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I tempi moderni e le multinazionali

L’economia globale è ormai il campo di battaglia di grandi gruppi multinazionali che si spartiscono il mercato e le sfere d’influenza in una lotta spietata per il predominio economico e dunque anche sociologico - sotto certi aspetti. Ma tali grandi corporazioni, con i loro piani di espansione e sfruttamento dei mercati, finalizzati alla crescita del loro potere, sono eticamente, sociologicamente e ecologicamente sostenibili in piani economici nazionali e internazionali a lungo termine? È indubbio che, pro tempore, esse hanno apportato, in larga parte, reali cambiamenti socio-economici e benessere alle società che le hanno ospitate, anche se il caso Fiat e altri casi, anche all’estero, iniziano a mettere in evidenza il loro vero volto. Ossia l’utile finale delle compagnie, rapportato al danno sociale, economico e ambientale finale. È chiaro che l’ultimo incomincia a stridere notevolmente con il primo, ed in tutto ciò emerge la totale inadeguatezza di queste corporazioni nel fondare insieme alla politica un modello economico planetario stabile e avulso da leggi legate unicamente al profitto.

Tutto sembra svolgersi come in un romanzo di fantascienza dove si racconta la storia di alieni, che muovendosi da pianeta a pianeta, traggono la loro sopravvivenza e l’incremento della loro evoluzione assimilando ed estraendo tutte le risorse del malcapitato pianeta di turno fino a renderlo sterile e inutile. Così facendo però sono costretti a cambiare mondi all’infinito, distruggendo tuttavia un’infinità di civiltà e di forme di vita. Per fare ciò, alle volte arrivano come amici degli indigeni di quel mondo, come portatori di alta tecnologia e di benessere, proponendo un nuovo modo d’intendere la vita. In realtà il loro scopo è di raggiungere il loro obiettivo: incrementare, a svantaggio del mondo da loro occupato, il benessere del proprio “alveare”.

 

Il loro obiettivo primario è quello di avere il massimo profitto nello sfruttare il mondo in questione. Crescere ed espandere il proprio potere è lo scopo della loro esistenza, per espandersi verso nuovi mondi, non raggiungibili con le attuali possibilità e risorse. Per crescere dunque, hanno bisogno di sfruttare al massimo ogni più piccolo dettaglio della catena di produzione che loro stanno per mettere su, utilizzando gli indigeni del mondo colonizzato. Con la chimera che il mondo da essi aiutato raggiungerà livelli di civiltà mai raggiunti prima, allacciano profonde relazioni d’interesse e di potere con la politica dei locali, e poi, forti di questa fiducia, iniziano ad arruolare indigeni, facendo credere loro che quanto da loro proposto è la soluzione a tutto quello che loro stavano aspettando. In realtà sono solo schiavi-utenti di quello che loro stessi si accingono a produrre, il cui benefattore finale sarà solo l’alveare degli alieni medesimo. Va bene, quindi, concedere agli schiavi regole e pseudo diritti - che essi s’illudono di aver conquistato, ma che sono stati concessi loro con dovizia e calcolo - allo scopo di incrementare la consapevolezza che il sistema instaurato dagli alieni funziona, e la fiducia di tutta la casta degli schiavi che giocherà un ruolo importante nella trasformazione delle risorse in ciò di cui ha bisogno l’alveare.

I decenni passano, gli schiavi-utenti hanno notevolmente migliorato il loro livello di vita, ma sono divenuti strettamente dipendenti da quel sistema creato ad hoc dai loro padroni de facto, intanto nuove generazioni di locali sono entrati nelle file al servizio degli alieni, dai quali ormai non si distinguono quasi più. Tutto sembra procedere bene; per gli alieni, perfettamente integrati quasi come primi inter pares, il mondo da sfruttare è ancora ricco di risorse e possibilmente ancora sfruttabile, e poi, dopotutto, non sono ancora stati fatti i preparativi per la partenza, gli “esploratori” non hanno dato in passato indicazioni utili su possibili altri mondi che potrebbero ospitare il loro alveare. Le cose sono andate bene oltre ogni speranza, in questi decenni, l’alveare alieno è cresciuto, si è ingrandito; essi, grazie al lavoro degli schiavi-utenti, hanno notevolmente potenziato e ingrandito la loro struttura. In tutto questo periodo hanno acquisito enormi quantità di rifornimenti, migliorato le loro tecnologie e acquisito ingenti quantità d’ informazioni. Essendo poi ancora di più entrati negli apparati di potere dei locali, hanno sollecitato gli apparati della politica indigena a dare loro sovvenzioni e più spazio per poter agire a discapito di altri alveari di alieni che fruttano altri mondi.

Tutto cambia però quando altri mondi, prima inaccessibili e ostili, iniziano a mutare e ad evolversi, divenendo più appetibili e accessibili, mentre quello dove l’alveare degli alieni è situato incomincia ora a divenire sterile e vecchio. L’alveare deve muoversi; bisogna iniziare i piani di evacuazione per insediarsi in quei nuovi mondi, da dove ricominciare, ma non come prima, questa volta con possibilità maggiori. Bisogna liberarsi degli schiavi locali, sempre più schiavi ma sempre meno utenti, divenuti parassiti per l’alveare, dato che ormai gli obiettivi sono stati raggiunti … un laccio ormai consunto e inutile di cui liberarsi al più presto. Per fare ciò, i diritti degli indigeni devono essere revocati, lentamente e con intelligenza: le regole date loro, sono ora divenute un intralcio. In breve con escamotage, scuse e ragioni varie iniziano a far pressioni sulle autorità politiche affinché revochino le leggi e le regole che essi stessi avevano acconsentito di instaurare, lasciando gli schiavi a se stessi, privi di qualunque necessario sostegno. Essi ormai non servono più agli alieni, i quali all’inizio sembravano i portatori di luce in quel mondo dove avevano stabilito la loro piccola cellula. Ora il risultato è chiaro: gli schiavi-utenti, sono solo sopravvissuti, essendosi anche legati in modo univoco agli alieni, i quali, invece, sono cresciuti e divenuti potenti in misura esponenziale, sfruttandoli. Tutto quello che gli indigeni sembravano aver guadagnato, si consuma ora nelle ristrettezze in cui l’alveare, insieme ai poteri ai quali si è legato, li sta ricacciando, in un mondo sfruttato, sterile e vecchio, che a breve, quando gli invasori se ne andranno, ritornerà sicuramente a stadi ben peggiori di quelli iniziali.

È chiaro che non si può generalizzare, tale racconto sembrerà strano o in qualche modo iperfantastico, che non può corrispondere interamente al vero, cionondimeno il comportamento ascritto alla specie aliena sembra sempre più paragonabile a quello di certe multinazionali. Quello che conta è ciò che l’azienda ricava come utile alla fine del processo, il resto non conta. Non sono un economista, non voglio entrare in dettagli che qui sarebbero lunghi da spiegare - e umilmente parlando, non so se mi ci posso cimentare - ma non ci vuole un genio a capire che siamo arrivati ad una soglia, oltre la quale bisognerà fare scelte dolorose se si vorrà cambiare in meglio questo stato di cose, altrimenti, tutto ciò che ci rimane è l’inesorabile regresso.

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