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Il capitalismo finanziario mondiale e il reset del sistema

L'insediamento “coatto” del professor Monti al più alto scanno del Parlamento italiano dimostra senza ombra di dubbio che la politica è ormai tenuta in scacco da poteri fortissimi, non proprio democratici né tanto meno eletti. Inoltre, nei giorni seguenti alla nomina, la situazione europea nei mercati mondiali ha altresì messo in evidenza che il vero interesse della finanza internazionale speculativa - e non - giace nella zona euro, non in un paese specifico. Accelerare l'indebolimento della U.E., non per farla cadere, ma per farla arrivare ad un punto di ripristino - senza compromettere la sua stessa sopravvivenza – sollecitando l'intervento di poteri extra-politici, potrebbe essere la chiave di volta che ruota attorno a tutta questa ultima parte della crisi, per poi rilanciare l'Europa sotto l'egida della finanza mondiale rediviva per far ripartire le economie e i poteri finanziari mondiali e per ricominciare a fare, non grandi, ma grandissimi profitti, soprattutto senza alterare lo status quo di questo capitalismo.

Mentre la classe politica applaudiva al proprio fallimento, in molti hanno esultato quando questo governo si è insediato; molti hanno applaudito dicendo: “Finalmente un governo di gente competente!”. Tuttavia, ci sono delle note a margine che è cosa buona tenere nella debita importanza.

Dal discorso del neo Presidente del Consiglio emerge la chiara intenzione di far uscire l'Italia da un'impasse economica e finanziaria in cui un governo di gente inadatta a governare l'ha cacciata e, cosa peggiore, nella quale l'ha fatta anche perdurare per palese e scocciante incapacità di varare qualunque riforma o qualsivoglia provvedimento, mettendo così, da un lato, a rischio l'unione monetaria europea, da un altro, la stessa finanza mondiale. É chiaro che l'obiettivo degli stessi speculatori non è far crollare il sistema Europa e che molti paesi dichiarino default non pagando il debito, ma che lo status quo continui in modo ottimale, con la finanza che “mieta” i propri lauti raccolti a tempo debito. Poi, Parlando della peggior finanza: obiettivo della speculazione non è distruggere il sistema, ma sfruttarlo fino all'osso senza perdere i propri investimenti; un po' come un carillon che per suonare ha bisogno di essere ricaricato (e non scassato) per suonare ancora.

Dal 2008 in poi, con il prolungarsi della crisi, sono venute fuori situazioni di rischio e di vizio che hanno messo la finanza mondiale in una guardia perenne. Bilanci nazionali falsati, paesi che hanno in loro germi generatori di crisi successive. Tutto ciò ha destabilizzato la finanza ancora di più. Il capitalismo finanziario è dunque arrivato ad un bivio: non ci può essere sopravvivenza di questo modo di fare finanza e profitti – ergo di questo capitalismo - se un “marzo 2008” è sempre dietro l'angolo ogni mese. Gli indici, che segnano dopo tutto gli andamenti delle varie economie, rischiano di rimanere a livelli altalenanti senza far ripartire la finanza. E se non riparte è perché il motore vero della finanza, che è l'economia, è in stallo. Quindi troppe economie in stallo nella zona euro hanno compromesso il “reload” del sistema; da qui grandi poteri economici e finanziari esterni sovranazionali alla politica - come la BCE - hanno fatto, in modo diverso, pressioni affinché ci fossero scossoni ai vertici di paesi che avevano delle élite politiche, seppur allineate a poteri finanziari nazionali, insediate stabilmente, ma senza la capacità di concludere un bel niente; exempla per antonomasia è stato il governo di Berlusconi. Emerge in tutto ciò l'incapacità di una certa politica verbosa, inconcludente, adagiata sugli allori dei propri privilegi e dei conflitti di interesse a competere con un capitalismo lungimirante, che ha esigenza di salvaguardare il proprio futuro, la propria capacità di continuare a fare profitto con la molla del carillon sopra illustrata, infine, preservare la propria legacy.

Niente di più pericoloso per codesto capitalismo avere delle quinte colonne inconsapevoli inserite nel bel mezzo del proprio sistema; donde un potere catalizzatore per salvare un capitalismo finanziario minacciato da movimenti popolari capillari ad ampio raggio e sostegno nell'opinione pubblica mondiale stanca di un modello finanziario-capitalistico che l'ha impoverita. Non sono complottista, ma vedo in queste operazioni di pesante ingerenza nella sovranità popolare di Italia e Grecia dei tentativi molto forti di stabilizzare non solo la zona euro ma tutto il capitalismo finanziario mondiale arrivato all' aut aut. In ciò è indicativo il comportamento della speculazione – anche mirata e diretta da grandi gruppi finanziari – contro altri paesi dopo che la situazione italiana è passata nelle mani di Mario Monti. Infatti, nei giorni successivi al suo insediamento, si sono succeduti ripetuti attacchi alla Francia e alla Spagna; sicuramente non mancheranno attacchi all'Irlanda e al Portogallo nei prossimi giorni.

Sembra che l'imperativo categorico di questo pensiero finanziario sia stabilizzare le zone in allarme, per rendere sicuro il rilancio delle economie della zona euro, per far ripartire l'economia e la finanza con un grande reset. Reset, intuito e sfruttato anche dalla grande speculazione - pro e selvaggia – da qui tutti concorrono all'arrivo al punto di ripristino con attacchi ripetuti e rischiosi per accelerare i cambiamenti e gli interventi da parte di forze esterne.

Il governo Monti non è, solo, un governo di salvezza nazionale, ma un'operazione, tra tante simili, miranti a salvare la zona euro e soprattutto lo status quo di un certo capitalismo europeo e occidentale, che dopo questa crisi vedrà nuove situazioni, con PIL nazionali decurtati in parte da introiti prodotti prima in loco, ora, per effetto di delocalizzazioni, all'estero; in parte rimpinzati da
tagli al welfare e ai sistemi pensionistici e alla reintroduzione di nuove tasse. Le aziende quotate nelle borse di mezzo mondo, invece, si sono rigenerate, anche se hanno perso gran parte della loro capitalizzazione, in gran maggioranza hanno speculato sulla crisi, licenziando, delocalizzando, ristrutturandosi e pronte a ripartire, magari con gran parte della produzione disclocata altrove e con nuovi business plans. L'economia in parte è pronta, la finanza anche, chi ha dimostrato in tutto ciò di comportarsi come un bambino down è stata la politica di alcuni paesi... Berlusconi docet.

In tutto ciò i più deboli hanno pagato e continueranno a pagare.

Però, non proprio tutto quello che farà questo neo governo sarà negativo, tuttavia, soprattutto, toglietevi dalla testa che toccherà la casta o che la smantellerà, né tanto meno che ci sarà un' “uscita a sinistra” ridistribuendo la ricchezza. Indicativo di ciò è la mancata citazione nel discorso di Monti della riforma della legge elettorale, 'conditio sine qua non' per iniziare a “scassare” la casta e mandare in parlamento persone nuove, veramente elette dal popolo. Né tanto meno, per esempio, nel discorso del Professore, c'è stato un aperto accenno all'evasione fiscale di un certo capitalismo d'alta sfera che ricorre a società off-shore e paradisi fiscali che tante entrate toglie al Paese. A buon intenditore…

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