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 Home page > Tribuna Libera > Teppisti di strada e ladri di futuro

Teppisti di strada e ladri di futuro

La violenza organizzata sabato da qualche centinaio di persone per le strade di Roma è un fatto gravissimo.

Coloro che ne sono responsabili vanno puniti severamente.

Per due motivi.

Il primo motivo riguarda il rispetto della legalità: in un paese normale la legalità non è una delle opzioni possibili, è un prerequisito del vivere civile.

Il secondo motivo per punire severamente quelle persone è di ordine politico: stanno offrendo, infatti, un alibi grosso come una casa a tutti quelli cui fa comodo criminalizzare la protesta anche quando è espressa in forma civile. Stanno di fatto dando una mano proprio a coloro che indicano come i propri nemici.

Insomma quei ragazzi vanno puniti doppiamente: perché teppisti e perché imbecilli.

Per fortuna una cosa è emersa in maniera nitida, ferma, priva di incertezze o di ambiguità dai fatti di sabato.

Ed è questa: una cosa è la rabbia di chi non sa come andare avanti e vede nero nel proprio futuro e in quello dei propri figli, altra cosa è l'illegalità. 

Ma quando guardiamo nella direzione dell'illegalità, facciamo uno sforzo: cerchiamo di vedere anche gli evasori fiscali, i corruttori, i fiancheggiatori del crimine, gli sperperatori di denaro pubblico, non solo i teppisti di strada che stanno in primo piano e si fanno sentire con le molotov e i sanpietrini. 

I primi stanno "rubando" letteralmente il futuro dei giovani, i secondi - i teppisti di strada - stanno cercando di portar via loro anche l'ultima cosa che gli era rimasta: il diritto al dissenso.

C'è però un'immagine che vorrei commentare: quella che pubblico in apertura. E' un'immagine che ha fatto il giro del web: una ragazza e un poliziotto si parlano e quasi si abbracciano ai margini della bufera. 

Mi piace pensare che stiano dalla stessa parte: la ragazza era scesa in piazza per dire la sua, il poliziotto era lì per consentirle l'esercizio pacifico di un diritto. 

Mi piace pensare anche che questi due siano l'espressione della maggioranza del paese, della sua parte sana.

Ma non dovrei dire: "mi piace pensare". Dovrei dire: "ne ho un feroce bisogno".

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