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Del Reddito di Cittadinanza

Il reddito di cittadinanza, come previsto dalla legge attuale, è una offesa alla nostra Costituzione e deve essere migliorato perché violenta il giusto rapporto fra diritti e doveri.

Per la mia generazione il principio che "nessun pasto è gratis" è una convinzione granitica al limite del sacro. E lo è stata ancor più per la generazione che ci ha preceduto cioè quelle donne e uomini che usciti dalla guerra hanno gettato nuove basi per la resurrezione sociale ed economica del paese. Per loro, autidiretti allo stato puro, il lavoro era un dovere molto prima di un diritto e ne erano così convinti che lo hanno riportato nero su bianco fra i principi fondanti della Costituzione insieme alle parole "Democrazia" e "Repubblica”. Dell'ozio invece non c'è traccia, tanto meno pagato poiché con questa combinazione si sconfina nel parassitismo e anzi, per dirimere ogni dubbio, hanno voluto dirci a chiare lettere che ogni cittadino ha il dovere, se abile, di svolgere una attività per contribuire attivamente nella società. In altre parole se esiste il diritto di ricevere uno stipendio adeguato esiste pure il dovere di lavorare per riceverlo. Il ruolo dello Stato inteso come un badante universale non è previsto.

Per questo il reddito di cittadinanza, così come formulato nella legislazione attuale, è un ossimoro, una aberrazione etica e sociologica della peggior specie. E dico questo perché sdoganare il concetto che, sfruttando gli altri, tutto si può avere senza fatica equivale a minare le basi della convivenza civile, significa abdicare alla dittatura della peggiore società dove il sacrosanto rapporto fra diritti e doveri è stato violentato, denigrato, fatto a pezzi, completamente ribaltato fino alla aberrante ed illusoria conclusione che i diritti senza doveri hanno tutto il diritto di esistere. Una pacchia per la società dei consumi e per quelle generazioni di eterodiretti che non esitano certo ad adattarsi al nuovo ordine. E per un paese come il nostro, che già detiene il record europeo di persone che non lavorano in percentuale sulla popolazione, non mi sembra certo una soluzione intelligente.

Ma la cosa è ancor più sconcertante se si pensa che con poche modifiche si potrebbe invece creare una opportunità anche per gli stessi percettori del reddito. Basterebbe infatti legare quel reddito ad un lavoro, magari fornito dalle istituzioni. Sto pensando alla assistenza ospedaliera o degli anziani, alle scuole, oppure nell'infinito campo della ecologia, alla cura e conservazione del territorio e all'immenso patrimonio artistico ed archeologico del paese. Un lavoro di cittadinanza insomma, un lavoro vero, magari a tempo, per uno stipendio vero.

Senza contare che si eliminerebbe parte del lavoro nero e si avvantaggerebbero le persone che veramente vogliono contribuire alla società e non i nullafacenti da playstation. Perché nasconderci dietro lo slogan che il nostro paese ha la costituzione più bella del mondo per poi offenderla e scientemente disattenderla a piacimento è un odioso tradimento che io, come cittadino, non voglio in alcun modo avallare.

Claudio Donini

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