi fiscali nel cuore dell' Unione europea?

Ci scappa solo da ridere!

Poi, se la Ue insiste che l'evasione fiscale sia una piaga da combattere senza 'se' e senza 'ma', benché ai suoi più alti vertici sieda un uomo che in qualità di Primo ministro del Lussemburgo abbia avallato i comportamenti illegali e non di aziende multimiliardarie - 340 multinazionali accertate, 31 operanti in Italia, tra le quali Intesa San Paolo, Unicredit, Finmeccanica - le quali, sottraendo entrate fiscali al fisco dei rispettivi Paesi, abbiano concluso con il Granducato accordi segreti, che così facendo abbiano altresì ivi dirottato flussi finanziari enormi in cambio di una pressione fiscale bassissima, ah beh, allora è il caso di non ridere più, ma di piangere per davvero.

E pensare che durante e dopo la crisi – che ancora continua per i poveri cristi – gli Stati europei si sono indebitati ancora di più, facendo crescere per l'appunto il debito pubblico, per garantire la salvezza di banche piene zeppe di titoli tossici e derivati - che loro avevano comprato conoscendo i rischi. Nel frattempo, centinaia di aziende unite a Multinazionali hanno invece continuato a fare i loro porci comodi in Lussemburgo ed altrove; infatti, certamente non è l'unico staterello della cuccagna, membro Ue, per miliardari affaristi lobbisti e, soprattutto, evasori – aziende ed imprenditori/prenditori singoli.

Dopotutto, come riferisce Euronews, questa è una cosa che tutti sapevano: un banale “segreto di Pulcinella, ma che potrebbe, verosimilmente, non esser il solo. Perché a pensar male, il più delle volte, ci si azzecca!

I grillini, riferendosi a Monsieur Juncker, puntualizzano: “Con quale credibilità si affida il rilancio dell'Ue a chi ha per 18 anni favorito la grande evasione internazionale?

Come dargli torto! Il guaio è che se si andasse ad indagare un po' su tutto lo establishment della Ue, rimarrebbero probabilmente in pochi quelli capaci ai quali si potrebbe dar loro credibilità alcuna.

Scrivono ancora i pentastellati: “Il paradiso può attendere? Forse, ma quello fiscale no, va smantellato quanto prima. E l'Europa deve affidarsi a mani diverse se non vuole fare una brutta fine.”

Il punto è: a chi?

Se questa Ue è da rifare, chi e come la rifarà?

Questa è la domanda da un milione di dollari. In una Ue dove le leggi europee consentono la concorrenza fiscale tra Stati - infatti il fisco è una delle tante cose non federate - unione dove tra i suoi centri di potere, ossia bruxelles e Strasburgo regna sovrana la più bieca cecità, quando non compiacimento di come le cose funzionino però magnificamente bene solo per le Lobby economiche intranazionali, intereuropee e Multinazionali, dove, come dice Luigi Vicinanza su L'Espresso "l'Europarlamento (è) come una sovrastruttura ingigantita quanto inconcludente del nostro più casalingo Montecitorio". La cosa sembra significare che la Ue sia in buona dose come l'Italia, ossia un luogo dove la politica ha ceduto il passo all'economia ed a gruppi di potere. Un continente dove sembra non defilarsi all'orizzonte nessuna classe politica europea seria, capace, empatica e, con molta probabilità, senza esser al soldo di nessuna lobby.

Scrive ancora Vicinanza: "Anatra zoppa Juncker resterà probabilmente al suo posto per non turbare, per ora, gli equilibri faticosamente raggiunti nella spartizione del potere continentale."

Ad ogni modo, ritengo che neppure se Juncker si dimettesse il problema sarebbe risolto - troppo facile. Forse la Ue salverebbe la faccia, ma non la sua credibilità di fatto pratico e non rifonderebbe certamente neanche lontanamente la sua politica, o sub-politica a questo punto; essa rimarrebbe asservita ai gruppi di potere economico intranazionali ed intereuropei che talvolta bypassano la Ue ed i suoi Stati membri, talvolta li sovrastano. Sarò banalmente semplicistico: questa sub-politica internazionale europea è rivelata molto bene quanto lapalissianamente dalla prevalenza della Germania in campo intereuropeo ed intercontinentale in confronto ad altre realtà politiche europee di altri Stati membri Ue. La Germania sembra - a mia personale opinione - conservare ancora una forte politica nazionale che è altresì forte guida economica, non essendo fatalmente troppo asservita a gruppi di potere e di pressione. Altrove questi la fanno da padrona: l'Italia ne è l'esempio più stridente.

Questo indebolimento politico nazionale manifesta e determina una notevole incapacità a portare avanti una politica internazionale, essa pertanto risulta molto squilibrata a confronto con quella di altri Stati che non soffrono lo stesso problema, o almeno non nella stessa misura altrove in Europa, dove più, dove meno. Da ciò, dunque, la prevalenza politica della Germania rafforzata dall'incapacità altrui. Il tutto provoca dunque squilibrio, frammentazione, incostanza ed inconcludenza della politica comune europea, velata di troppe incongruenze, inquinata in ogni ambito nazionale - in diversi gradi nei diversi luoghi - da infiltrazioni spesso non politiche ma troppo "economiche" e foriere di interessi non proprio nazionali, figuriamoci intereuropei e comunitari.

In una Unione europea dove ci sarebbe veramente bisogno di una forte spinta etico-pratica verso il benessere di tutti i popoli della Ue medesima, quindi verso il bene comune europeo, il "caso Juncker" mette in evidenza il grande male del progetto europeo ancora in fieri: un progetto che ha intrapreso ormai da tempo svolte troppo "particulari" di guicciardiniana memoria, legate ad interessi di gruppi economici "privati" e quando va bene "nazionali", ma spesso cozzanti contro gli interessi di tutti i popoli Ue, che dovrebbero esser i veri detentori della sua sovranità e non gli spettatori, quando allibiti, quando ignari quanto stralunati, di affari tra compari.

L'impasse più grande di questa Ue è la sua classe politica; questa viene il più delle volte da Stati, o da "corporazioni" economico finanziarie (Mario draghi docet), e spesso ha alle spalle grandi "compromessi". Questi a loro volta sono delle vere e proprie scogliere per un' umana funzionale completa federalizzazione della Ue, capace di aspirare al miglior futuro del continente medesimo, un'Unione non più schiacciata tra le Potenze euroasiatiche e quelle nordamericane, ma che viva di fulgore proprio.

Superare quest'impasse, senza disfare ciò che di buono ed utile è stato raggiunto, è la vera sfida che ci attende!

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità