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 Home page > Tribuna Libera > Ariel Sharon, la via del pragmatismo

Ariel Sharon, la via del pragmatismo

Scrivere qualcosa sulla morte di Ariel Sharon è difficilissimo e anche rischiosissimo.

Perché ci si espone con estrema facilità al fuoco incrociato degli opposti e più radicali punti di vista sulla questione israelo-palestinese. E perché su Sharon incombe l’enorme responsabilità dell’aver lasciato fare ai cristiani maroniti libanesi, benché avesse la forza per impedirlo, quello che fecero nei campi profughi di Sabra e Chatila per vendicarsi della strage nel villaggio cristiano di Damur compiuta da militanti palestinesi, avvenuta in seguito della precedente strage del villaggio arabo di Qarantina da parte della Falange maronita.

E così via; si potrebbe continuare a lungo nella ricostruzione delle faide interne al mondo libanese, ma tutto ciò non distoglie affatto dal ruolo determinante che l'esercito di Israele ebbe nella strage dei campi profughi palestinesi in Libano.

Sharon, dopo i fatti, fu costretto a dimettersi da un’ondata di indignazione popolare che scosse Israele per giorni, fino ad una manifestazione di protesta che attraversò Tel Aviv cui parteciparono quattrocentomila persone (pari al 7% dell’intera popolazione israeliana dell’epoca, come se a Roma fossero sfilati quattro milioni di persone indignate).

Tornato in sella nella politica di primo piano nel 2000 fu il protagonista di una provocatoria passeggiata sulla spianata della Moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, uno dei luoghi più sacri dell’Islam che, ovviamente, scatenò l’ira degli arabi musulmani e fu una delle cause dell’inizio della seconda, sanguinosa Intifada.

Ma fu anche l’unico premier israeliano che nel 2005, un anno prima del suo ictus, si impegnò nel ritiro dai territori “occupati”. Si deve alla sua controversa decisione (controversa perché mise in fibrillazione il suo partito, il Likud, al punto che preferì uscirne per fondare il centrista Kadima delle “larghe intese”) il ritiro totale dei coloni israeliani da Gaza e da alcuni insediamenti minori nella West Bank.

Gaza, per la prima volta dal 1967, fu un territorio palestinese libero. Un territorio in cui poteva sorgere un primo embrione di stato nazionale. Cosa mai verificatasi nemmeno nei vent’anni, tra il 1948 e il 1967 (cioè tra la prima guerra arabo-israeliana e la Guerra dei Sei giorni che pose fine alla presenza egiziana nella Striscia) quando gli israeliani erano al di là della linea verde. Ma sappiamo che cosa successe dopo con l’avvento di Hamas al potere nel 2007.

La questione dell’iniziale ritiro pone però problemi che sono tuttora sul tappeto, irrisolti.

Non fu certo per bontà d’animo che Ariel Sharon, detto “Ari”, impose al suo governo il ritiro da Gaza; fu per una decisione pragmatica. Suggeritagli dal più noto dei demografi israeliani: un professore dell’Università di Gerusalemme di origini italiane, che porta il mio stesso cognome per via di una lontana origine familiare comune, Sergio Della Pergola.

Il problema suscitato molti anni fa dagli studi demografici poneva il problema più ovvio per un paese nato su basi etniche come conseguenza del devastante antisemitismo europeo: Israele aveva, ed ha tuttora, davanti a sé tre possibilità. Essere uno stato ebraico o democratico o grande.

Lo stato "ebraico" è, nonostante lo scandalo recente sulla pretesa di Netanyahu che i palestinesi lo riconoscano come tale, un dato di fatto. La sua stessa ragion d’essere.

Ma è anche uno stato "democratico" nel senso che ogni cittadino, di qualsiasi etnia, lingua, religione, sesso ha gli stessi diritti politici e civili. Esistono partiti arabi, giornali arabi, trasmissioni televisive in arabo. L’arabo è lingua ufficiale al pari dell’ebraico. Il capo della polizia è un arabo, e di etnia araba e drusa sono due dei giudici della Corte Suprema israeliana. Che esista una sorta di squilibrio a favore degli ebrei e a scapito dei non ebrei, ad esempio nella destinazione delle risorse pubbliche in merito a edilizia, scuola eccetera è cosa detta e ripetuta; così come sono noti i complessi problemi relativi ad un’anagrafe gestita dal rabbinato in merito ai matrimoni che rende difficile, e a volte impossibile, ottenere la cittadinanza per i coniugi non ebrei di un cittadino ebreo; ma su tutto questo il dibattito all’interno dello stato è aperto e, si suppone, non sterile.

E’ possibile dire quindi che le basi della democrazia israeliana siano solide, nonostante tutto.

Grande Israele” è una definizione che considera tutto il territorio dal mare alla riva occidentale del Giordano come appartenente alla Israele “storica” o biblica. E vorrebbe ricalcare i confini dell’ipotetico, ma mai dimostrato, Regno di David e Salomone, i grandi Re del passato mitico.

Ovviamente è un tracciato che comprende la West Bank o Cisgiordania (ma non Gaza che era, anticamente, territorio dei Filistei) densamente abitata dai palestinesi e in cui dovrebbe sorgere, prima o poi, il loro stato. La Grande Israele è quindi una sorta di delirio religiosamente determinato su cui insiste, credendoci davvero, solo una piccola parte dello schieramento di estrema destra israeliano. Ma che ha il potere che gli deriva dall’ala più oltranzista dei coloni e dall’essere importante per la sopravvivenza del governo. 

Essere ebraico, democratico e grande non è quindi possibile per Israele perché uno dei termini, comunque la si giri, è inconciliabile con gli altri due, stante il progressivo sorpasso demografico, previsto per i prossimi decenni, della popolazione arabo-palestinese su quella ebraica.

Israele può essere ebraico e democratico (lo dimostra la sua storia attuale); può essere ebraico e grande, ma perderebbe la sua democraticità perché, inglobando tutta la popolazione palestinese, per continuare ad essere "ebraico" dovrebbe negarle i diritti civili; oppure può essere grande e democratico, ma perdendo la sua caratteristica "ebraica" per via della maggioranza araba della sua popolazione che si verrebbe a determinare entro breve tempo. La componente ebraica sarebbe di nuovo una minoranza in casa d’altri, vanificando così tutto il progetto sionista. La vittoria sfuggita finora ai palestinesi con mezzi militari, arriderebbe loro con i mezzi demografici.

Sharon ebbe il merito, e non è poco, di aver capito per tempo questo implacabile meccanismo sociale dalle inesorabili ricadute politiche. Continuare con la strategia attivata nei territori abitati prevalentemente da arabi, dopo la doppia vittoria del ’67 e del ’73 nei conflitti che gli stati arabi avevano sciaguratamente provocato, non era possibile.

Si può dire quello che si vuole di Sharon, ma non che fosse stupido. L’emorragia cerebrale che lo ha portato al coma e infine alla morte, ha probabilmente impedito all’uomo più odiato dai palestinesi di portare a termine il ritiro dei coloni ebrei da gran parte dei territori della West Bank, così come aveva fatto a Gaza. Cioè di fare quello che i palestinesi stessi chiedono da almeno quarant’anni.

Il che non significa affatto che poi sarebbero stati in grado, viste le numerose occasioni precedenti buttate al vento, di cogliere la possibilità storica per farsi stato; ma questo è un altro discorso.

Non resta che sperare che il governo Netanyahu, adotti, in positivo ovviamente, lo stesso pragmatismo di Ariel Sharon, cosa che, per ora, non sembra in grado di fare.

A meno che il presidente Obama, tutt'altro che un leader "minore" o deludente come certa stampa vuole insinuare, non abbia gli strumenti per fargli cambiare presto idee e strategia: la dead line è l'accordo finale con l'Iran sulla questione del nucleare. Israele dovrà cedere su qualcosa per avere in cambio più sicurezza e questo qualcosa potrebbe coincidere proprio con il pragmatismo del vecchio leader morto nei giorni scorsi.

 

Foto: Carl Malamud/Flickr

 

Commenti all'articolo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.159) 13 gennaio 2014 22:57

    Immagino che si aspetti un mio commento, ebbene non voglio deluderla.
    Ma più che un commento quello che vado a scrivere è più propriamente una ipotesi alternativa alla sua, una ipotesi frutto di una lunga osservazione.

    Quando Sharon decise di evacuare i coloni da Gaza era mediaticamente e politicamente molto forte in Israele e nella diaspora un progetto politico per la risoluzione del decennale conflitto con gli arabi riassumibile nello slogan "Terra in cambio di pace". Alla cupola "sionista" si poneva il problema di impedire che il travolgente movimento di opinione si concretizzasse in atti di governo e impegni internazionali difficilmente revocabili.

    La soluzione escogitata si articolava su due assi principali:

    1. dimostrare che concedere terra non porta alla pace, che gli arabi non vogliono la pace, vogliono distruggere Isrtaele;
    2. indebolire il fronte palestinese spezzandolo in due e mantenere una adeguata quota di conflittualità con gli arabi.

    Riassumo i passaggi:

    - nel settembre 2005 lo sgombero dei circa 9.000 coloni israeliani da Gaza è completato;

    - a gennaio 2006 si svolgono le elezioni legislative palestinesi, consentite da Israele e garantite dalla presenza di osservatori internazionali, che sanciscono la vittoria di Hamas. Ismail Hanyeh si insedia come capo di un governo che comprende anche personalità indipendenti ma al quale Fatah rifiuta di partecipare;

    - subito dopo Israele scatena una campagna di arresti contro esponenti del nuovo governo e parlamentari neoletti con la motivazione che Hamas è una organizzazione terroristica. Su 132 parlamentari, 50 vengono arrestati. L’offerta di una lunga tregua fatta da Hamas a Israele viene ignorata;

    - a dicembre 2006 Abbas indice nuove elezioni, scelta contestata da Hamas che definisce il tentativo un colpo di stato;

    - l’amministrazione statunitense, con l’ovvio consenso di Israele, rifornisce di armi la guardia presidenziale di Abbas. Lo scontro tra il governo eletto di Hanyeh e la presidenza dell’ANP culmina col tentativo di Dahlan, notoriamente uomo della CIA, di riprendere il controllo di Gaza. Tentativo fallito, come probabilmente era preventivato, e si conclude con la fuga di Dahlan in Egitto e l’espulsione di Fatah da Gaza;

    - Israele blinda i confini; il regime egiziano di Mubarak, legato a filo doppio agli USA, fa la sua parte e chiude la sua parte di confine. Circa 2.400.000 palestinesi vengono chiusi in un recinto che diventa una specie di lager a cielo aperto in cui gli abitanti dipendono per la loro sopravvivenza da ciò che Israele consente di far entrare e uscire. E sono ancora chiusi li, nonostante tutto, in condizioni disumane;
    - da Gaza, come è ovvio, partono proclami, tentativi di sortita e razzi artigianali; dall’altra parte si risponde con alta tecnologia militare e altrettanti proclami e accuse.

    Lo scopo desiderato dalla cupola "sionista" è ottenuto: è "dimostrato" che concedere terra in cambio di pace non funziona, è pericoloso, mette in pericolo Israele e allontana la pace.
    La minaccia politica e mediatica rappresentata dal movimento di opinione che chiedeva di risolvere il conflitto attraverso il ritiro di Israele dai territori occupati è sventata per lungo tempo. I soldati "sionisti" della Rete hanno in mano un’arma formidabile per controbattere ai loro avversari pacifisti, e la usano al meglio.

    Tenga presente che molte delle cose che vengono fatte da quelle parti hanno soprattutto uno scopo mediatico. Si tratta di operazioni di vera e propria guerra psicologica che hanno come obiettivo in primo luogo l’opinione pubblica israeliana e in secondo luogo quella mondiale. Serve ad alimentare il circo mediatico e a dare armi alla diplomazia e alla propaganda.

    La "dimostrazione" che non si può concedere agli arabi un territorio autonomo senza mettere in pericolo l’esistenza di Israele, ottenuta nel modo descritto, è tra quelle più usate per controbattere a chi continua a chiedere la fine del conflitto per mezzo della creazione di uno stato palestinese.

    Le lascio da leggere due documenti. Il primo è una straordinaria intervista di Oriana Fallaci a Sharon: interessante soprattutto per come egli mischia sincerità e menzogna con assoluta naturalezza, tanto da sembrare schizofrenico; il secondo è il racconto di un grande reporter che riporta con assoluta concretezza i risultati di una delle opere di Sharon.

    http://www.oriana-fallaci.com/sharo...
    http://www.globalist.it/Detail_News...

    Gli ampi onori tributati a Sharon in Israele e quelli tributati dai vassali europei degli Stati Uniti (dunque della lobby "sionista") ci dicono che infine la sua ideologia ha vinto, e che Israele ha perso.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 14 gennaio 2014 00:16
      Fabio Della Pergola

      Naturalmente non avevo alcun dubbio che non si sarebbe fatto sfuggire l’occasione.

      Ma basta leggere Wikipedia per sapere che Hamas “nel periodo che va dal 2000 al 2005, ha effettuato svariati attentati suicidi contro l’esercito israeliano e contro la popolazione civile dello Stato ebraico, che hanno provocato centinaia di vittime civili e militari“. Si tratta quindi manifestamente di un nemico, comunque si vogliano interpretare le sue ragioni, dello stato di Israele.

      E’ ovvio che al tempo delle elezioni del 2006 la popolazione palestinese sapeva chi era Hamas ormai da anni e per chi votava scegliendo Hamas. Che oggi ci si stupisca della reazione di Israele, in particolare dopo la presa di Gaza nel 2007, è curioso.

      Alla fine lei non fa altro che mettere in luce l’assoluta demenza delle élite palestinesi che, fin dagli anni ’30, hanno condotto la loro popolazione in un dramma suicidale senza fine. Ne abbiamo parlato già altre volte; inutile continuare a ripetere le stesse cose.

      Lei deduce che Sharon voleva dimostrare, e ci sarebbe riuscito, che non si può cedere la terra ai palestinesi. Pur di non ammettere le responsabilità palestinesi lei farebbe di tutto, fino (e oltre) il limite del grottesco.

      “Lo scopo desiderato dalla cupola "sionista" è ottenuto: è "dimostrato" che concedere terra in cambio di pace non funziona, è pericoloso, mette in pericolo Israele e allontana la pace”.

      Che gli obiettivi di Sharon fossero questi non solo è indimostrabile, naturalmente, ma appare come un suo faticoso sforzo mentale, che vorrebbe insinuare che ritirando esercito e, forzatamente, i coloni dalla Striscia di Gaza Sharon avrebbe previsto che questo, anziché dare modo ai palestinesi di iniziare a costruire uno stato libero di Palestina dal territorio libero di Gaza, avrebbe provocato quello che ha provocato.

      Partire dagli esiti finali per ricostruire la volontà latente dell’inizio, in modo che sia a tornaconto delle proprie tesi, è un modo curioso di procedere. Un po’ antistorico, magari.

      Ma anche ammesso che i risultati finali corrispondano ai desiderata della “cupola sionista” (ma non potrebbe usare un linguaggio un po’ meno da “volantino proletario” ?), questo dimostrerebbe ancor di più l’idiozia politica della dirigenza palestinese, casomai. Non gliel’ha ordinato nessuno di obbedire ai latenti desideri di Sharon.

      Sono incapaci di pensare o il problema è che la loro identità politica andrebbe in pezzi se dovessero accettare la trattativa e che quindi non se la possono proprio permettere ?

      E’ ovvio, alla portata di qualsiasi mente pensante, che una lotta non violenta in stile Mandela, avrebbe portato a ben altri risultati, già decenni fa; ma oggi forse è troppo tardi anche per quella.

      In conclusione Israele ha perso, dice lei. Può darsi. Ma se Israele ha perso che dire, sinceramente, dei palestinesi ? 

      P.S. quanto ai soldati "sionisti" della Rete, la prego, non sia ridicolo. Sembra uno di quei brigatisti delle fiction.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.101) 15 gennaio 2014 00:17

      << Ma basta leggere Wikipedia per sapere che Hamas “nel periodo che va dal 2000 al 2005, ha effettuato svariati attentati suicidi contro l’esercito israeliano e contro la popolazione civile dello Stato ebraico, che hanno provocato centinaia di vittime civili e militari“. Si tratta quindi manifestamente di un nemico, comunque si vogliano interpretare le sue ragioni, dello stato di Israele. >>

      1. Lei sa che Israele ha fatto da levatrice ad Hamas in funzione anti-Fatah? Una strategia che ricorda, ad esempio, la creazione del movimento dei talebani in funzione anti russa in Afganistan.
      2. Cosa fosse Hamas lo si sapeva anche prima delle elezioni, ma Israele non si è opposto a che Hamas vi partecipasse. Si sapeva pure che probabilmente Hamas le avrebbe vinte, considerata la corruzione e la condiscendenza del Fatah di Abu Mazen verso l’occupante israeliano e verso gli USA.

      << E’ ovvio che al tempo delle elezioni del 2006 la popolazione palestinese sapeva chi era Hamas ormai da anni e per chi votava scegliendo Hamas. Che oggi ci si stupisca della reazione di Israele, in particolare dopo la presa di Gaza nel 2007, è curioso. >>

      Vinte le elezioni occorre riconoscere che Hamas si è sforzata di diventare un movimento responsabile. Forse lei non se lo ricorda ma il governo formato da Hanyeh era tutt’altro che estremista.
      Ma proprio questo era il maggiore pericolo per la cupola "sionista": che Hamas si mostrasse come movimento responsabile benché deciso a difendere gli interessi dei palestinesi. Lei non ha idea di quanto sia utile avere un nemico sostanzialmente innocuo ma che buca lo schermo con azioni eclatanti.

      Quanto alla responsabilità della popolazione palestinese per la scelta di Hamas lei prefigura un principio abbastanza indecente (e mi limito nell’aggettivazione): che tutta una popolazione sia da ritenere responsabile degli atti di chi la guida.

      << Alla fine lei non fa altro che mettere in luce l’assoluta demenza delle élite palestinesi che, fin dagli anni ’30, hanno condotto la loro popolazione in un dramma suicidale senza fine.>>

      Oggettivamente non hanno avuto grandi possibilità di scelta. Tuttavia concordo sul fatto che la dirigenza palestinese avrebbe potuto mostrarsi più sagace e lungimirante.

      << Lei deduce che Sharon voleva dimostrare, e ci sarebbe riuscito, che non si può cedere la terra ai palestinesi.>>

      E’ esattamente quello che è avvenuto.

      << “Lo scopo desiderato dalla cupola "sionista" è ottenuto: è "dimostrato" che concedere terra in cambio di pace non funziona, è pericoloso, mette in pericolo Israele e allontana la pace”.

      Che gli obiettivi di Sharon fossero questi non solo è indimostrabile, naturalmente, ma appare come un suo faticoso sforzo mentale, che vorrebbe insinuare che ritirando esercito e, forzatamente, i coloni dalla Striscia di Gaza Sharon avrebbe previsto che questo, anziché dare modo ai palestinesi di iniziare a costruire uno stato libero di Palestina dal territorio libero di Gaza, avrebbe provocato quello che ha provocato. >>

      Ripeto: è esattamente quello che è avvenuto. Ed è avvenuto per la scelta israeliana di annullare di fatto le elezioni palestinesi con la forza, arrestando parlamentari e membri del governo appena eletto. Lei è molto ingenuo, e non ha la minima idea di che razza di esaltati è composta la cupola "sionista".

      << Ma anche ammesso che i risultati finali corrispondano ai desiderata della “cupola sionista” (ma non potrebbe usare un linguaggio un po’ meno da “volantino proletario” ?), questo dimostrerebbe ancor di più l’idiozia politica della dirigenza palestinese, casomai. Non gliel’ha ordinato nessuno di obbedire ai latenti desideri di Sharon. >>

      Nel caso in questione, mi dica, che scelta avevano? Si erano svolte regolari elezioni con il consenso di USA e Israele e con la sorveglianza di osservatori internazionali; era stato formato un gabinetto di governo con garanzie di moderazione e pluralismo. Tutto spazzato via con la forza.

      << Sono incapaci di pensare o il problema è che la loro identità politica andrebbe in pezzi se dovessero accettare la trattativa e che quindi non se la possono proprio permettere ? >>

      Hanno grossi limiti, sicuramente. E sicuramente alcune fazioni palestinesi avrebbero una insopportabile crisi di identità se si arrivasse ad un accordo di pace. Ma questo vale ancora di più per la controparte "sionista", che sarebbe persa senza la "minaccia esistenziale" iraniana e senza l’estremismo palestinese.

      A proposito: lei pensa che Abu Mazen sia un estremista? E se non lo pensa, quanto crede abbia guadagnato da questa sua scelta moderata?

      << E’ ovvio, alla portata di qualsiasi mente pensante, che una lotta non violenta in stile Mandela, avrebbe portato a ben altri risultati, già decenni fa; ma oggi forse è troppo tardi anche per quella. >>

      I "sionisti" non sono come gli inglesi, non hanno modi e finalità paragonabili con quelli. Si legga l’intervista di Fallaci a Sharon: se ha voglia di capire ha modo di farlo.

      << In conclusione Israele ha perso, dice lei. Può darsi. Ma se Israele ha perso che dire, sinceramente, dei palestinesi ? >>

      Israele ha perso perché non esiste la minima possibilità che il progetto "sionista" (e non mi riferisco al Sionismo di Herzl) abbia successo. Nel mondo di oggi pensare di fare di un piccolo paese come Israele una nuova Sparta è semplicemente demenziale. Su una scala storica il suo orizzonte temporale non può che essere molto limitato.
      Ed è questo alla fine che mi angustia.

      << P.S. quanto ai soldati "sionisti" della Rete, la prego, non sia ridicolo. Sembra uno di quei brigatisti delle fiction.>>

      Li definisco in questo modo perché come la truppa, composta di persone con la testa imbottita di alti ideali affinché serva meglio come carne da cannone, non hanno alcuna idea delle vere motivazioni di ciò che fanno.

      Lei ne è un esempio.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 15 gennaio 2014 01:49
      Fabio Della Pergola

      Lei sa che Israele ha fatto da levatrice ad Hamas in funzione anti-Fatah?  

      Strano vero ? Dividere i propri avversari è una politica piuttosto vecchia, risale ai Romani. Come mai ci sono caduti come degli allocchi ?

      Cosa fosse Hamas lo si sapeva anche prima delle elezioni, ma Israele non si è opposto a che Hamas vi partecipasse. Si sapeva pure che probabilmente Hamas le avrebbe vinte, considerata la corruzione e la condiscendenza del Fatah di Abu Mazen verso l’occupante israeliano e verso gli USA.

      Se Israele si fosse opposto lei oggi sarebbe lì ad accusare Israele di essersi opposto.

      Vinte le elezioni occorre riconoscere che Hamas si è sforzata di diventare un movimento responsabile. Forse lei non se lo ricorda ma il governo formato da Hanyeh era tutt’altro che estremista.

      Cos’è una battuta ? Forse lo sforzo è stato eccessivo...

      Ma proprio questo era il maggiore pericolo per la cupola "sionista": che Hamas si mostrasse come movimento responsabile benché deciso a difendere gli interessi dei palestinesi. Lei non ha idea di quanto sia utile avere un nemico sostanzialmente innocuo ma che buca lo schermo con azioni eclatanti.

      Le azioni eclatanti fino a quel momento erano stati gli attentati suicidi sugli autobus, nelle discoteche e nei bar israeliani. Da quel momento in poi bisognava invece credere, curiosamente, a una Hamas innocua, moderata e aperta alla trattativa. Non è così sostenibile. In ogni caso il maggior pericolo era che Hamas si mostrasse responsabile... pericolo scampato si direbbe.

      Quanto alla responsabilità della popolazione palestinese per la scelta di Hamas lei prefigura un principio abbastanza indecente (e mi limito nell’aggettivazione): che tutta una popolazione sia da ritenere responsabile degli atti di chi la guida.

      La popolazione che vota è responsabile di aver dato il potere al partito per cui ha votato, non dei suoi atti. Ma se il partito per cui vota è esplicitamente a favore e notoriamente attivo nella pratica terroristica degli attentati contro i civili, qualche responsabilità ce l’hanno anche i suoi elettori. O no? Forse che gli italiani sono innocenti per aver avuto il Ventennio fascista ? O i tedeschi di aver votato Hitler ? E sull’antisemitismo dei tedeschi non sono stati scritti fimi di inchiostro che tirano in causa anche il popolo tedesco ? E forse che nella carta di Hamas non ci sono anche espressioni antisemite ?

      Oggettivamente non hanno avuto grandi possibilità di scelta. Tuttavia concordo sul fatto che la dirigenza palestinese avrebbe potuto mostrarsi più sagace e lungimirante.

      Se non hanno avuto possibilità di scelta è perché le scelte – che ancora esistevano negli anni ’20 – sono state via via eliminate; omicidi compresi. Più “sagace e illuminante” è definizione leziosamente stitica; del tutto inadatta a definire la demenziale ottusità, protervia e arroganza dei dirigenti palestinesi che si riflette in pieno nella carta fondativa di Hamas, il partito “moderato”  che lei apprezza tanto.

      Ripeto: è esattamente quello che è avvenuto. Ed è avvenuto per la scelta israeliana di annullare di fatto le elezioni palestinesi con la forza, arrestando parlamentari e membri del governo appena eletto. Lei è molto ingenuo, e non ha la minima idea di che razza di esaltati è composta la cupola "sionista".

      Se io sono ingenuo lei è veramente balordo. Si fa un suo film, lo fa passare per vero e poi spiega i fatti avvenuti sulla base dell’interpretazione di quel film. E’ lo schema dei protocolli dei savi di sion. Nel 2005 Sharon ha imposto il ritiro dei coloni da Gaza. Tutto il resto l’hanno fatto Hamas & Co. , nessuno li ha costretti a “dimostrare che rendere la terra ai palestinesi avrebbe messo in pericolo la sicurezza di israele”. Anche se questo è esattamente quello che è accaduto e che ha reso impraticabile tutto il resto. Un ottimo servizietto firmato Hamas, non Sharon. Lei si arrampica sugli specchi.

      Nel caso in questione, mi dica, che scelta avevano? Si erano svolte regolari elezioni con il consenso di USA e Israele e con la sorveglianza di osservatori internazionali; era stato formato un gabinetto di governo con garanzie di moderazione e pluralismo. Tutto spazzato via con la forza.

      Cerchiamo di non essere così ingenui; tutto quello che dice qui - moderazione e pluralismo - riguarda i rapporti interni alla politica palestinese. Non c’era niente che andasse nella direzione delle trattative di pace con Israele, nemmeno verso il riconoscimento di Israele.

      Hanno grossi limiti, sicuramente. E sicuramente alcune fazioni palestinesi avrebbero una insopportabile crisi di identità se si arrivasse ad un accordo di pace. Ma questo vale ancora di più per la controparte "sionista", che sarebbe persa senza la "minaccia esistenziale" iraniana e senza l’estremismo palestinese.

      Persa perché ? E’ uno stato con una sua identità ben chiara, moderno, efficiente, con economia che funziona e, al più, i problemi di qualsiasi società occidentale.  In ogni caso che si azzerino i problemi di sicurezza e poi si vedrà se si perde o no.

      A proposito: lei pensa che Abu Mazen sia un estremista? E se non lo pensa, quanto crede abbia guadagnato da questa sua scelta moderata?

      No, non lo credo. Ma sa bene, come lo sappiamo tutti, che conta quanto il due di briscola; e lo sa anche lui al punto che si guarda bene dal convocare nuove elezioni anche se governo e parlamento sono scaduti da tempo.

      I "sionisti" non sono come gli inglesi, non hanno modi e finalità paragonabili con quelli. Si legga l’intervista di Fallaci a Sharon: se ha voglia di capire ha modo di farlo.

      Sharon, qualunque cosa abbia detto non ha avuto il potere che lei insinua. Lo ha avuto solo all’epoca nefasta della guerra del Libano e poi quando ha sgombrato Gaza. Per il resto è sempre stato una figura piuttosto emarginata.

      Modi e finalità dell’apartheid sudafricana sono qualcosa che lei non deve aver capito bene, altrimenti cazzate di questo tipo non le scriverebbe (oppure sì, tanto mica usa nome e cognome... i rischi stanno a zero).

      Israele ha perso perché non esiste la minima possibilità che il progetto "sionista" (e non mi riferisco al Sionismo di Herzl) abbia successo. Nel mondo di oggi pensare di fare di un piccolo paese come Israele una nuova Sparta è semplicemente demenziale. Su una scala storica il suo orizzonte temporale non può che essere molto limitato. Ed è questo alla fine che mi angustia.

      Coraggio, non si angusti troppo. Ci vorrà ancora del tempo. Ci sono ancora la Corea del Nord, un sacco di sultanati, teocrazie e dittatorelli sparsi in mezzo mondo. Se ci stanno loro nel mondo di oggi ci potrà stare pure la democrazia parlamentare di uno stato etnico.

      Li definisco in questo modo perché come la truppa, composta di persone con la testa imbottita di alti ideali affinché serva meglio come carne da cannone, non hanno alcuna idea delle vere motivazioni di ciò che fanno. Lei ne è un esempio.

      Ma no, nessuno ha la testa più imbottita di alti ideali di lei, non si butti così giù.

      In ogni caso, caro Persio, questi dibattiti stanno diventando un po’ troppo ripetitivi. Non sono né interessanti né utili. Veda un po’ lei.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.180) 15 gennaio 2014 16:59

      << "Lei sa che Israele ha fatto da levatrice ad Hamas in funzione anti-Fatah? "
      Strano vero ? Dividere i propri avversari è una politica piuttosto vecchia, risale ai Romani. Come mai ci sono caduti come degli allocchi ? >>

      Non so se i romani avrebbero creato una fazione integralista islamica in un contesto che vede una mezza miliardata di islamici tutto intorno come ha fatto Israele. Lo avrebbero fatto probabilmente solo se avessero avuto l’intenzione di scontrarsi col mezzo miliardo di islamici più che per dividere il nemico.
      Ecco, cerchi di immaginare che mentalità e che scopi possono avere quelli che hanno fatto questa scelta. Le sarebbe utile.

      << Se Israele si fosse opposto lei oggi sarebbe lì ad accusare Israele di essersi opposto. >>
      Probabile, ma in tal caso sarebbe stato coerente. Invece, con quello che ha fatto, non solo si è opposto ma ha anche umiliato la democrazia.

      << "Ma proprio questo era il maggiore pericolo per la cupola "sionista": che Hamas si mostrasse come movimento responsabile benché deciso a difendere gli interessi dei palestinesi. Lei non ha idea di quanto sia utile avere un nemico sostanzialmente innocuo ma che buca lo schermo con azioni eclatanti."

      Le azioni eclatanti fino a quel momento erano stati gli attentati suicidi sugli autobus, nelle discoteche e nei bar israeliani. Da quel momento in poi bisognava invece credere, curiosamente, a una Hamas innocua, moderata e aperta alla trattativa. Non è così sostenibile. In ogni caso il maggior pericolo era che Hamas si mostrasse responsabile... pericolo scampato si direbbe.>>

      Sicuramente: pericolo scampato. Riguardo alla possibilità che un terrorista possa fare una scelta diversa le tratteggio le azioni più eclatanti di un famoso personaggio. Vediamo se indovina chi è e cosa è diventato poi.

      Alla testa di un commando attacca un garage inglese e uccide tutto il personale che vi lavora; guida un gruppo che fa saltare in aria un hotel causando 97 morti, in gran parte persone ricoverate nell’ospedale che aveva sede nell’edificio; uccide personalmente due ufficiali britannici in un circolo militare; uccide un passante con una bomba; lancia una bomba contro un ospedale della Croce Rossa Internazionale di Gerusalemme; rapisce due sottufficiali inglesi, li tortura, li impicca, lega ai due cadaveri una bomba destinata ai soccorritori; rapina una succursale di banca uccidendo quattro agenti di servizio; guida un gruppo armato in un’azione contro un ospedale inglese di Gerusalemme uccidendo nei loro letti tre militari ricoverati; dirige la rappresaglia contro un villaggio arabo sterminandone i 254 abitanti.

      Ha indovinato chi è il personaggio? Perché invece pensa che chi fa parte di Hamas sia irredimibile?

      << "Quanto alla responsabilità della popolazione palestinese per la scelta di Hamas lei prefigura un principio abbastanza indecente (e mi limito nell’aggettivazione): che tutta una popolazione sia da ritenere responsabile degli atti di chi la guida."

      La popolazione che vota è responsabile di aver dato il potere al partito per cui ha votato, non dei suoi atti. Ma se il partito per cui vota è esplicitamente a favore e notoriamente attivo nella pratica terroristica degli attentati contro i civili, qualche responsabilità ce l’hanno anche i suoi elettori. O no? Forse che gli italiani sono innocenti per aver avuto il Ventennio fascista ? O i tedeschi di aver votato Hitler ? >>

      Le risulta che italiani e tedeschi dopo la guerra siano stati sigillati nei loro confini a campare di stenti?

      << "Oggettivamente non hanno avuto grandi possibilità di scelta. Tuttavia concordo sul fatto che la dirigenza palestinese avrebbe potuto mostrarsi più sagace e lungimirante."
      Se non hanno avuto possibilità di scelta è perché le scelte – che ancora esistevano negli anni ’20 – sono state via via eliminate; omicidi compresi. Più “sagace e illuminante” è definizione leziosamente stitica; del tutto inadatta a definire la demenziale ottusità, protervia e arroganza dei dirigenti palestinesi che si riflette in pieno nella carta fondativa di Hamas, il partito “moderato” che lei apprezza tanto. >>

      Non apprezzo affatto Hamas, né ho particolari legami affettivi con palestinesi e arabi in generale. Quello che mi interessa è il rispetto dei diritti umani, perché è una conquista che va difesa, e che si arrivi alla fine del conflitto.

      Sorvolo sul resto.

      << In ogni caso, caro Persio, questi dibattiti stanno diventando un po’ troppo ripetitivi. Non sono né interessanti né utili. >>

      Si, lo so che non le fa piacere essere contraddetto ma, d’altra parte, pubblica su un sito nel quale si possono commentare gli articoli. Del resto la mia intenzione non è di farle cambiare idea: so perfettamente che è impossibile, che continuerà a non voler vedere certi aspetti della realtà. Se la commento è per i lettori. Non se la prenda per questo.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 16 gennaio 2014 10:19
      Fabio Della Pergola

      "Si, lo so che non le fa piacere essere contraddetto.... Se la commento è per i lettori. Non se la prenda per questo".

      Non è questione né di dispiacere per le contraddizioni (le pare che non ne abbia nei miei articoli ? qualsiasi cosa io scriva raccolgo commenti - e critiche - in abbondanza) né me la prendo per i suoi commenti (almeno quando non sono troppo stucchevoli). La questione è che andando a verificare il numero di contatti non mi pare che siano aumentati significativamente negli ultimi due o tre giorni. Quindi non dico di essere l’unico pirla che continua a leggerla, ma poco ci manca.

      Il fatto è che io ho scritto  276 articoli su Agoravox, di cui una piccola parte con argomento israelo-palestinese. Lei ne ha scritto 3 (tre) con unico argomento la “lobby sionista”. E poi si è attaccato come una cozza ai miei articoli con i suoi commenti.

      Deduco che non le interessano molto i lettori, altrimenti scriverebbe in abbondanza comunicando le sue idee e sollecitando interesse e dibattito. Direi invece che ha una specie di ossessione che non va oltre la ripetizione monomaniacale delle stesse cose. Non se la prenda, capita a chi ha un contatto con la realtà un po’ carente; finisce col farsi le pippe sempre sulla stessa fantasticheria. Contento lei...

      Saluti

      P.S. ovviamente lascio perdere il continuo e inutile gioco di botta e risposta, mi sono stufato.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.66) 16 gennaio 2014 21:07

      << E poi si è attaccato come una cozza ai miei articoli con i suoi commenti. >>
      Non si monti la testa: non è lei che mi interessa, semplicemente trovo doveroso rispondere a certe cose cose che scrive.
      Vede, nonostante ritenessi Sharon responsabile di una efferata violazione dei diritti umani, avendo reso possibile la strage di Sabra e Chatila da parte dei suoi alleati maroniti: azione della quale non si è mai pentito, non ho gioito né per la sua malattia né per la sua morte. Della morte di certe persone preferisco tacere.
      Ma non mi è stato possibile passare sotto silenzio il suo tentativo di ricordarlo come un pragmatico con dei meriti, secondo le sue conclusioni, grazie al travisamento dello scopo reale delle sue azioni.

      Non si preoccupi: quando non scrive certe cose non ho alcun motivo per interessarmi ai suoi articoli.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.161) 16 gennaio 2014 22:48
      Fabio Della Pergola

      E’ una semplice constatazione dei fatti. Lei non scrive, non dice, di suo non fa. semplicemente sta attaccato come una cozza a quello che scrivo io che si sente in dovere di contestare...inventandosi di sana pianta le curiosi deduzioni che mi (a me e a pochi altri) voluto illustrare. Frutto di un suo personale delirietto: Sharon avrebbe ritirato i coloni da Gaza sapendo che Hamas avrebbe sparato i suoi razzi e dimostrando così che è impossibile per Israele restituire la terra ai palestinesi. Se non è una bufala questa...
      Lei deve aver studiato dai gesuiti.

      Comunque si rilassi. Grazie ai dirigenti palestinesi e ai loro hooligans - fra cui manifestamente anche lei - il popolo palestinese se la può scordare la soluzione del suo dramma.

      Sharon è stato l’uomo spietato che ha dimostrato di essere, ma nel suo pragmatismo aprì una possibilità ai palestinesi. Che si premurarono di buttarla via come al loro solito.

      Saluti

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