• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Gianrico Carofiglio e "Le perfezioni provvisorie"

Gianrico Carofiglio e "Le perfezioni provvisorie"

Gianrico Carofiglio prosegue con la presentazione del suo ultimo libro. Eccolo a Bologna.

Gianrico Carofiglio e "Le perfezioni provvisorie"

Si guarda attorno, sembra emozionato, poi riprende Guccini qualche anno fa proprio a Bari e dice: "Accidenti, siete un bel casino!" In effetti c’è molta gente. E non ha un presentatore, evidentemente è un uomo che non ha bisogno di presentazioni! Al suo pubblico fa una preghiera, quella di comprare il libro per mettere a tacere tutte le critiche cattive che lo vogliono più provvisorio che perfetto. È un Gianrico davvero ironico quello che si presenta stasera. Ci rassicura sul fatto che i libri non li scriva sua madre e che spera di non vendere solo perché fotogenico, come qualcuno ha detto. Tra le tante recensioni ne ha trovata una tecnica (tecnica!) che lo vede ispirato al progressismo buonista. "Me lo spiegate cos’è il progressismo buonista?", chiede al pubblico. "Forse il recensore non ha letto il libro per non farsi dei pregiudizi".
 
Prima di iniziare la lettura di un brano ci mette in guardia sul fatto che non tollererà che si diano dei nomi sbagliati alle cose, perché, citando Rosa Luxemburg, dare il significato giusto alle parole è già un atto rivoluzionario. Una ex prostituta non è una escort, è una ex prostituta. Altra premessa doverosa quella della coincidenza con la cronaca recente che l’ha alquanto infastidito e gli ha suggerito l’inserimento di una avvertenza iniziale al lettore, quella dei riferimenti a fatti e personaggi puramente casuale. Apre il libro e si sistema sulla poltrona ("Comoda ‘sta poltrona!") mentre con le gambe accavallate sfoggia un calzino a righe con tutte le sfumature d’azzurro, se non arrivano domande spontanee mi toccherà interrogare la prima fila.
 
Il capitolo che legge è quello del viaggio dei tre neo laureati – tra cui il giovane Guerrieri – che vanno a Roma per il concorso di magistratura. Legge anche bene ma il microfono è invidioso – forse è di destra – e lo zittisce a tratti e lui: "Così non va, sta facendo scherzi". Pronta arriva una ragazza a sostituirlo. Termina la lettura e la prima domanda quasi scontata è se il personaggio è autobiografico. "All’inizio lui non era me ed io non ero lui ma ora ho deciso – bello questo deciso – che io sono lui così cerco di imitarlo".
 
Come mai tante critiche negative? "Non solo negative, è divertente citare quelle negative, tutto qui".
 
Arriva una domanda tecnica, riprendendo l’arte del dubbio, e il magistrato, che avrebbe ceduto i suoi genitori agli antropofagi pur di fare lo scrittore, semplicemente dice: "I processi si fanno raccontando delle storie".
 
Nel brano che ha letto uno dei tre neo laureati in viaggio si chiama Sergio Carofiglio, quello che più di tutti voleva fare il magistrato e che invece non ce la fa. La mia domanda: L’aver chiamato questo personaggio col suo nome è un vezzo, un compiacimento? Se sì, è delizioso. Ancora: anch’io ho recensito Gianrico, gli chiedo se gli è piaciuta la mia recensione che, a mia volta, è stata criticata per aver distorto l’attenzione dalla storia al personaggio. Ecco. La dicitura iniziale della casualità dei fatti e dei personaggi può essere superflua? È Guerrieri la storia. Non la droga o la scomparsa o la prostituzione. Gianrico sorride e con una bella vanità dice che "Se il Sergio Carofiglio è un vezzo delizioso, allora sì è un vezzo". Ha letto la mia recensione e, sì, la storia si è sviluppata attorno alle conversazioni notturne che dunque "sono la vera storia". Ma ogni lettore legge la sua storia.
 
Perché il suo personaggio è un avvocato? "Si è presentato da solo senza averlo scelto. Ma riflettendo sulle ragioni: ho capito che volevo guardare da un’altra prospettiva un mondo che già conoscevo benissimo. Il vero viaggio di scoperta è avere nuovi occhi".
 
Ma il Sacco, Mr. Sacco, esiste davvero? "Esiste, è socievole e non se la prende mai".
 
L’avvocato Guerrieri si trova bene a Bari? "Credo di sì. Bari è cambiata molto, anche a me piace. E per me ora, scrivendone, è diventato un luogo romanzesco, una esperienza interessante, una relazione sentimentale da cui posso ripartire tutte le volte che voglio".
 
Ha avuto un colpo di fortuna Guerrieri ad incontrare Nadia? "Dipende da chi la incontra, se è qualcuno che abita a Palazzo Grazioli…".
 
Domanda al senatore ("Vi prego, no!", penso), come risponde alla definizione riportata da Curzio Maltese di evento dadaista sulla questione Puglia? "Ognuno la spara più grossa".
 
Bene. Gianrico si prepara a leggere un altro brano. Umoristico. Ci prega comunque di ridere anche se non lo dovessimo trovare umoristico perché "non è carino pensare di far ridere e non far ridere nessuno". Così siamo d’accordo che ad un suo cenno d’intesa dovremo ridere. Ma il brano che legge è troppo divertente in effetti, davvero comico, e di cenni non ce n’è bisogno. Il pubblico ride di gusto all’accento barese e ad alcune frasi tipiche.
 
Sembra soddisfatto Gianrico. Siamo alla fine. Un’ultima domanda. È fortuna avere la stessa casa editrice di Camilleri? "È fortunata la casa editrice ad avere me". Bravo, Gianrico! Autostima e considerazione. Ma non è proprio l’ultima domanda. Una signora s’inserisce e chiede come si faccia a mangiare cinquanta ricci a testa. Si vede che non è pugliese, la signora, o che non è meridionale, "cinquanta ricci si mangiano". E a quando il prossimo Guerrieri? "Bisogna attendere un pochino", quasi scusandosi.
 
Sorridente autografa libri, si fa fotografare, sulla poltrona comoda in bilico sulle gambe accavallate, o anche no, nella perfezione provvisoria di quel momento.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares