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 Home page > Tribuna Libera > Crozza e l’imitazione di Renzi

Crozza e l’imitazione di Renzi

Ho visto in questi giorni un frammento il filmato di Maurizio Crozza che imita Matteo Renzi. Molto probabilmente questa imitazione sarà uno dei cavalli di battaglia del comico nei prossimi mesi.

Inevitabile, visti i precedenti, chiedersi quale sarà l'impatto di questa imitazione sulle scelte degli elettori nei confronti del personaggio preso di mira. Mi ha colpito molto, tempo fa, una dichiarazione di Veltroni su Crozza.

"Molto divertente - diceva l'ex segretario del Pd - anche se non posso negare che mi abbia danneggiato." Ecco, è questo il punto.

Quell'imitazione prendeva di mira uno degli aspetti che caratterizzavano il modo di porsi di Veltroni all'epoca del suo massimo successo, il famoso "ma anche". Quel "ma anche" era una scelta poltica, un modo per lasciarsi allle spalle i radicalismi del passato, insomma una filosofia magari non condivisibile da tutti, ma ben precisa.

Nelle mani di Crozza diventava tutt'altro: vezzo linguistico, paraculeggiante tentativo di ecumenismo, macchietta buonista.

Difficile adesso, a distanza di tempo, stabilire cosa ha inciso di più nelle scelte degli elettori dell'epoca.

Su che cosa hanno basato le loro decisioni: sul Veltroni-Veltroni o sul Veltroni- Crozza?

Lo stesso ragionamento si puo' fare per Bersani.

Pierluigi Bersani, persona non priva di esperienza e di competenza, pensava di poter vincere le elezioni dando di sé un'immagine probabilmente molto vicina al suo vero modo di essere: quella di un uomo di buon senso, che cerca di non mentire a se stesso e agli altri, che non parte per la tangente promettendo l'impossibile.

Insomma, dovendo cercare di battere Berlusconi, voleva far capire di essere il suo opposto. L'altro prometteva l'impossibile e descriveva l'inesistente, lui voleva accreditarsi come uomo con i piedi ben piantati per terra, poco incline ai sogni e alle avventure.

Crozza, nel prenderlo di mira, faceva leva su questo aspetto: enfatizzava, com'è necessario per chi faccia imitazioni con intento di satira, i vezzi comunicazionali della sua "vittima" e in particolare la sua innocente mania delle metafore.

Intendiamoci, l'uso della metafora era lodevole. In un mondo, come quello della politica, in cui molti protagonisti parlano in maniera astratta, trovare uno che usa un linguaggio concreto, starei per dire "cosale", è un fatto positivo.

Il fatto è che, nell'imitazione di Crozza, Bersani diventava solo quello: l'uomo delle metafore. E ad un certo punto, innamoratosi un po' di questo cliché crozziano, Bersani scelse di accentuare questo aspetto della sua comunicazione.

Fino al punto di non essere più Bersani, ma Bersani che imita Crozza che imita Bersani.

Difficile, se non impossibile, sapere, anche in questo caso, quanto tutto questo abbia inciso sulle (s)fortune elettorali di Bersani.

E adesso tocca a Renzi...

Lo spezzone di filmato che si è visto in questi giorni accredita l'immagine di un personaggio inconsistente dal punto di vista dei contenuti, ma molto accorto dal punto di vista comunicazionale. Insomma l'immagine di uno che non dice niente, ma lo dice molto bene.

Anche qui è presa di mira una caratteristica emergente della "vittima", la sua grandissima efficacia comunicazionale. Anche in questo caso, come per l'ecumenismo di Veltroni o per il pragmatismo di Bersani, si tratta di una caratteristica positiva.

Il fatto è che la satira di Crozza, enfatizzando questa caratteristica, rischia di farla apparire come l'unica. Un buon risultato (come sempre nel caso di Crozza) per la satira.

Un risultato probabilmente non altrettanto buono per l'oggetto della stessa.

 

Qui il filmato di Crozza che imita Renzi.

 

 

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