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 Home page > Attualità > Cultura > Il giorno in più - Fabio Volo

Il giorno in più - Fabio Volo

Mi sono chiesta spesso cosa mi attirasse nei libri, cosa me li rendesse così irresistibili, se era solo una questione di storia o anche di "come " venivano scritti, o meglio tradotti, nel caso di libri stranieri.
Dopo avere letto questo libro, avere pianto e riso per l’avventura dei due protagonisti ho capito. La storia ha un suo valore intrinseco, e questa, nella sua semplicità, è coinvolgente, appassionante ed appassionata.

Giacomo e Michela sono pitturati, hanno carattere, pensieri reali, atteggiamenti possibili, in un mare di storie surreali.
I luoghi, le strade, le stanze, le porte, le finestre, le città sono a portata di mano. Non serve nemmeno chiudere gli occhi per coglierne l’essenza. Siamo in un mondo tridimensionale dove anche odori e sapori si impongono, ci catturano e ci fanno realizzare l’esperienza.
Ma oltre loro, ci sono storie e caratterizzazioni così evidenti anche nel background! La figura della nonna forte che diventa, alla fine, bambina e madre e moglie. La mamma, sacrificata, debole, che riacquista il suo ruolo nel momento del dialogo, della maturazione del rapporto madre-figlio, in un passo che sottolinea la necessità della comunicazione come soluzione totale.
L’amica, Silvia, mai così reale e fattibile nelle sue parole e nei suoi comportamenti, nel suo dramma. Spalla del protagonista, potrebbe esserlo lei stessa di una storia parallela.

Un protagonista del mondo, Giacomo, un gustatore di emozioni, un tramite tra il lettore e le milie possibili vite che ci aspettano dietro l’angolo. La semplicità del viaggiatore che si contrappone ai mille problemi che ogni volta ci facciamo nel decidere dove e come muoverci. Il riscatto di una vita che si dava per scontata, l’affermazione del libero arbitrio. 

Tutto vero, in questo libro, l’ultimo, di Fabio Volo, dj, attore e condurre di trasmissioni televisive e radiofoniche, come precisato in terza di copertina.
Una storia entusiasmante, quindi, che impone il suo valore. Peccato. Peccato perché in fase di compilazione perde l’impatto. In periodi e frasi ricche di ripetizioni, in descrizioni troppo "da conversazione" la voglia di andare avanti si affievolisce, sostenuta, come dicevo, solo dalla curiosità. Non convince, ricorda i temi in classe, semplicistici, poco ricercati. Passi il raccontare semplice, senza fronzoli, ma qui sembra quasi di sentire raccontare un episodio da un qualsiasi sconosciuto passato per strada. E’ come se non si fosse preso la briga di rileggere, se non fosse tornato indietro ad alleggerire. Come se scrivesse senza ascoltare.
 
Ma non tutto è perduto. L’autore ci lascia posti reali, indicazioni preziose, ristoranti, bar, nascondigli, luoghi che possiamo vedere, che possiamo ritrovare. E ci regala una colonna sonora degna di essere riportata e ricercata. E tornano tra noi Ella Fitzgerald e Louis Armstrong in Cheek to cheek, Nick Drake (Time has told me), i Pink Floyd, Smokey Robinson & The Miracles, Chet Baker, Roberta Flack & Donny Hathaway, Otis Redding, Billie Holiday, Nancy Sinatra, e così via, tra mille titoli e mille emozioni, passando per Mozart, e arrivando, in altro campo, ai sonetti di Shakespeare.
 
Un tuffo in piena regola in un mondo reale, ma intangibile, appesantito da una prosa che potrebbe dare di più, arricchito da personaggi e luoghi che salvano e conquistano il lettore e la sua voglia di vita.
 
Fabio Volo - Il giorno in più - Ed. Mondadori (I ed. Novembre 2007) - pgg. 287 - Euro 15,50

Commenti all'articolo

  • Di fonte aura (---.---.---.93) 29 settembre 2008 12:18

    Un giorno bisognerà studiare il caso di Fabio Volo. Indagare le ragioni che spingono un ragazzotto di medio talento televisivo alla scrittura di libri vacui, inconsistenti, scritti con una lingua ipermedia e plastificata, zeppi di personaggi-macchietta e buoni solo per una fiction di una televisione sudamericana. Sì, un giorno bisognerà proprio che qualcuno lo faccia.
    Meno Fabio Volo più Walter Siti per tutti!

  • Di Francesco Raiola (---.---.---.56) 29 settembre 2008 12:30
    Francesco Raiola

    Sono d’accordo, se Volo rappresenta la letteratura italiana, stiamo bene! Non si tratta di snobismo, dopo le prime pagine di uno dei suoi libri (non ricordo il nome, ma potrebbe anche essere questo) ho smesso...era più forte di me. Walter Siti, Tiziano Scarpa, ma ce ne sono tantissimi altri che però non fanno tv e quindi...
    vabbè dai...però sarebbe interessante studiarlo sto fenomeno (non volo, ma l’interesse per i suoi libri).

  • Di Isabeau (---.---.---.126) 30 settembre 2008 15:29
    Patrizia Dall'Occa

    Ragazzi che dire, mettersi in gioco è anche questo.
    Fabio Volo è un tipico fenomeno all’italiana. Non so in quanti ci hanno fatto caso, ma, ultimamente, chiunque faccia qualcosa nello spettacolo finisce con lo scrivere un libro (esempio per tutti vedete Allegri, dalla musica alla scrittura il passo è stato davvero breve).

    Certo, ognuno di noi ha qualcosa da dire, e ci piacerebbe poterlo fare liberamente sapendo di avere l’opportunità di essere ascoltati, ma poi parlare di letteratura è tutt’altro.

    Ribadendo quanto detto nella recensione, la storia ha un suo perché, è carina ed originale.... peccato che se non fossi stata mossa dalla curiosità psicotica di capire come possa essere un best seller mi sarei fermata alla sola prima pagina... periodi che faticano, parole ripetute, gergo colloquiale senza ricercatezza... trasposizione di una realtà, immediata, sensoriale.
    Se vogliamo possiamo vedere così il suo modo di scrivere... un esperimento estemporaneo, episodi di vita trasportati all’istante dalla realtà alla pagina scritta. Non c’è azione di correzione, nessun uomo invisibile dietro al pc... solo lui, le sue idee, la sua storia, il suo "lemma".

    Si potrebbe leggere come prova, magari facendosi prestare il libro da chi ha deciso spontaneamente di divertirsi conquesto ragazzo e poi... lanciarsi al suo inseguimento!!!


    • Di Cafenoir (---.---.---.181) 30 settembre 2008 23:00
      Ambra Zamuner

      Io mi chiedo invece come faccia ad aver recitato in film, peraltro niente male... ma purtroppo la sua incapacità ad adattarsi alle sceneggiature anche brillanti, perchè il ragazzo nella recitazione è anche monotono, rende i film insopportabili. In più appena ti accorgi che doppia il panda che fa Kung Fu non vorresti mai averlo scoperto, rovina tutto il resto del film (quello sì è stata una sorpresa).
      Meno Fabio Volo e meno trentenni che cercano di far capire ai trentenni come si è quando si ha trent’anni. E lo sapranno...basta il generazionalismo qualunquista non è più di moda. Scusate se sono andata fuori tema, comunque lodi a te che sei arrivata in fondo, hai tutta la mia stima...

  • Di MrJones (---.---.---.56) 4 ottobre 2008 18:25

    Isabeau va bene quello che dici però il problema è un altro. Si può parlare di tutto e tutti, è anche questa la libertà di AgoraVox, ma bisognerebbe cominciare a parlare anche di altro, di quello che non è già pompato da tutti i media che si appiattiscono su quello che i grandi editori vogliono. Parliamo d’altro, facciamo conoscere realtà che non passano a buona domenica e simili.
    Volo lo guardo anche e va bene, ma leggerlo pure...
    Ecco perché vedo bene la rubrica Musica, please. Di ramazzotti e vasco già ci riempiono il cervello, io cerco altro...
    Con stima

    • Di Isabeau (---.---.---.105) 4 ottobre 2008 23:26
      Patrizia Dall'Occa

      Mr, hai perfettamente ragione, ma è bene vagliare l’interesse dei lettori per non annoiare e poter proporre qualcosa che possa, gradualmente, alzare il livello e condurre per mano anche il lettore meno attento.

      Il prossimo libro in redazione è il primo scritto di McGrath, autore di romanzi gotici, thriller in cui il lato psico ha una valenza portante tale da portare alla riflessione.

      Ma mi interessa la tua critica e il tuo punto di vista. La mi libreria è varia e ampia... lanciami una sfida, la accetto più che volentieri.

      E per capirci... sulla musica va tutto bene, ma Vasco è nel sangue, e perché? perché è un portavoce coerente... modello non direi, ma di sicuro uno dei pochi che vive così come le sue canzoni ti lasciano immaginare... niente ipocrisia, una vita al limite, da accettare o criticare, indubbiamente...

      a te la parola, con stima ricambiata.

    • Di MrJones (---.---.---.56) 4 ottobre 2008 23:50

      da Volo a McGrath il salto è lungo, degno di un Saladino in gran forma...
      insomma, vagliamolo quest’interesse, ma vagliamolo su qualcun altro, ok? :)
      non è questione di sfida, il gusto è totalmente soggettivo, spero che volo non diventi un punto di riferimento della letteratura italiana, come purtroppo sembra avvenire a ogni suo libro.
      Fine di Volo.
      sfide mah, non sono la persona più competitiva al mondo. Stupiscimi! italiani? dai proviamo con gli italiani. Cosa ti piace, che leggi. Cosa legge la gente che legge agoravox?
      Per vasco poi. Mi piaceva quando ero più piccolo, ma non l’ho mai adorato come alcuni miei amici ("è nel sangue" dicono, chissà) e ho smesso definitivamente di ascoltarlo dopo un suo concerto. Non perché l’esibizione non fosse buona, ma perché non era più quello che volevo ascoltare.
      Ma sarà anche questa mia propensione verso un tipo di rock abbastanza diverso. I gusti poi variano e si allargano di giornbo in giorno. Sempre alla ricerca di qualcosa di più bello (ora per esempio è tornato a girare nell’ipod Neutral Milk Hotel, per fare un esempio, o Tunng, ma anche qualcosa di più rock...
      Ma sarà, in fondo ero sempre io quello a cui la i compagni di classe dicevano "ma che cazzo di musica ascolti?" Meno male che crescendo...
      Dai fuori i gusti, è sempre bello scoprire cose nuove

    • Di Isabeau (---.---.---.105) 5 ottobre 2008 00:07
      Patrizia Dall'Occa

      Vediamo, purtroppo ormai sfruttato anche per il grande schermo, eccolo un autore italiano scoperto per caso in una delle innumerevoli fughe in Feltrinelli... Gianrico Carofiglio, nella sua copertina tutta blu, mi ha intrigato per la trama e i personaggi, legati al legal thriller... Senza dimenticare la Fallaci, soprattutto quella dell’inizio, quella di Intervista con la Storia... si vada anche per l’onnipresente Baricco, di cui apprezzo tanto la capacità di giocare e dipingere con le parole, meno il suo salire in cattedra quando non ha nulla di nuovo da dire.
      Erri De Luca? Con lui ho cominciato da "Non Ora. Non Qui." una bella scoperta, ma poi anche lui tende a ripetersi in stili e trame. Coinvolge però, nulla da ridire.

      Di tutti loro ho intenzione di recensire qualche libro, perché non credo che menzionarli sia sufficiente per trasportare il lettore in un mondo così differente.
      E Ammaniti e la Mazzantini? creatori di piccoli gioielli, da collezionare e rileggere, con grande attenzione....

      E’ di poco tempo fa poi la mia presenza alla presentazione di Collodoro di Salvatore Niffoi... soluzione interessante, tra il Camilleri nazionale e il fraseggiare ricercato... un autore che si pone a difesa del dialetto e delle piccole realtà nazionali, non contro la globalizzazione, come di lui hanno detto, ma come sostenitore del fatto che senza le particolarità non c’è più niente da poter valorizzare. Nel suo modo particolare di esporre idee ha centrato un punto cruciale. Se gli autori scrivessero di più nel loro dialetto, chi riuscirebbe più a capirli? e non parlo solo di differenze tra nord e sud, ormai il dialetto sta scomparendo anche tra gli abitanti dei piccoli paesi, la memoria storica si perde... E passando in scivolata, sullo stesso tema, in ambito musicale, è un po’ quello che fanno i Tazenda nella loro scelta di porsi secondo le tradizioni della loro terra...

      mi sono spinta troppo in là? smiley

    • Di MrJones (---.---.---.56) 5 ottobre 2008 00:24

      è proprio con i gusti che non ci si trova...meno male direi...sai che noia altrimenti?
      Mazzantini? Baricco? no, non mi convincono, molto meglio niffoi (grazie a Baricco, però ho letto una delle stroncature più belle, qui: http://www.feltrinellieditore.it/Sc...). Carofiglio e camilleri, ahimé, non li ho letti, men che meno De Luca.
      in compenso come ho accennato Tiziano Scarpa, Raul Montanari, alcune cose di Tommaso Pincio, Gaetano Cappelli, l’immenso Bianciardi, De Silva per tornare a quelli da classifica, Lagioia, "quasi amore" di Cornia per rimanere in Italia. Insoma questo genere qui. L’importante comunque è parlare di libri. Ma se te ne esci con Baricco, non commento più ;)
      Saluti

      PS Saviano lo dò per scontato

  • Di MrJones (---.---.---.56) 4 ottobre 2008 23:59

    Scusa. letture al momento: Rumore Bianco-Don De Lillo
    Viaggio al termine della notte -Celine
    finito da poco Massimiliano Virgilio

  • Di Valerio (---.---.---.242) 18 novembre 2008 20:35

    Forse non sempre per essere dei lettori attenti bisogna leggere romanzi impegnati, se questo libro ha successo è perchè molte persone vi si possono riconoscere e ritrovare nei personaggi pensieri ed emozioni che essi stessi hanno vissuto.
    Ammiro Fabio Volo perchè fa un tipo di intrattenimento non volgare e dozzinale come ne vediamo sempre di più sia in televisione che in letteratura, pur senza essere impegnato e impegnativo. 

    • Di Isabeau (---.---.---.145) 18 novembre 2008 22:25
      Patrizia Dall'Occa

      Sai Valerio, io non ho mai sostenuto che per essere dei lettori attenti sia forzatamente necessario leggere romanzi impegnati... e mi piacerebbe anche capire cosa si intende con "impegnato", ma magari riprenderemo l’argomento.

      Credo però che il momento della lettura sia qualcosa di particolare, come assaporare un buon vino; il leggere richiede attenzione (seppure io sia la prima a sostenere che quando un libro piace me lo porto ovunque, bus compreso), segna lo stacco con il rumore, con la concretezza del mondo. Il libro ci trasporta altrove, deve essere in grado di farci sognare, di rapirci al punto di farci dimenticare ciò che stavamo facendo.
      Un libro è magia che si svela, è un dono di una mente, frutto di impegno, di scelte, di lotte (se sapessi quante volte si buttano via pagine o si perdono proprio quelle idee che erano perfette...).

      Fabio Volo non è così lontano da quello che descrivi come intrattenimento volgare o dozzinale. Le espressioni "colorite " che utilizza, le parolacce disseminate qua e là cui nessuno magari fa caso... sono note stonate.
      Quando parliamo ci lasciamo trascinare, usiamo un fraseggiare comune, appunto, da conversazione, da chiacchiera. L’immediatezza in un discorso è tutto.

      Ma quando si scrive, si ha tempo per riflettere, tempo per decidere, tempo da dedicare alle persone cui quel libro è destinato. Stessa cosa si fa per gli articoli, per le lettere. Più ci si dedica, più chi legge saprà apprezzare. Se io ti scivessi usando insulti o non ponderando le parole sarei "rumorosa", pur volendo trasmettere un messaggio positivo, creerei un muro.

      Il bello del libro è quello di poter raggiungere chiunque. Tante persone cercano di condividere esperienze attraverso la scrittura, passano giorni cercando la strada più indicata. Si appassionano al messaggio originando piccoli capolavori. E non bisogna certo ricorrere a parole o concetti fuori dal mondo. Un linguaggio semplice a volte comunica molto di più che i paroloni di un trattato. Ma... ma semplice non è scurrile, non è descrivere un atto nudo e crudo. Semplice è trasmettere serenamente un pensiero in grado di toccare la mente di chiunque.

      Un abbraccio
      Isabeau

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