• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Negazionismo turco. La Francia legifera sul genocidio armeno

Negazionismo turco. La Francia legifera sul genocidio armeno

Una legge che punisca il reato di “negazionismo” è sempre una brutta legge. Sfido chiunque a difenderla in punta di diritto.

La libertà di opinione (che comprende parole e scritti) non può essere limitato, se non a scapito dei valori costituzionalmente definiti chiamati diritti civili; diritti per la difesa dei quali molti hanno impegnato e a volte perso la vita. Superfluo citare la solita tiritera del “sono disposto a dare la vita perché l’altro abbia il diritto di dire la sua”. Frasi roboanti dal sapore antico. Ma il contenuto resta: può sopravvivere a lungo una democrazia che per difendere il ricordo doloroso degli uni, taciti gli altri a suon di manette?

Detto questo, il problema del negazionismo resta e non è problema da poco. Ne sanno qualcosa i sopravvissuti ebrei dei campi di sterminio che hanno voluto rivivere l’orrore subìto accompagnando anno dopo anno carovane chiassose di adolescenti entrati baldanzosi nei luoghi della memoria ed usciti poco dopo piangenti, se non in stato di choc.

Sono quegli stessi testimoni che a parole tremanti ricordavano lo strazio e, accanto, si trovavano a dover sopportare le ricostruzioni fantasmagoriche di chi, senza mai essere stato internato, ne decretava la falsità sulla base di ipotesi che la maggior parte degli storici rifiuta con sdegno o sarcasmo.

Dopo i vari negatori della Shoah di varia origine, adesso tocca ai turchi difendersi dalla nuova legge francese che stabilisce il reato di negazionismo dello sterminio degli armeni. E, in contraltare, tocca agli armeni vedersi finalmente riconosciuto il trauma che da quasi un secolo dicono, raccontano, ricordano, ricostruiscono trovando solo orecchie poco attente, ma anche la caparbia, puntigliosa, astiosa contrarietà di tutti i governi turchi fino ad oggi.

Si tratta di quegli stessi turchi che, dopo aver aizzato i curdi – sanguinaria manovalanza della mattanza armena del 1915 – poi ha partecipato con ardore, al fianco di siriani, iracheni e iraniani alla decennale persecuzione degli stessi curdi.

Ma si tratta anche di quei turchi che si sono baldanzosamente proposti sulla scena mediorientale come nuovo potente difensore dei diritti palestinesi in lotta per l’autonomia e l’indipendenza; andando a sfidare per interposta persona l’inflessibile governo israeliano.

E che, oggi, si trovano ad ammassare truppe al confine siriano con i motori accesi in attesa di luce verde dalla Lega Araba.

La Turchia dà e riceve sonori ceffoni da quando si è impegnata in una politica estera “forte”, non più tacitamente succube dei voleri della Nato (com'è stata finora tranne che quando si trattava di fare a botte con i greci), ma pericolosamente in bilico tra il rancore degli ex alleati di Gerusalemme e la preoccupata attenzione di Teheran, tra la malcelata avversione egiziana, gelosa del ruolo da protagonista che Erdogan si è ritagliato fra le masse arabe e il livore del governo siriano. Per tacere di Europa e Stati Uniti.

La legge antinegazionista francese apre “ferite irreparabili” con Parigi ha affermato il premier turco, ritirando a tempo indeterminato il suo ambasciatore, che va ad ingrossare le fila degli ambasciatori virtualmente senza sede, dopo l’attacco all'ambasciata di Damasco ed il ritiro da Tel Aviv.

Eppure riconoscere quello che anche storici turchi come il pluriperseguitato Taner Akçam hanno ammesso essere stato uno sterminio pianificato e perseguito manu militari di centinaia di migliaia di civili armeni, non dovrebbe essere così terribile. E’ accaduto quasi un secolo fa, ma l’orgoglio nazionale turco non accetta di ammettere quello che tutti sanno e dicono. La Turchia, tra questione armena, questione curda e ricostruzioni negazioniste della storia, non ha le carte in regola per dare lezioni di diritti civili a nessuno. Almeno fino ad ora.

Il rapporto annuale 2010 di Amnesty International non fa certo sconti, nemmeno alla neodemocrazia islamista di Recep Tayyip Erdoğan.

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.151) 23 dicembre 2011 17:56

    Il negazionismo ha poco a che vedere con il diritto di pensiero o di parola.
    La legge francese in questione poi, non condanna il negazionismo in generale, ma soltanto due casi di negazionismo: il genocidio degli Armeni in Turchia e quello di Ebrei e Zingari nel terzo reich.

    Chi nega quei genocidi non esercita alcun diritto di critica: sa benissimo che quei genocidi sono realmente avvenuti, ma vuole offendere perfino la memoria di quelle vittime negando che siano mai avvenuti.

    A forza di negare la verita’ storica, ci sara’ pure qualche negazionista scemo che nega in buona fede, per amor di parte e per odio verso quelle minoranze: E’ bene che venga condannato anche lui: l’odio e l’idiozia non sono dei diritti da tutelare, ma la dignita’ dei perseguitati sì.

  • Di (---.---.---.82) 23 dicembre 2011 19:35

    In linea generale sono d’accordo con te, anche se continua a non piacermi l’idea che una verità storica debba essere affermata per legge.

    Fabio DP

    • Di Geri Steve (---.---.---.151) 24 dicembre 2011 23:35

      io sono un dietrologo e uno scettico, direi quasi "professionista", quindi confermo il mio scetticismo ad ogni "sano dubbio".

      Ma in questi casi non c’e’ alcuno scetticismo - non dico professionale- ma neanche motivato.

      Se qualcuno mi desse dei motivi un minimo credibili e razionali per sostenere che quei due genocidi non sono avvenuti, io sarei il primo a studiare con interesse quelle argomentazioni. Ma io non ho mai visto niente di simile.

      Mentre i nazi sono disposti ad affermare qualunque assurdita’ e a negare qualsisi fatto storicamente provato, e’ interressante il fatto che a livello turco non si ha un vero e proprio negazionismo: mi sembra che oggi affermino , non che il genocidio non si a mai esistito, ma che la Francia si e’ sporcata analogamente le mani in Algeria, e che quindi non avrebbe i titoli per...

      Io non concordo con la tesi turca, ma la differenza mi sembra importante: voglio dire che lo stato turco equipara due cose differenti, ma che lo stato turco e’ gia’ molto avanti rispetto ad un Akamenidihianajad, che arriva a negare la Shoah.

      Si puo’ discutere con chi - per me: erroneamente- pretende di equipare i genocidi alle persecuzioni, ma non con chi li nega: il primo sbaglia, il secondo offende e non si pone su n piano razionale.

      Geri

  • Di (---.---.---.82) 25 dicembre 2011 00:03

    sono di nuovo d’accordo con te, con un piccolo dubbio residuale. Affermi che la Turchia non neghi il genocidio degli armeni, ma dica che la Francia non abbia le carte in regola per dare lezioni. Sulla seconda cosa concorderei anch’io, ma sulla prima avrei qualche perplessità: mi sembra che la posizione turca sia tuttora in larga misura ferma sulla negazione del genocidio come atto pianificato e premeditato. Tutt’al più accettano che un numero imprecisato di civili armeni (ma molto molto minore di quelli comunemente dichiarati da alcuni storici) sia morto di stenti durante i trasferimenti. Mi sembra ben lontano dall’ammettere le proprie responsabilità nello sterminio e soprattutto molto lontano dall’ammettere una prassi assai simile a quella che i nazisti avrebbero seguito pochi decenni dopo.
    Ma se hai informazioni più accurate delle mie, sono benvenute.
    Fabio DP

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares