Nanotecnologie per il sangue

500 milioni di persone nel mondo vivono iniettandosi periodicamente doti di anticoagulanti.
In caso contrario rischierebbero molto: un trombo può bloccare del tutto il flusso sanguigno, con danni permanenti in direzione di un arto o peggio di cervello e cuore.

Fortunatamente anche in questo campo le sperimentazioni nanotecnologiche stanno aprendo nuove strade, alla ricerca di un agente in grado di evitare che le piastrine del sangue coagulino eccessivamente, mantenendo la capacità di occludere ferite ed evitare sanguinamenti.

Un team biomedico dell’Università di Banaras Hindu (India), insieme a ricercatori di Balapur nel campo delle scienze dei materiali, sta testando a questo scopo nanoparticelle d’argento di diametro inferiore a un cinquantamillesimo di un capello.

La sperimentazione è ancora nelle perime fasi, e i test attuali sono condotti su topi. I ricercatori hanno iniettato alle cavie sangue geneticamente modificato per essere esposto a coagulazione e successivamente hanno somministrato le nanoparticelle d’argento.

I risultati sono incoraggianti: gli agenti inibiscono l’azione delle proteine che rendono "appiccicose" le piastrine rivestendone la superficie, senza interferire però con le altre proteine che aiutano a coagulare il sangue in caso di necessità. Per questo le nanoparticelle di rivelano "molto più efficaci" della terapia tradizionale, come afferma il biochimico Dababrata Bash, coinvolto nello studio.

Ovviamente in questa fase non sono stati ancora approfonditi i possibili ostacoli, come l’eventuale tossicità per l’essere umano. La cautela è d’obbligo e i tempi non saranno brevi, ma la via appare promettente.

Fonte: ScienceNow Daily News