Il sistema universitario italiano ha enormi problemi.Alcuni corsi di laurea sono gestiti in maniera quanto mai astrusa, in mano a professori che suscitano meraviglia, per non dire altro, a chi li segue e su molti viene da chiedersi il perché stanno lì.
Se avete esperienza riguardo alla facoltà di medicina, non so se in tutta Italia è così ma penso di si, vi sarà capitato di notare il tirocinante con un cognome già sentito, noto, come mai? Semplice perché è il figlio del dottor tale o del professor tale, e non sono uno o due giovanotti o giovinotte, ma tanti e tanti, molti vanno avanti per meriti indiscussi e indiscutibili altri per...altri motivi.
Il nepotismo è uno dei tanti mali dell’università italiana, questo assieme ad altri gravi problemi la stanno affossando, costringendo tante valide menti ad andare fuori del nostro paese.
Penso che non sia la prima volta che una azienda, non solo del settore dove opera la Mondadori, approfitti di certe situazioni per trarre profitto; quello che è maggiormente fastidioso è che l’azienda in questione è controllata, anche se per vie traverse, da chi ha la possibilità di poter cambiare le carte in tavola, oltre all’enormità della cifra evasa.
La mancata risoluzione del conflitto di interessi porta a questi macroscopici sgradevoli episodi.
Se al posto di chi sappiamo noi ci fosse stata un’altra persona, non legata al mondo dell’editoria, probabilmente un fatto così esagerato non sarebbe accaduto.
Della casa e della cucina, ai signori del Il Giornale, non importa proprio un fico secco, quello che importa loro è distruggere un ribelle, uno che non si adegua alle direttive del gran capo.
Questa storia, al di là del fatto che Fini sia implicato o meno, denota la vera faccia del berlusconismo, e dovrebbe, almeno a mio avviso, far riflettere anche i più stretti collaboratori del gran capo sul fatto che, in men che non si dica, possono ritrovarsi oggetto di pesante “fuoco di sbarramento”, orchestrato ad arte dai solerti e volenterosi “soldati” del capo.
Quando lo sento parlare in tv cambio canale, ma come si può dirne di tutti i colori su una persona, stare per anni in una parte politica che segue determinati obiettivi e poi, come d’incanto, allinearsi, anzi aderire come una tuta da sub, a quel politico tanto osteggiato e a quelle idee tanto contrastate?
Se quel personaggio è un politico allora io sono Napoleone Bonaparte.