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 Home page > Tribuna Libera > Riforma del Welfare, ora tocca anche a voi

Riforma del Welfare, ora tocca anche a voi

E' la parte più rabbiosa, vendicativa e cinica dei giovani quella che sta tirando fuori la riforma del welfare del Ministro Fornero. Sono quei lavoratori cresciuti a contratti interinali, precari, instabili, spogliati di ogni diritto ed ogni tutela, che in molti casi si sono dovuti sobbarcare anche il lavoro dei colleghi più anziani, che da dentro il loro bunker chiamato "tempo indeterminato" se la ridacchiavano e si permettevano malattie immaginarie, assenze ingiustificate, fancazzismo ed abusi di ogni genere.

Ed ora quei giovani precari, il popolo della rete, digrigna i denti, vedendo finalmente tremare anche quei fossili tronfi immersi nella loro bambagia. "Divide et Impera" diceva un motto romano, col prosaico significato di regnare dividendo e mettendo in lotta fra loro i tuoi nemici. Ed è la stessa strategia messa in atto, coi suoi tempi e modi, dall'ex Presidente Berlusconi, con i vari provvedimenti contro l'immigrazione o le controriforme della scuola Moratti e Gelmini.

"Ci si sente arrabbiati e frustrati nel vedere come certe persone approfittano del proprio status di tutelati, spesso in maniera a dir poco vergognosa" grida una voce rabbiosa da Facebook. "Per troppi anni, per decenni, queste persone si sono pagate il mutuo e le vacanze facendo meno del minimo. Alla faccia della meritocrazia. I fannulloni e le persone che campano sulle fatiche altrui, dovrebbero pagarne le conseguenze. Non ci sarà mai nessun riconoscimento del merito fino a che chi non fa nulla vive comunque di rendita". Allude a "gente che dorme durante i turni di notte", malati immaginari "allergici al proprio sudore", e conclude "Nel momento in cui tutti ci troveremo a rischiare allo stesso modo, voglio vedere se il lavoro resterà a noi, che siamo sempre stati produttivi e corretti o a questi lavativi e truffatori".
Ed il brutto è che ha ragione, in molti casi.

Ho tentato una mediazione politica, "un livellamento verso il basso dei diritti e delle condizioni di lavoro non sono la soluzione. E non sono neanche di quelli che gridano "tutti a tempo indeterminato" perché mi rendo conto della diversità e della peculiarità delle esigenze dei datori di lavori. Sono il controllo e la volontà che mancano; facendo credere che non ci sia modo di controllare o fermare questi soprusi hanno diffuso l'idea che sia giusto e necessario abbassare le tutele". Un discorso molto "politichese", che però attacca poco con chi ha vissuto la politica come una tifoseria urlata, fatta di slogan, promesse ed impegni disattesi. Giustamente.

"Controllo" è l'espressione orwelliana che riassume le mie proposte:
1) per le questioni di salute, io sono per una pluralizzazione dei controlli: non solo una certificazione del medico curante, ma per i casi più prolungati e particolari, su richiesta del datore di lavoro, avere anche un parere dell'INPS, o anche delle strutture ospedaliere;
2) penso poi al modo di lavorare delle vigilanze notturne, che hanno una serie di "tappe" sul percorso da validare, per dimostrare l'avvenuto passaggio. Applicare questo principio può consentire di "stanare" i furbetti che si celano nel mondo del lavoro.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.213) 28 marzo 2012 19:34

    Fornero e il tecno-costrutto >

    Per sancire completamente la “piena libertà” dell’impresa nella gestione di tutte le risorse serviva rimuovere l’ostacolo dell’art.18 che, con il reintegro del lavoratore, di fatto annulla ogni licenziamento “ingiusto”.
    Cosa fare?

    Si è equiparato a “sanatoria” dell’atto “ingiustificato”, dell’illecito commesso, il semplice “indennizzo” monetario del danno procurato.
    Si è fissato, in concreto, un limite invalicabile alla “reversibilità” dell’atto di licenziare.

    Si è quindi stilata una classifica “valoriale” delle “ragioni” imprenditoriali all’origine del licenziamento.
    E’ stato così possibile redigere una sorta di “prontuario” giuridico, simmetrico e graduato, da elevare al rango di “norma”.
    Da un lato c’è il reintegro del lavoratore (caso discriminatorio), ma, dall’altro, c’è solo la quantificazione di un indennizzo (caso economico).
    Nel mezzo (caso disciplinare) si lascia al giudice l’alternativa tra reintegro ed indennizzo.

    E’ facile pronosticare che, a fronte di 2,3 licenziamenti “ingiustificati”, formalmente comminati per motivi “economici”, sarà comunque impossibile avvalorare una presunta diversa “matrice”.
    Con buona pace degli articoli 3 e 4 della Costituzione.
    Esperienza insegna che di verità e costrutti “artefatti” trabocca anche un qualsiasi Dossier Arroganza

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