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Persio Flacco

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Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.178) 19 aprile 2015 20:15

    <<Oppure ognuno lascia le bandiere a casa e si torna a bel tempo andato, quando il 25 aprile era roba italiana per italiani (anche ebrei) e i palestinesi non c’entravano una beata mazza.

    Così la memoria della Resistenza, che gli ebrei italiani hanno sempre ampiamente rispettato perché in essa hanno versato sangue, tornerà ad essere rispettata.>>

    Questa a me sembra la soluzione più giusta e più rispettosa del senso della celebrazione.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.178) 19 aprile 2015 20:01

    Quello che scrive sarebbe tutto giusto, professore, se non fosse per una omissione di capitale importanza: il mestiere del docente è talmente importante e delicato che non può essere affidato a chiunque.
    Un medico incompetente, può uccidere decine di persone; un ingegnere incapace può causare la morte di decine di persone; un docente svogliato che non sa o non vuole impegnarsi più di tanto nell’insegnamento può tarpare le ali a centinaia di giovani.
    Il lavoro del docente DEVE essere sottoposto a valutazione per garantire il diritto primario dei discenti ad avere una preparazione di livello adeguato. Che poi è lo scopo primario della Scuola.
    Nel mestiere del docente, quindi, la valutazione meritocratica dovrebbe essere un metodo di routine. Come possa essere realizzata non saprei, ma sono assolutamente convinto che essa è necessaria. Questo non implica la diminuzione della libertà di insegnamento, riguarda l’efficacia dell’insegnamento.
    Se i docenti accettassero di sottoporsi ad un sistema di valutazione continua del loro lavoro potrebbero facilmente fugare il dubbio che la sostanza delle loro rivendicazioni è la difesa corporativa.

    Gli astuti suggeritori di Renzi sanno che molti genitori, e anche molti studenti, non stimano affatto i docenti. Soprattutto a causa di una percentuale non irrilevante di essi, che prendono l’insegnamento come un mero fornitore di reddito, che hanno sbagliato mestiere, che confondono il diritto alla libertà di insegnamento con il diritto di insegnare male o di non insegnare affatto.

    Questo genere di libertà confligge con il diritto degli studenti ad avere una buona preparazione, e il costo della Scuola ha un senso per la collettività se produce una buona preparazione. Libera ma buona.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.178) 19 aprile 2015 19:19

    Alla lotta partigiana contribuirono una congerie di identità culturali, ideologiche, confessionali. Tutte unite sotto una sola bandiera: quella della lotta contro il nazifascismo.

    Uno dei caratteri qualificanti della Resistenza italiana sta proprio nel superamento di ogni identitarismo in nome di uno scopo comune. 

    Coerenza vorrebbe che la commemorazione della lotta partigiana rispettasse la memoria di tale scelta qualificante, quindi che si evitassero simboli identitari particolari, proprio per rammentare la scelta che fu fatta di combattere sotto una sola bandiera. 
    Fosse per me, per coerenza, abolirei ogni bandiera dalla commemorazione, salvo quella del CLN.

    La bandiera della Brigata Ebraica pone un problema aggiuntivo rispetto alle altre: è la stessa bandiera dello Stato di Israele.

    La sua esposizione alla celebrazione dell’anniversario della Liberazione include in un evento che ricorda la lotta di popolo contro l’occupazione nazista dell’Italia il simbolo di uno Stato che occupa ormai da mezzo secolo il territorio di un altro popolo.
    L’esposizione della bandiera israeliana alla festa del 25 aprile implica quindi una scelta che è una doppia negazione del significato stesso della celebrazione: la scelta di esporre un simbolo dell’identitarismo e dell’oppressione di un popolo.

    Questo i rappresentanti della Brigata Ebraica che rivendicano il diritto di esporre la loro bandiera lo sanno benissimo. Ma evidentemente per loro il rispetto della memoria di ciò che fu la Resistenza è molto meno importante di quanto dichiarano.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.76) 6 aprile 2015 23:48

    << Il commento di 76 - che non ha più il coraggio di firmarsi nemmeno con uno pseudonimo (!)>>

    Caro 67 (!) ho solo dimenticato di loggarmi, cosa che mi succede spesso.

    Perché dovrei temere di esprimere il mio pensiero, tanto da evitare perfino di usare il nick? Lei ha qualche idea in proposito?

    Quanto ai motivi dell’avversione verso gli angloamericani e verso Israele manifestata dagli iraniani basterà ricordare chi ha sostenuto il golpe contro Mossadeq e supportato il potere dispotico dello Scià. Per quanto lo Scià andasse a genio a inglesi e americani, gli iraniani non erano molto felici sotto il suo regime. Diciamo che non ricordano quel periodo come uno dei migliori della loro storia.
    Anche a causa della sua famigerata polizia segreta: la SAVAK, ben addestrata dal Mossad.

    Tuttavia gli iraniani, compresi gli ayatollah, non hanno mai fatto confusione tra ebrei, sionisti e israeliani. A differenza della totalità dei paesi arabi, che hanno perseguitato e cacciato gli ebrei a causa dei conflitti con Israele.

    Capisco che questo un po’ rovini le sue tesi sull’antisemitismo iraniano, sulle quali si basa la propaganda del nazionalismo sionista, e me ne dispiace.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.48) 7 marzo 2015 22:09

    Mi scusi Lofoco, ma quando lei definisce le guerre statunitensi come:
    "fallimento americano [...]";
    "[...] guerre [...] a cui gli Stati Uniti non sembrano poter fornire una soluzione";
    "guerra [all’Irak], sbagliata in tutto e per tutto", sembra voglia definire le azioni statunitensi in termini di fallimenti ed errori.

    Non si tratta di fallimenti bensì di successi. Irak e Libia sono storie di successo; la Siria rappresenta un successo parziale, dal momento che il regime ancora resiste in metà del paese. Anche in Ucraina il cambio di regime ha avuto successo ed ha ottenuto l’effetto sperato.

    Non si tratta di errori, dal momento che l’effetto che queste azioni hanno sortito era esattamente quello voluto.

    Definire qualcuno come un pompiere pasticcione è molto diverso che definirlo come un piromane. Gli USA (meglio: l’oligarchia che li governa) sono un piromane che appicca incendi vicino alla casa dei suoi "amici", o dovunque gli faccia comodo.

    Tanto prima prendiamo coscienza di questo fatto tanto meglio sarà per il futuro dei nostri figli.

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