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Editto bulgaro: anche l’appello dà ragione a Michele Santoro

La notizia chiude un’annosa battaglia legale. Si legge sul sito di AnnoZero, infatti, che la Corte d’Appello di Roma, sezione lavoro, ha respinto il ricorso della Rai contro Michele Santoro, confermando la sentenza di primo grado sia per la parte che riguarda il risarcimento economico che per quella relativa al rispetto della collocazione e del ruolo legato al programma in onda al momento della sospensione.


Il Tribunale del lavoro aveva imposto il ritorno in video di Santoro dopo l’editto bulgaro, operato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi il 18 aprile 2002, durante una conferenza stampa in occasione di una visita ufficiale a Sofia. Diktat che era costato il posto a Biagi, Luttazzi e Santoro epurati dalla Rai. Santoro veniva così estromesso dalla sua carica e dal video per oltre due anni e la sentenza di primo grado - emessa dal tribunale del lavoro di Roma - imponeva alla Rai di reintegrare il giornalista e il suo staff nelle funzioni svolte "fino alla stagione televisiva 2001/2002", prima dell’interruzione del rapporto e dunque per la conduzione di programmi di approfondimento, di informazione e di attualità di prima serata, di programmi di reportage di seconda serata, nello stile di "Sciuscià edizione straordinaria" e "Sciuscià".

Alla Rai era stato imposto anche di pagare a Santoro le spese processuali, un indennizzo di 1,5 milioni di euro (fra risarcimento del danno, restituzione dei quattro giorni di sospensione dal lavoro nel 2002 e della decurtazione dello stipendio, anche questa dal 2002, con i relativi interessi) e di pubblicare il dispositivo della sentenza sul Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa. Dopo la sentenza però la Rai aveva fatto ricorso in appello, contestando che la decisione del giudice avrebbe inciso sull’autonomia imprenditoriale dell’azienda, ricorso che oggi è stato però respinto. ’’Con la sentenza di oggi siamo ad oltre 10 giudici che danno ragione a Santoro e torto alla Rai - commenta l’avvocato Domenico D’Amati, legale di Michele Santoro - la decisione di oggi è una gran bella soddisfazione’’. Una soddisfazione che inquieta, però, perché conferma che l’editto bulgaro fu vera e propria censura!

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