Migranti di oggi, ebrei di ieri
Enrico Deaglio torna su Il Venerdì di questa settimana con un articolo di intelligente “connessione” storica, dal titolo esplicativo: “Gli immigrati di oggi come gli ebrei in fuga dalle persecuzioni naziste”.
Fatte le debite differenze - non tutti gli attuali migranti fuggono dalla morte certa (ma alcuni di sicuro sì) - c’è un evidente nesso tra ciò che accadde agli ebrei europei negli anni del nazismo e quello che succede oggi: il respingimento cinico che tanta parte dell’Europa oppone a chi ha solo la colpa di cercare legittimamente una vita migliore.
Enrico Deaglio ricorda un fatto relativamente poco noto nella storia dell’antisemitismo: la conferenza di Evian in Francia che fu convocata nel luglio del ‘38 su iniziativa del presidente Roosvelt, con l’intento di affrontare il problema della gran massa di ebrei che voleva fuggire dalla Germania dove erano già in vigore da tre anni le leggi razziali; circa mezzo milione di persone, in quel momento, ma poco dopo diventarono milioni in cerca di scampo dall’intera Europa nazistificata.
Le nazioni del mondo riunite ad Evian elaborarono un concetto molto semplice, ben riassunto dalle parole del rappresentante australiano: “Non avendo problemi razziali, non desideriamo certo importarli".
Sulla falsariga del cinico politico d’oltreoceano tutti gli stati presenti si rifiutarono di accogliere nuovi profughi; mentre gli Stati Uniti contingentarono gli ingressi a 10mila unità l’anno e gli inglesi si limitarono ad accogliere alcune centinaia di bambini (ma contrastavano nello stesso tempo la fuga degli ebrei verso la Palestina mandataria), solo la piccola Repubblica Dominicana del dittatore Trujillo si dichiarò disponibile ad accogliere 100mila fuggitivi. In pratica poi furono molti meno, ovviamente, ma almeno quelli che arrivarono si salvarono.
Questo ci insegna la storia, e sappiamo quanti furono ridotti in cenere per il cinismo e la tracotanza dei rappresentanti della maggior parte del mondo. Sia di quello "libero" che di quello comunista.
Oggi si parla di un problema apparentemente irrisolvibile per alcune decine di migliaia di profughi dall’Africa e dal Medio Oriente, tanto quanto ieri si parlava di un problema "irrisolvibile" per gli ebrei europei. Poi la soluzione si trovò e fu "finale".
In noi occidentali esiste ancora quella stessa orribile prevenzione, quella stessa orribile grettezza che costò agli ebrei milioni di vite pochi decenni orsono, ma paesi ben più piccoli della civile Europa, e di sicuro più sprovvisti di mezzi e possibilità, ne accolgono già centinaia di migliaia; basti pensare al Libano e alla Giordania.
La situazione attuale nel Vicino Oriente e in Africa andrà probabilmente deteriorandosi, per i tanti problemi politici ed economici lasciati incancrenire da anni (e spesso provocati ad arte); fra poco potrebbero essere forse milioni le persone che tenteranno di mettersi in salvo.
Da noi non ci saranno le risorse per accoglierli tutti, viene detto da una classe politica imbelle ed ampiamente truffaldina.
Ma in realtà le risorse ci sono; sono nelle mani di quel 20% di popolazione italiana che detiene il 62% della ricchezza nazionale o, se preferite dati ancor più sconvolgenti, di quelle 85 persone (ottantacinque) che possiedono la stessa quantità di ricchezza della metà più povera dell’intero pianeta.
Ricordiamoci queste cifre prima di dare retta a quelli che parlano di "impossibilità". E poi ricordiamoci anche della Conferenza di Evian, luglio 1938, e di quello che significò.
Foto: No Border Network/Flickr
Commenti all'articolo
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox