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In ricordo

Ho pensato a cosa poter dire, a come poter trasmettere. Il sacrificio, la fede, l’amore, la morte. La speranza.

Ho sentito della notizia alla radio appena sveglia, ho sentito di sfuggita il nome del battaglione, non ho capito. Ho sperato di non aver capito.

Un affetto lontano nel tempo mi ha colpito come un macigno al cuore. Non sono parole sentimentali, ma tentativo di spiegare l’assenza di respiro che mi ha pervaso.

Ho temuto per anni, per ore, ai tempi, di sentire questa notizia. Nessun nome, solo numeri, di persone, ragazzi, morti.

Le ore di angoscia, chiusa in casa senza respirare, senza comprendere. Niente lavoro, niente amici, nulla se non la linea diretta con i notiziari, le Ansa avidamente cercate in rete, per quella maledetta lista.

Poi eccoli, ragazzi con una identità, famiglie, luoghi, appartenenze. E il suo nome non c’è. Il respiro è arrivato e poi lacrime amare di sentimenti contrastanti per aver detto grazie, per aver distolto, per un attimo, il pensiero dai ragazzi che invece lì c’erano davvero.

Oggi, in rete, ho trovato queste parole, scritte da qualcuno che come me ha smesso di vivere, per quegli istanti. Qualcuno che però quel nome l’ha trovato.

Gli ho chiesto il permesso di riportare il suo dolore, perché il sentimento si trasforma, perché il personale possa raggiungere chi ancora trema, chi si sente perduto, chi non comprende, chi accusa e chi si dispera.

Sono i nostri ragazzi quelli che se ne sono andati, non recriminiamo più ma ringraziamoli, in silenzio.

"Grazie Roberto per il sacrificio che hai fatto per l’Italia, per tutelare il sogno di libertà.



Personalmente non condivido l’intervento "pacifico" dell’Italia nei paesi dove c’è la guerra. Paesi la cui cultura è lontanissima dal rispetto altrui e quindi dall’embrione della LIBERTA’. Noi le nostre guerre le abbiamo già avute, il sangue lo abbiamo già versato. Siamo obiettivi troppo facili per chi vuole colpirci, alimentando gratuitamente il fanatismo di persone prive di senso civico, accecate dall’integralismo religioso. Gente vigliacca e nascosta nell’ombra.
Le Guerre Mondiali, in particolare la lotta al nazismo e al fascismo, erano raffigurate da nemici palpabili, visibili.

I talebani, nascosti all’ombra dei civili, combattono una guerra subdola e che soprattutto non ci appartiene. Nei loro attentati salta per aria un pezzo valoroso e glorioso d’Italia insieme a molti civili innocenti ed ignari. Bambini, donne, anziani ma questo, per loro, senza rispetto, va bene.

Per noi italiani no!
Ho avuto un nonno prima soldato e poi partigiano, mio padre era ufficiale durante la Seconda Guerra Mondiale e non credo che avrebbero voluto ascoltare queste notizie.

Abbraccio la tua famiglia, Roberto, con gesto fraterno e con le lacrime agli occhi, mortificato dall’impotenza che mi pervade ora. Sono orgoglioso di essere italiano grazie a persone valorose come te, eroi veri in tempo di pace.

Ma, perdona la mia delusione di essere rappresenatato da una classe politica, indipendentemente dal colore, che nonostante il nostro passato di enorme sacrificio si ostina a mandare al macello ragazzi d’oro, padri di famiglia, amici veri senza offrire loro opportunità concrete di lavoro.

Mi unisco anche al dolore di tutte le famiglie degli altri ragazzi che hanno perso la vita".

Paolo Maria Coniglio


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