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Questa crisi ci ha aiutati: il Governo è stato commissariato

Meno male che la crisi c’è...

La crisi mondiale dei mercati ha costretto il nostro esecutivo a varare una parvenza di riforme. Meglio di niente dopo anni di inerzia e disinteresse.

Finalmente la crisi comincia a dare i suoi frutti. Il commissariamento del nostro paese innanzitutto. L’Europa, o meglio l’asse franco-tedesco, stanco dell’incapacità del governo italiano di fare una qualsiasi azione concreta per risanare le finanze, stanco di vedere l’euro sotto pressione per l’attacco speculativo sferrato al sistema Italia, stanco di vedere un esecutivo fortemente determinato nel condurre il nostro paese sul baratro già raggiunto dalla Grecia, stanco degli inutili segnali che specialmente la BCE aveva inviato nei mesi scorsi, si è visto costretto ad assumere l’iniziativa. Ha preso cioè carta e penna per dettarci le linee guida, l’agenda delle cose da fare alla politica del nostro paese insomma. Così, come uno scolaretto recalcitrante, il presidente del consiglio è stato preso per le orecchie affinché invece di barzellette, partiti dell’amore, canzoncine con Apicella, prostitute e bunga bunga mettesse finalmente in campo una manovra finanziaria almeno credibile ed uno straccio di riforma. Laddove non sono riusciti gli italiani è riuscita la crisi. Meno male che l’Europa c’è.

E sulla stessa lunghezza d’onda hanno reagito i mercati mandando a picco i nostri titoli di stato con uno spread record rispetto ai bond tedeschi, addirittura superiore a quello della Spagna, risultato che ci danneggerà fortemente in termini di interessi da pagare. Eppure anche l’ultimo degli uomini della strada è in grado di capire che i fondamentali dell’Italia non sono certo quelli della Spagna e tantomeno della Grecia. La nostra manifattura è la seconda in Europa, dopo la Germania e prima della Francia, la disoccupazione è tutto sommato in linea con gli altri paesi, è vero abbiamo un alto debito pubblico ma, al contempo, gli italiani hanno la maggior ricchezza familiare d’Europa, il debito privato è bassissimo. Se si considera il debito totale, pubblico e privato assieme, la nostra posizione è forse la migliore del vecchio continente, per non parlare degli USA. Il nostro paese ha cioè tutti, ma proprio tutti, i numeri e la dignità economica per resistere senza alcun problema alla speculazione, per poter sedere al tavolo dei grandi, per essere, in definitiva, fra coloro che tirano le fila. Ma così non è. Francia e Germania fanno da sole per una totale mancanza di fiducia nella nostra politica, un’assenza di credibilità del nostro governo mirabilmente riassunta dalla copertina dell’Economist delle scorse settimane che, con una foto a tutta pagina del nostro presidente del consiglio titolava “L’uomo che ha fottuto un paese”. E se questo vi pare poco. 

E così oggi sta prendendo corpo una manovra raffazzonata, da approvare in tutta fretta da un esecutivo che invece di assumersi le proprie responsabilità si nasconde tremebondo dietro la scusa di una crisi globale che percorre il mondo intero dagli USA all’Europa, una crisi che a causa della interdipendenza fra i mercati, colpisce anche il nostro paese. “Il mio cuore gronda sangue” dichiara il Presidente del Consiglio aggiungendo che mai avrebbe avvallato una simile manovra. E noi lo sappiamo bene dal momento che almeno negli ultimi tre anni il paese è stato lasciato allo sbando, l’esecutivo si è fortemente impegnato nel risolvere i problemi del “padrone”, processo breve, scudo fiscale, legge sulle intercettazioni, condono edilizio, lottizzazione della RAI, abolizione dell’ICI, spostamento dei ministeri al Nord e tutta una serie di amenità altrimenti dette leggi “ad personam” e “ad aziendam” che fanno la vergogna del concetto di democrazia nel mondo. L’incuria all’ennesima potenza, condita per giunta con una bella dose di corruzione e disprezzo del cittadino da parte di uno stuolo di “nominati”, “tangentisti”, “mafiosi”, “veline” che alla corte del signore pensano soltanto a distribuire sacrifici ai sudditi per salvare loro stessi. Come potremo essere degni di fiducia quando, in Germania, un ministro quarantenne è costretto a dimettersi fra le lacrime per aver avuto rapporti con una minorenne mentre, da noi, un Primo Ministro settantatreenne è saldamente avvinghiato alla propria poltrona, addirittura considerato “una vittima” nonostante, oltre a relazioni con minorenni, manteneva, pagandolo profumatamente, un vero e proprio postribolo? “Il peggior governo di sempre” dice l’uomo della strada, quello che “non ha messo le mani nelle tasche degli italiani disonesti, ma ha saccheggiato quelle degli onesti”. Se solo si fosse intrapreso il cammino delle riforme qualche anno fa, come più volte dichiarato, avremmo già oggi il pareggio di bilancio e potremmo sopportare la crisi in maniera molto più forte e sicura. Altro che “governo del fare”.

E i problemi sono ancora e sempre gli stessi. Un debito pubblico enorme che è peraltro salito negli ultimi anni. Un eccessivo assenteismo e una bassa produttività sia nell’industria che nella pubblica amministrazione. Costi e burocrazia della politica e della macchina dello stato che dovrebbero basarsi solo ed esclusivamente sui costi standard per colpire sprechi e privilegi. Una giustizia lenta senza la certezza della pena. Un sistema pensionistico troppo generoso con truffe e raggiri da parte dei “soliti furbi”, specialmente al Sud. Abbiamo il record mondiale di evasione fiscale che è peraltro aumentata anch’essa nell’ultimo anno, dice la guardia di finanza, così come l’esportazione illecita di capitali, e vale, da sola, come l’intera manovra finanziaria. I nostri giovani sono i più disoccupati d’Europa, figli di una scuola inadeguata e di una società “per vecchi”. La dimensione media delle nostre aziende è troppo piccola con problemi di export e peraltro investiamo troppo poco nella ricerca e innovazione. Siamo succubi di un’informazione di regime, faziosa, becera e falsa, piegata agli interessi economici e politici di alcuni. Le liberalizzazioni dei servizi e della professioni che attualmente distorcono il mercato e danneggiano i cittadini sono ancora tutte da fare. Tutto questo soffoca la crescita e quindi lo sviluppo del paese, la vera causa della crisi dei mercati che temono la recessione. La nostra iattura è che, oltre all’Europa, purtroppo anche Silvio c’è, e non certo per l’interesse della “cosa pubblica” ma piuttosto per “cosa sua”. Speriamo che dopo anni e anni di panzane ci sia ancora per poco, che gli elettori non si facciano ulteriormente “imbonire” o meglio, che la smettano di farsi “fottere” come dice l’Economist. 

C.D. 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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