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Viaggio Tragicomico nel Mondo Editoriale

Ogni tanto si ha la fortuna e il piacere di scoprire un libro atipico: amaro e molto divertente...

Nel libro autobiografico e autoironico: “Tutta colpa di Tondelli. Viaggio tragicomico di un autore inedito nel mondo editoriale” (Kaos Edizioni, settembre 2008), Nicola Pezzoli è un’aspirante scrittore, che a causa della sua somiglianza con il defunto Pier Vittorio Tondelli (scrittore e talent scout, 1955-1991), si trova risucchiato nel mondo editoriale italiano e nel menage lavorativo e familiare del titolare di una nota casa editrice, che ha fatto e che fa le sue fortune economiche puntando sui giovani scrittori, “torturandoli” con le sue paranoie private e “professionali”. E l’aspirata pubblicazione viene rimandata di mese in mese e poi di anno in anno, fino a diventare un’odissea quasi ventennale. Ma non potendo dilungarmi nella trama, o svelare il finale, ho deciso invece di riportare alcune “perle di saggezza” che si possono trovare nel libro: “In ogni vagina è sepolto un artista”; “uno con la testa sulle palle”; “Non si può concepire un’intelligenza Perfetta che non eccella anche in autoironia. Secondo me Dio bestemmia”; “Usate “Falacacca Beghelli”. Se ti scappa e non te ne accorgi si mette a suonare. Praticamente ti manda a cagare”.

 

Questa è invece l’opinione del padre dell’autore: “Trovati un lavoro, scrittore del cazzo!”.

E questa la mia: la morale di questo libro “è che è nella natura umana ripetere continuamente la stessa cazzata” (Phillip Lopate, L’arte di aspettare).

Comunque Nicola Pezzoli, con queste pagine che sprizzano rabbia e ironia da tutti i pori, firma uno spietato atto d’accusa sui sistemi culturali e commerciali dell’editoria italiana, che, al di là della retorica mediatica, nasconde una ben diversa e crudissima realtà: che a volte comprende i difficili gusti delle “élite intellettuali” (la famosa violenza simbolica di Pierre Bourdieu) e le classiche nevrosi giovanili e generazionali, e a volte include le più svariate forme di demenza politica senile e arretratezza accademica parauniversitaria. E la peggiore realtà è quella che viene semplicemente rappresentata dalle banali mode commerciali del momento dettate dalla visibilità televisiva e mediatica di alcuni personaggi più o meno famosi, che provoca la tossicodipendenza infantile da divertimento e l’istituzionalizzazione dell’ignoranza di massa a scopo narcolettico, per eliminare le esperienze e i dolori degli interventi di sottrazione economica indebita da parte di aziende pubbliche (aumenti di tariffe, luce, gas, acqua, ecc.) e private (i prezzi raddoppiati con l’euro, ecc.).

E siamo poi sicuri che gli autori dei libri siano sempre quelli scritti in copertina? O forse bisognerebbe mettere una taglia mediatica sul Ghost Writer… Cioè lo scrittore fantasma che scrive il libro per l’artista, il giornalista famoso o il politico senza dirlo ai lettori. E che fare con l’Editor (chi cura la correzione e riscrittura stilistica, contenutistica e narrativa di un’opera), che lavora con eccessi di narcisismo e protagonismo, e che riscrive il libro di un autore in un modo spesso troppo arbitrario e sostanziale?

Sola una cosa è sicura: è più facile spillare soldi attraverso le varie consulenze editoriali e i corsi di scrittura, invece di impegnarsi a capire il momento storico culturale di un paese e la sua evoluzione letteraria, e individuare così i giovani scrittori più talentuosi, svegli e promettenti.

 

P.S. Nella propria vita “bisogna trovare il proprio sogno perché la strada diventi facile. Ma non esiste un sogno perpetuo. Ogni sogno cede il posto a un sogno nuovo. E non bisogna volerne trattenere alcuno” (Hermann Hesse). E “la felicità è la sola cosa che si è sicuri di avere quando la si è data” (Raoul Follereau).

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