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Chiara Castellani è The One: alla dottoressa pacifista il prestigioso premio del Rotary

Chiara Castellani ha vinto l'ultima edizione del prestigioso premio The One, assegnato dal Rotary Club. Dal suo racconto di com'è arrivato questo riconoscimento traspaiono con chiarezza la sincerità e la schiettezza di questa donna che ha dedicato la vita ad aiutare "gli ultimi del mondo" e a diffondere una cultura di pace senza fronzoli, senza cerimonie, ma con tanta passione.

Chiara Castellani, medico e chirurgo di guerra e missionaria laica, di cui abbiamo già scritto, è stata insignita di un prestigioso Premio Internazionale, conferito da Il Rotary Internazionale, per i Diritti Umani soprattutto nei paesi in via di sviluppo. «Non so neanche io bene come per Il Rotary Internazionale sono diventata The One», ci confessa con una punta di incredulità la stessa Chiara, la cui storia abbiamo racconta in questo articolo.

«Ci troviamo a combattere in una situazione molto difficile», ha detto Chiara Castellani nel corso della cerimonia di consegna del premio. «Però ci rimane il diritto di sognare. Lasciateci questo diritto. Per me è fondamentale poter insegnare perché la gente del Congo [dove opera Chiara, ndr] sta crescendo senza speranza, ma sogna un futuro diverso».

Proviamo a capire cosa è successo…

Ho conosciuto il dottor Marco De Feo tramite Facebook. Dicono che si deve fare attenzione agli amici incontrati sui social, soprattutto per il fatto che io li utilizzo Facebook come “strumento di comunicazione di massa” accettando l’amicizia di chiunque la chieda, salvo poi cancellarla se “persona non grata”. Lo sconosciuto mi dice che ha avuto il mio contatto da suo figlio, alunno in una scuola media dove avevo tenuto una lezione-conferenza, e gli aveva appunto chiesto di contattarmi su Facebook.

Chi è Marco De Feo e che ruolo ha nel conferimento di questo Premio Internazionale?

Sta di fatto che quel giorno in cui conobbi Marco De Feo avevo in corso un caso di forza maggiore: il mal di denti! I dentisti romani sono bravi ma molto cari e non strettamente per colpa loro: regole di igiene, di spazi, di areazione. Obbligo di assicurazione. Norme anti HBV e HIV. Per questo mi ero rivolta, inizialmente fiduciosa, alle strutture pubbliche, ma con un risultato deludente: prezzi comunque elevati, prestazioni comunque limitate. Alla fine sarei rimasta “una vecchia sdentata”, come mi dicevo guardandomi allo specchio. In questo clima un po’ deprimente mi ha telefonato uno sconosciuto dicendomi che è dentista e di “venire da me in studio sabato pomeriggio alle 15”. E che mi farà tutto gratis!

Fin da quando Marco De Feo mi ha detto che mi avrebbe aiutato, il suo approccio franco e visibilmente sincero mi ha destato fiducia, ma per convincermi meglio, dopo mi ha chiamato Agnese, caposala della clinica odontoiatrica nella struttura pubblica nelle cui mani mi ero affidata, per confermare che non si trattava di un maniaco o un di un mitomane ma al contrario di un ottimo dentista. E che oltre alla sua professionalità, avendo un passato di una lunga e dura esperienza di volontariato in Uganda poi arricchita da brevi missioni, era particolarmente sensibile alle tematiche inerenti la crisi nella zona dei grandi laghi e curava gratuitamente i missionari, Comboniani e non.

Finalmente mi sono ritrovata, un po’ incredula, nello studio del dottor De Feo, equipaggiato a norma con tutti i criteri in regola. Due settimane, grazie a Marco e al suo odontotecnico Claudio, dopo avevo già ricuperato il sorriso di quando avevo trent’anni senza spendere un euro nonché, sempre grazie a Marco, una decina di donazioni da parte di amici e pazienti, alcuni dei quali provenienti dalle agenzie delle Nazioni Unite come FAO e IFAD.

De Feo è quindi un personaggio chiave per il Premio internazionale Rotary e per sviluppare iniziative a favore dei bambini nei paesi in via di sviluppo?

A cento metri dallo studio odontoiatrico di De Feo vi è la sede dell’IFAD, agenzia ONU per la formazione e lo sviluppo agricolo, affiliata alla FAO. Chi vi lavora, se ha problemi di denti, trova logisticamente comodo andare dal dottor De Feo; in più negli ambienti ristretti il tam-tam sulla competenza di un medico funziona, senza contare che Marco è anche anglofono e molti degli esperti delle agenzie delle Nazioni Unite parlano solo inglese. Grazie a questa sua prerogativa, nel suo studio e poi a casa di Marco ho conosciuto anche la dottoressaTiziana, esperta IFAD e membro Rotary – come del resto Marco.

Chiara Castellani

Il Rotary è molto prestigioso per le molteplici iniziative nel Sud del mondo.

Il Rotary ha la fama di sviluppare iniziative danarose ma efficaci a beneficio dei bambini nei Paesi in via di sviluppo. L’esempio più lusinghiero è il programma allargato di vaccinazione dei bambini di 0-5 anni e delle donne incinte, che ha drasticamente ridotto la mortalità per il morbillo, la tubercolosi, il tetano materno e neonatale facendo praticamente sparire la poliomielite. 

In cosa consiste il Premio Internazionale Rotary The One di cui sei stata insignita?

Un altro esempio di iniziativa no profit del Rotary Internazionale è The One, un premio internazionale che viene conferito a Hong Kong a un militante per la pace e la promozione umana in situazioni di conflitto o comunque difficili e marginali senza appoggio istituzionali, anzi spesso lottando fra enormi difficoltà contro tutto e contro tutti, considerato come “unico” – Bertold Brecht lo definirebbe “imprescindibile” – proprio perché distintosi per avere realizzato azioni umanitarie utilizzando unicamente o quasi le sue proprie forze.

Una persona che agisce da sola, come The One. Il premio è internazionale e annuale: i candidati provengono da tutti i Paesi del mondo, perché il Rotary ha rappresentative ovunque. Anche in Cina, come ho avuto modo di sapere, ed esattamente a Hong Kong, dove avrei scoperto una Cina “diversa” ed eccezionalmente aperta.

È stato un percorso lungo quello del Premio?

Nel 2017 Marco e Tiziana insistettero per farmi partecipare e io accettai soprattutto per amicizia e rispetto verso chi mi aveva tanto aiutato. Tuttavia continuavo a crederci poco: “hanno i loro” mi dicevo, anche perché fra i vincitori degli anni precedenti la maggioranza era asiatica. Comunque già dal primo tentativo mi trovai selezionata fra i primi 12, benché in seguito messa da parte. Due nuovi tentativi di candidatura nel 2018 e 2019 sfociarono egualmente in un “piazzamento a vuoto”.

Questo fatto è stato un eccezionale ausilio terapeutico in un momento per me molto difficile, in cui visto che la mia salute cedeva erano in molti a scoraggiarmi dal continuare

Nel 2020, mentre mi chiedevo se era il caso di ricandidarsi, è esploso il COVID e io lasciai perdere tutto. Ma Marco e Tiziana no: appena è uscito il nuovo bando dopo il Covid, a novembre del 2022, mi hanno di nuovo candidato, ricuperando e aggiornando i materiali da me presentati a suo tempo e dei quali avevo loro riservato copia. Io accettai con scarso entusiasmo, delusa dalle tre “bocciature”. La notizia che sarei stata uno dei tre candidati invitati il 15 novembre a Hong Kong per la famosa “serata di gala” mi sorprese nell’agosto 2023 mentre ero in ospedale, per una volta non come medico ma come paziente a causa di una sepsi a streptococco.

Questo fatto è stato un eccezionale ausilio terapeutico in un momento per me molto difficile, in cui visto che la mia salute cedeva erano in molti a scoraggiarmi dal continuare a portare avanti le mie battaglie nelle quali spesso mi sentivo Don Chisciotte contro i mulini a vento. Non mi sarei mai aspettata di trovarmi a novembre tra i tre finalisti!

Hai conosciuto anche gli altri finalisti del Premio internazionale?

Il 13 novembre atterravo a Hong Kong, senza conoscere il cinese e parlando un pessimo inglese. L’avventura cominciava. All’aeroporto incontrai uno degli altri finalisti. Uno era un militante pacifista dello Sri Lanka che si batteva per l’integrazione dei rifugiati e richiedenti asilo creando attività generatrici di reddito senza alcun sostegno dal suo stesso governo, anzi spesso boicottato. Come me, bussava a tutte le porte per ottenere aiuti economici o anche in natura. Come me, collezionava condiscendenza, talora porte sbattute in faccia, ma talvolta risultati che lo galvanizzavano e stimolavano a non arrendersi.

A cena conobbi il terzo candidato, il dottor Eugenio Scannavino, brasiliano ma di origini italiane. Era anche lui come me medico “degli ultimi”. E medico itinerante. Ma mentre io mi sposto soprattutto con la moto su piste a malapena praticabili e solo occasionalmente utilizzo la piroga, lui si spostava navigando sul Rio delle Amazzoni e lungo gli affluenti con un’idroambulanza a motore e con essa offriva assistenza medica alle comunità dei nativi dell’Amazzonia. Ma non solo: in un contesto di sfruttamento umano e territoriale da parte di transnazionali senza scrupoli si era schierato con quei popoli nativi della foresta amazzonica nelle loro lotte impari per difendere il loro diritto alla terra degli antenati e agli alberi sostegno del cielo.

Prova a descriverci la cerimonia del Premio.

Alla serata di gala del 15 novembre ero frastornata. La sala dei globi di cristallo era come la sala da ballo di una favola di Grimm, con quei globi che rappresentavano la terra e i pianeti e il soffitto a cielo stellato. Benché il Governo di Pechino avesse vietato gli abiti neri, tutti i Rotariani di Hong Kong presenti, soprattutto le donne, avevano lunghi abiti neri.

Era quello il segno tacito di un dissenso che avevo già colto durante il pranzo con la figlia del presidente del Rotary locale, giornalista, vivace e spumeggiante. Sfilata, musiche, filmati. Poi il momento cruciale. Quando hanno detto che il vincitore era Chiara Castellani e che per il Rotary International sono diventata The One… beh non riuscivo nemmeno a credere alle mie orecchie.

Sul sito dell'Associazione Italia che cambia

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