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Il ‘tonfo’ di Trump, l’eco dello scandalo francese e l’escalation in Medio Oriente

La Casa Bianca ha definito la parata militare che nella serata di domenica 15 giugno ha sfilato nella capitale degli USA per celebrare il 250° anniversario della formazione dell’esercito nazionale un “evento iconico”: il tributo alle “generazioni di eroi che hanno difeso la nazione” e alle truppe che “nei prossimi 250 anni” compiranno tante “imprese patriottiche” e conseguiranno molti “successi militari” *.

di Maddalena Brunasti

(Foto di Withe House)

Donald Trump, che festeggiava anche il proprio 79esimo compleanno, esaltato ed esultante ha enfaticamente proclamato: «Stasera affermiamo con incrollabile certezza che negli anni a seguire e per tutte le generazioni a venire ogni volta che il dovere chiamerà e qualsiasi pericolo si presenti il soldato americano ci sarà, presente. A qualunque rischio, di fronte a qualsiasi ostacolo, i nostri guerrieri si lanceranno in battaglia, si butteranno nel fuoco e conquisteranno la corona della vittoria, agli Stati Uniti d’America sempre garantita dalla grazia di Dio onnipotente e dalla ferrea determinazione del suo esercito»*.

Tanto entusiasmo in realtà celava il suo imbarazzo per l’insuccesso dello spettacolo trionfalmente annunciato e messo in scena davanti alla Casa Bianca, un ‘tonfo’ che Brian Tyler Cohen ha evidenziato mostrandone alcune immagini emblematiche a confronto con quelle di alcune delle più di 2 mila manifestazioni NO KINGS che il giorno precedente si erano svolte in tutti i 50 stati degli USA aggregando circa 11 milioni di cittadini americani, mobilitati contro le ambizioni di Trump, contro gli interventi repressivi, contro i tagli alla spesa per l’assistenza sanitaria, contro gli investimenti in armamenti e, in particolare, contro lo sperpero di 45 milioni di dollari impiegati per organizzare i festeggiamenti in onore delle forze armate:

Fingendo che l’insuccesso della parata militare non lo imbarazzasse, Trump ha malcelato anche il proprio turbamento per quello che intanto stava accadendo nel vecchio mondo.

Ad assillarlo infatti sono le situazioni in Ucraina, che non è riuscito a risolvere rapidamente come aveva annunciato agli americani e al mondo, e in Medio Oriente, dove Israele conduce operazioni militari all’interno dei propri confini, cioè in terra santa (Gaza e Cisgiordania), e in territori di altrui nazioni (Libano,… Iran) incurante dei moniti del presidente USA, chiunque sia. Infatti come al suo predecessore, Joe Biden, che nel 2023 alla “vendetta implacabile” minacciata da Netanyahu replicava che non si doveva “rispondere all’orrore con altro orrore” rammentando gli “errori” commessi in passato dagli USA, anche a Trump, che paventandone le conseguenze in questi giorni suggeriva a Israele di attaccare l’Iran colpendo solo bersagli strategici, non politici, in particolare non la persona del capo dello stato iraniano, il premier israeliano ha risposto con la strategia militare e politica dei fatti compiuti, cioè conducendo le operazioni belliche senza evitarne gli effetti collaterali.

E mentre nel continente americano era ancora notte fonda, tra il 15 e il 16 giugno dalla Francia arrivavano notizie di vicende accadute nel pomeriggio di domenica e anticipatorie di quelle che sarebbero successe nella mattinata di lunedì all’inaugurazione della prestigiosa fiera internazionale dell’aeronautica civile e militare.

Il SIAE / Salon International de l’Aéronautique et de l’Espace (International Paris Air Show) è allestito all’aeroporto di Le Bourget, dove nel 1927 atterrò Charles Lindbergh a bordo dell’apparecchio ‘made in USA’, fabbricato dall’impresa statunitense Ryan Airlines, con cui aveva, per primo nella storia, attraversato l’Oceano Atlantico in volo. Nei giorni scorsi la stampa di settore evidenziava un problema: che quest’anno sulla 55esima edizione della fiera internazionale, un appuntamento biennale che nel 2021 era stato annullato a causa della pandemia, nel 2023 complicato dalla guerra in Ucraina, incombe “l’ombra” dei nuovi dazi imposti dalla Casa Bianca. Poi la fiera ha attirato l’attenzione di tutto il mondo, ma non per questa ragione o per qualcuna delle numerose novità presentate dalle aziende 2˙451 provenienti da 97 nazioni, bensì perché gli stand allestiti dalle imprese israeliane erano oscurati da paratie che impediscono al pubblico di accedervi e anche di ammirare le realizzazioni in esposizione.

Alcune associazioni francesi avevano presentato un’istanza, la settimana scorsa rigettata dal tribunale, e un legale rappresentante della fiera, l’avvocato Sylvain Pavillet, aveva dichiarato che imporre veti a uno o l’altro stato non spettava agli organizzatori della manifestazione commerciale: “Tale decisione spetta al governo”.

Infatti, la partecipazione al Salon International de l’Aéronautique et de l’Espace della delegazione israeliana, che da un’altra fiera svolta l’anno scorso era stata esclusa a priori per motivi di sicurezza, era stata permessa a una condizione: che le sue aziende non esponessero nessuna arma impiegata nell’assedio di Gaza.

 

DOMENICA 15 GIUGNO

Sorprendentemente nel pomeriggio di domenica il governo francese ha comunicato di ritenere che l’accordo non fosse stato rispettato dalle imprese israeliane a cui ha ingiunto la loro esclusione dalla fiera.

Ormai però non si potevano trasportare gli armamenti fuori dall’area espositiva, aperta al pubblico dal giorno dopo, e così si è dovuto ricorrere all’oscuramento degli stand, che però ha fatto notare l’esclusione delle aziende israeliane a tutti gli altri espositori, ai primi visitatori e, soprattutto, ai reporter della stampa francese e dei media di tutto il mondo.

 

LUNEDÌ 16 GIUGNO

All’inaugurazione della fiera il primo ministro francese, Francois Bayrou, ha spiegato: «La Francia ha ritenuto che gli armamenti offensivi potenzialmente usati nella striscia di Gaza non dovevano essere presenti». E, precisando che la questione non riguarda le armi impiegate dall’esercito israeliano negli attacchi contro l’Iran, ha affermato che la sua nazione approva lo scopo di un obiettivo di questa offensiva militare, cioè quello di contrastare le ambizioni iraniane a disporre di ordigni nucleari.

La reazione di Israele però è stata immediata, e veemente.

Il ministero della difesa israeliano ha accusato la Francia di “escludere le armi offensive israeliane dall’esposizione internazionale” perché tali armi “competono con le industrie francesi” e ha chiesto la revoca istantanea della misura “oltraggiosa”, “una forma di segregazione”.

Intanto, mentre al Salon International de l’Aéronautique et de l’Espace infuriavano le polemiche, il ministro della difesa israeliano Israel Katz si è recato alla base di Tel Nof con il premierBenyamin Netanyahu, che nell’occasione ha elogiato i piloti e affermato: «L’aeronautica militare israeliana domina i cieli di Teheran».

Poi nella serata Israele ha bersagliato e colpito la sede della televisione iraniana, dichiarando che questa eventualità potrebbe por fine al conflitto, non aggravarlo come invece temuto da Trump, Netanyahu ha annunciato che probabilmente l’ayatollah Ali Khamenei era morto.

E mentre Israele continuava imperterrito ad assediare Gaza e a progettare e attuare missioni in Iran, i media informavano che la portaerei statunitense Nimitz si avvicina alle coste del Medio Oriente.

 

MARTEDÌ 17 GIUGNO

Smentendo le allarmanti voci, nella mattina venivano divulgate le notizie che l’establishment iraniano sta organizzando la fuga, probabilmente in Russia, che pare intenzionata a garantirne l’evacuazione e l’accoglienza, e che la capofila della flotta americana sta navigando verso il Medio Oriente provenendo dal Mar Cinese Meridionale dove se non avesse cambiato rotta, non era in procinto di attaccare il Vietnam bensì diretta al porto di Da Nang per una manovra di routine della marina militare americana nell’Indo-Pacifico.

Intanto l’esclusione delle aziende israeliane dalla prestigiosa fiera francese continua ad assillare l’amministrazione Trump e altri governi, tra cui quello italiano, perché ad esser state ‘oscurate’ sono:

  • IAI / Israel Aerospace Industries, un fornitore della statunitense Gulfstream Aerospace Corporation;
  • RAFAEL Advanced Defense Systems, una multinazionale controllata dal Ministero delle Finanze israeliano che vanta il primato nella produzione di World’s First Combat Interceptions with High Energy Laser e commercializza le proprie avanguardistiche tecnologie belliche in Europa, inoltre in Canada, anche in America Latina, Asia, Africa e Medio Oriente, ma soprattutto negli USA;
  • UVISION, un’azienda specializzata nella fabbricazione del sensor-to-shooter HERO con cui si monitorano, mirano e colpiscono bersagli nel combattimento a terra e da piattaforme a distanza, anche aree e navali, che è consociata con la RAFAEL e ha consociate in India e negli USA, la UVision USA Corporation;
  • AERONAUTICS Defense Systems, un’impresa manufatturiera acquisita da RAFAEL nel 2019, specializzata nella produzione dei micidiali Orbiter Mini UAV System (droni) che fabbrica nello stabilimento in Israele e insieme ad alcune consociate, tra cui l’italiana ZANZOTTERA TECHNOLOGIES srl;
  • ELBIT SYSTEMS, una società quotata alla borsa di Tel Aviv e al Nasdaq che opera, oltre che nella sede e nelle filiali in Israele, anche attraverso le consociate all’estero, tra cui la statunitense Elbit Systems of America specializzata nella fabbricazione di armi ‘built for warriors (fatte apposta per guerrieri)’.

Infatti, essendo citata nelle cronache quotidiane mentre l’attenzione dell’opinione pubblica è focalizzata sui conflitti bellici combattuti nel presente e sulla questione del ruolo, attualmente sempre meno autorevole e tendenzialmente autoritario dei leader, ogni azienda, impresa e società menzionata viene esposta al giudizio che condanna i colpevoli dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità di cui i governanti e gli ufficiali militari sono politicamente responsabili e messi in atto con la complicità di tutti coloro che non si oppongono al loro compimento, che non ne impediscono l’effettuazione, che contribuiscono alla loro esecuzione e, soprattutto, che traggono vantaggi e ricavano profitti dalla loro realizzazione.

E a mostrare la sintonia tra politici e militari ‘fabbricanti di guerre’ e imprenditori dell’industria bellica è anche il loro linguaggio, ovvero il frasario e vocabolario militarista che usano per descrivere ed esaltare le caratteristiche tecniche delle armi e macchine da guerra e per incitare i soldati a combattere, come guerrieri.

An iconic grand parade wrapped up a day of festivities celebrating the legacy of the U.S. Army and the generations of heroes who have protected our country with strength, selflessness, and bravery — and looking boldly forward to the next 250 years of patriotism and military achievement. “Tonight, we affirm with unwavering certainty that in the years ahead, and in every generation hence, whenever duty calls and whatever danger comes, the American Soldier will be there. No matter the risks, no matter the obstacles, our warriors will charge into battle, they will plunge into the crucible of fire, and they will seize the crown of victory because the United States of America will always have the grace of Almighty God and the iron will of the United States Army”. – President Trump Celebrates U.S. Army’s 250th Birthday with Iconic Grand ParadeThe White House / June 15, 2025

 

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