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La tappa del secolo e l’impresa di Quintana. Ora chi gliela toglie la rosa?

"Oggi tutti quelli che sono arrivati all'arrivo sono dei campioni, dal primo a chi arriverà tra tre quarti d'ora". Le parole più belle e azzeccate provenfono da uno dei più giovani del gruppo, Fabio Aru, promosso sul campo capitano dell'Astana. Escono tremanti, a fatica queste frasi spezzettate. Appena passato il traguardo della Val Martello, sopra i duemila metri, i meccanici ed i massaggiatori delle squadre corrono a sorreggere i corridori stremati che vacillano sulle bici.

Il sogno di una tappa con insieme Gavia e Stelvio girava nella stesta degli organizzatori del Giro sin dagli anni '60. Mauro Vegni ed il comitato locale che ha organizzato la Ponte di Legno-Val Martello ci hanno creduto e, dopo la dolorosa scelta di annullarla l'anno scorso, ecco che ieri finalmente hanno regalato al mondo ed alla storia del ciclismo 139 chilometri memorabili. Ok, ci sono state delle polemiche ma a quelle va dato il peso specifico appropriato che, proporzionalmente, è molto basso.

Pronti via, da Ponte di Legno il gruppo parte per il passo Gavia dove lo attende una stradina, in perenne salita, contornata da due muri di neve. Piove, otlre quota 2300 le gocce si trasformano in fiocchi. Tuttavia è il Giro che sta passando, quindi non mancano né gli attacchi dei fuggitivi, né il ritmo sostenuto imposto dalla Movistar (finalmente si fanno vedere!) né tantomeno il pubblico che sarà una costante in tutto il percorso nonostante le intemperie.

Il secondo gigante è con i suoi 2758 metri il valico automobilistico più alto d'Europa, il passo dello Stelvio, cima Coppi dell'edizione 2014. Cadono i fiocchi, la temperatura è sotto zero. Nel fondo bianco dell'alta montagna si intravede una macchietta nera. È Dario Cataldo, abruzzese del team Sky. Ha salutato i suoi compagni di fuga e se ne va tutto solo a prendere la cima più alta toccata da questo Giro. Il tempo di prendere una boccata di aria gelida e poi giù per i 25 chilometri di discesa che lo portano in val Venosta. 

La strada è bagnata ma pulitissima; i responsabili hanno fatto un gran lavoro in questi giorni. Radiocorsa, il canale di informazioni ufficiali della direzione che viene trasmessa in tutte le ammiraglie delle squadre, informa i direttori sportivi che nella discesa saranno presenti delle moto con delle bandierine rosse per aiutare i corridori nel fare le traiettorie in caso di tratti pericolosi. Il problema è tutto qui: Vegni dà questa indicazione per rendere più sicuri i primi otto-dieci tornanti in cui la visibilità era un po' peggiore causa nuvole basse. Alcuni direttori sportivi, con un volo abbastanza pindarico, lo prendono per un annullamento della discesa. È evidente che ci sia stato un fraintendimento e che lo staff della direzione avrebbe potuto esprimersi più chiaramente ma dalle registrazioni delle comunicazioni - tra l'altro trasmesse in diretta dalla Rai e disponibili nel sito della corsa - si evince che nessuno ha mai parlato di safety-car o di neutralizzare la discesa. Tirando le somme un po' di superficialità dei ds più che errore dello staff della corsa rosa.

Il problema qual è? Finita la salita dello Stelvio alcuni corridori si fermano per cambiarsi e mettersi indumenti asciutti, operazione sovolta in gran rapidità nonostante le membra semicongelate dal freddo; altri lo fanno restando in sella, altri non lo fanno per niente. C'è un po' di comprensibile confusione ma in qualche minuto ci si rende conto che il gruppo dei migliori, compatto fino a quel momento si è spezzato: Quintana se ne è andato insieme, tra gli altri, a Rolland, Hesjedal e Rabottini. In questo momento mancano circa 60 chilometri all'arrivo ed il gruppetto del colombiano (sei corridori) ha circa un minuto sul gruppo maglia rosa che diventerà 1'40'' alla fine della discesa, con ancora 20km di pianura e 20km di salita da fare. Questo va ben sottolineato per dare all'incomprensione della discesa il giusto peso specifico.

Perché quello che succede dopo, parliamo di qusi un'ora e mezzo di corsa, è un gran bel numero: Quintana e Rolland mettono a tirare in pianura i due gregari che li hanno seguiti; dietro non riescono ad avvicinarsi nonostante un gruppo molto più folto e con tutti gli altri uomini di classifica.

Cataldo intanto continua a condurre mettendo in mostra tutte le sue abilità da passista. Verrà ripreso dal gruppo Quintana all'inizio dell'ultima salita. Una bella azione la sua che gli ha consegnato la prestigiosa cima Coppi e che, se anche ieri si fosse creato lo stallo tra i big dei giorni scorsi, avrebbe potuto dargli qualche speranza per la tappa stessa.

In ogni caso salendo per la Val Martello Quintana fa quello che aspettavamo sin da Belfast. Prende la salita con un ritmo grandioso e si porta dietro Rolland e Hesjedal. Il francese gli dà un paio di cambi, il canadese lo tura un po' nel falsopiano del lago di Gioveretto, ma grosso del lavoro e del merito è tutto suo. L'ottimo capitano della Europcar si stacca verso i -5km, il vincitore del giro 2012 molla ai 900 metri sulle sulle ultime durissime rampe, quando poteva essere premiato con la vittoria di tappa.

Non alza le braccia al cielo, non ne ha la forza, il capitano della Movistar quando taglia il traguardo. Però ha fatto un'impresa, per quanto partita in modo rocambolesco, dirigendo un'azione partita a metà della tappa. In netta controtendenza con i tatticismi immobili del ciclismo moderno. A lui un dieci e lode, finalmente ha ripagato le aspettative correndo da leader. Ora scalzarlo dalla maglia rosa guadagnata nella tappa simbolo di questa edizione sembra davvero impossibile.

Gli altri, sarò cattivo, ma tutto sommato si limitano a fare il compitino. O meglio il battersi e lo scattare anche nell'ultima salita non è cosa da poco, tutt'altro, ma ai fini della generale poco contano i 30'' che si guadagnano con un attacco negli ultimi chilometri in confronto ai 4 minuti presi da Quintana in un'unica azione devastante partita da lontano.

In ogni caso bene Pozzovivo e Aru (che è salito regolare, al suo passo, ed il cronometro gli ha dato ragione); molto bene Kelderman, subito dietro al lucano nella generale. Confermano il trend negativo pur senza grandi distacchi Majka, Uran Uran (arrivato a 4'11'' da Quintana) e Cadel Evans.

Ora in chiave maglia rosa il capitano della Movistar ha 1'41 sul connazionale. La sua posizione non sembra in discussione data la forza e la condizione fisica in costante miglioramento messa in luce nell'exploit di ieri. Uran Uran ha poi 40 secondi su Cadel Evans: entrambi tutt'altro che brillanti nelle tappe alpine. La lotta selvaggia che animerà le prossime giornate sarà quella per il podio: il nono in classifica, il tenacissimo Hesjedal, ha meno di un minuto di distacco dal gradino più basso. A lottare per il posto ora occupato da Evans (ma anche per la seconda piazza visto che Ciccio Uran non è sembrato proprio un drago) nell'ordine: Pierre Rolland, Majka, Aru, Pozzovivo, Kelderman e Ryder Hesjedal.

Oggi giornata per finisseur in cui i big dovrebbero star tranquilli. Tappa lunga con molti strappetti, una tappa di trasferimento dal profilo più simile a quelle delle colline umbro-marchigiane che a quelle tra le Dolomiti. Ultima occasione per chi ama le fughe e di pretendenti ce ne sono molti. Li troviamo scorrendo al contrario l'ordine di arrivo di ieri. Potrebbe provare a dare un senso ad un Giro abbastanza anonimo per lui e per la Cannondale Moreno Moser. Nel caso di arrivo del gruppo compatto? Nacer Bouhanni è dato tra i favoriti dai bookmakers ma il suo più grande avversario è il Muro Ca' di Poggio ai -10 dal traguardo, uno strappo di 1200 metri con pendenza media a doppia cifra e massima al 18! Difficile che la maglia rossa insieme agli altri sprinter puri resistano. Quindi ecco che torna l'opzione Ulissi o magari anche Ben Swift.

I grandi cercheranno di salvare la gamba per il finale che deciderà questo Giro 2014: giovedì dovranno salire al rifugio Panarotta, venerdì la cronoscalata del monte Grappa e sabato lo Zoncolan. Tra i partenti di oggi non ci sarà Michele Scarponi che ha deciso di abbandonare la corsa rosa per i postumi della caduta di Cassino.

 

 

Foto: Youtube

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