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Perché l’Italia fallisce se fallisce la cultura

Secondo le ultime statistiche dell'ISTAT, il tasso di disoccupazione ha raggiunto l'8,6%, il livello più alto dal 2004, tra cui il 26,2% di disoccupazione giovanile.

Ma è una farneticazione affermare che i crolli dell'occupazione potrebbero essere direttamente proporzionali ai crolli di Pompei? Oggi vorrei provare a proporvi un link a dir poco illuminante.
 
Un link che potrebbe servire a chiarire le idee sia al Ministro per i Beni e le Attività Culturali Bondi, visto che una ventina di giorni fa dichiarò in merito a Pompei "Parliamo di un crollo di un tetto invece di solidarizzare con il Veneto", sia al Governatore del Veneto Zaia, visto che aveva giudicato una vergogna i soldi a Pompei.
 
Il link è questo: "100 euro in cultura ne producono 249" (19/11/2010)
 
[...] I dati arrivano dallo studio strategico realizzato da European House-Ambrosetti per la Settimana internazionale dei beni culturali e ambientali in corso a Firenze. Tra gli altri dati, il presidente di Florens Giovanni Gentile spiega l' analisi inputoutput: "100 euro di incremento di Pil nel settore culturale, generano un aumento di 249 euro di Pil nel sistema economico. E ben 62 euro nella sola industria manifatturiera". Un calcolo che, prosegue Gentile riguarda anche l' occupazione attivata: "2 unità di lavoro nel settore culturale generano 3 unità di lavoro nel sistema economico".
 
100 euro investiti in cultura ne generano 249.
2 unità di lavoro nel settore culturale ne generano 3 nel sistema economico.
 
Basta. Quanto basta. Quanto basterebbe per spiegare che l'Italia fallisce se fallisce la cultura. Quanto basterebbe per spiegare sia al Ministro Bondi che al Presidente Zaia, che i 750 milioni che l'Italia ha stanziato per i primi 6 mesi del 2011 per rifinanziare le missioni internazionali di pace, potrebbero servire sia per ristrutturare Pompei che per perorare la giusta causa Veneta.
 
Salvare l'Italia dal baratro economico ed occupazionale, può significare anche impedire o cercare di evitare i crolli dei nostri beni culturali.
 
Salvare il Paese con il maggior numero di siti Unesco, e cioè? L'Italia. Ecco, quella potrebbe essere una bella missione di pace.

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