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Lei siciliana, lui portoghese e una bimba in arrivo. Insieme contro il razzismo, il bullismo e l’omofobia

L'abbiamo conosciuta con la sua pagina su Facebook Lulù Over the Rainbow e attraverso un'interessante intervista qui su AgoraVox Italia. Adesso torniamo a parlare con lei di integrazione e molto altro: al settimo mese di gravidanza, controcorrente nell'Italia della Lega e di un sistema escludente legato a tradizioni culturali e religiose, con noi c'è Luisa Bàmbina.

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Salve Luisa, parliamo di te! Anzi, adesso possiamo dire parliamo di voi. Ci sono belle notizie dall'ultima volta che ci siamo sentiti?

 
Per certi versi direi proprio di sì, caro Fabio. A maggio divento mamma di una femminuccia, ma nello stesso tempo ti dico che non è cambiato nulla e mi riferisco al modo di pensare, di agire ed interagire di molta gente: la vedo ancora fossilizzata dietro agli stessi stereotipi e preconcetti che ho combattuto e che continuo a combattere ogni giorno. Sarebbe una buona notizia riuscire a farla nascere in una realtà mentalmente libera.
 
Con Ricardo, ragazzo portoghese con la madre di origine angolana, la tua si appresta ad essere una famiglia italiana multiculturale e multirazziale. Possiamo dire, senza rischiare di cadere nell'utopia, che la generazione di tua figlia sarà pronta ad essere cittadina del mondo?
 
Di sicuro mia figlia la preparerò per il mondo: voglio darle tutti gli strumenti per comprenderlo, educandola in vero stile "Over The Rainbow" come lo sono stata anch'io; spero riuscirà a viverlo nella sua interezza e in tutta la sua bellezza, senza paure, a 360 gradi. Per fortuna ho un compagno che è più cittadino del mondo di me e mi aiuterà in questo intento.
 
Darwin diceva che nell'evoluzione non sono le specie più forti a sopravvivere ma quelle più disposte al cambiamento. Se si adatta questo aforisma al pensiero umano sembra che il cambiamento spaventi: religioni e politiche tendono a chiudere le frontiere, ad alzare muri sotto l'arma della sacralizzazione dei simboli, contro le "contaminazioni" e in una apparente "difesa della cultura locale". Qual è il tuo pensiero in proposito?
 
Mi piace ricordarlo Darwin, se mia figlia fosse stata un maschio avrei proposto anche a Ricardo di dare il suo nome, per ricordare un uomo di cui le parlerò comunque fin da piccina. Penso che nella vita bisogna avere rispetto di tutti e per tutti e che le religioni con i loro dogmi spesso e volentieri lo invocano ma non lo offrono, fomentando odio, intolleranze, stereotipi, segregazioni. Insegnerò a mia figlia ad accettare le differenze, a coltivare l'empatia, a vedere l'altro come un amico, indipendentemente dalla sua etnia, dalla provenzienza, dalla religione, dall'orientamento sessuale, dalle caratteristiche fisiche; le farò leggere di tutto, anche libri legati alla fede alle religioni, per insegnarle a sviluppare un pensiero critico, a farsi sempre mille domande! Penso che la curiosità, intesa come voglia di sapere e scoprire, sia il motore capace di smuovere la nostra realtà, far progredire la pace, sviluppare progresso, aprire la mente e salvare il mondo. Sono le persone disposte a capire, a rivalutare, a cambiare e a condividere ad andare avanti, proprio perché in grado di non non alzare muri, di non arrendersi davanti un dubbio. Continuare a non mettersi nei panni degli altri, coprendo la propria crudeltà dietro ad una giustificazione divina, ai dogmi e alla fede, invece non porterà a nulla. Mia figlia potrà spiritualmente avvicinarsi ad ogni credo, ma le insegnerò a riconoscere il fanatismo e il bigottismo.
 
E' un buon metodo per evitare di caderci!
 
E' sempre la curiosità la scintillà capace di evitare di cadere nel fanatismo e nel bigottismo: sono cresciuta in una famiglia areligiosa, ma conosco molte religioni e ho letto la Bibbia,al contrario di molti che si definiscono cattolici e non lo hanno mai fatto. Sono cresciuta con la possibilità di essere libera di pensare, di scegliere, di approfondire, non riuscirei a cedere queste possibilità ad una fede. L'unica sacralizzazione utile è quella del rispetto che funziona nella reciprocità. Su questo non sopporto tutta l'incoerenza e l'ipocrisia che emerge dai perbenisti da messa, che si nascondono dietro frasi di buonismo religioso ma poi sanno solo bistrattare chi é diverso da loro e non hanno mai realmente fatto nulla per gli altri.
 
Parliamo di Ricardo, raccontaci un po' la sua e la vostra esperienza: ha avuto problemi nell'immissione nel tessuto sociale italiano?
 
Io e Ricardo ci conosciamo da anni, ma stiamo insieme da poco. Al di là di ogni smielatura e romanticismo, ti dico che è come se ci conoscessimo da sempre. È bello riuscire a trovare una persona così tanto affine! Sua sorella viveva già qui in Sicilia e io l'ho conosciuto perché anche lui veniva qui spesso d'estate. Il nostro amore è nato per caso, dal nulla ma spesso le migliori unioni nascono così. Da quando si è stabilito qui ne sono successe di cose! La mia famiglia gli ha subito voluto bene, nessuno ha guardato alla sua provenienza, al colore della sua pelle o del suo orientamento politico e religioso; tendo a precisarlo perché purtroppo da noi non è ancora così scontato come dovrebbe essere: ci sono genitori, anche di mie amiche, che non avrebbero accettato questo amore solo perché forma una coppia mista, perché lui è mulatto o perché non ci siamo sposati appena saputo della gravidanza. Tanta gente si nasconde dietro frasi di finta apertura mentale per poi essere più chiusa di un portone sbarrato.
 
Qualche esempio?
 
Una signora, grande devota, ci incontra al mercato e senza nessuna delicatezza rivolgendosi a me esclama: "Sicuramente a lui qui gli sembrerà un paradiso. Da dove viene lui chissà come muoiono di fame!". Ha dato per scontato che lui non la capiva e non parlasse italiano, ha legato la sua provenienza al degrado, ha sottointeso che fosse qui per approfittarsene, scroccare benessere. Ecco questa è profonda ignoranza!
 
Altri aneddoti?
 
C'è chi si informa per sapere "quanto fosse scuro", le solite domande su mia figlia del tipo "ma viene bianca o nera?".. Insomma, ne avrei mille di aneddoti da dirti e raccontarti. Io sdrammatizzo, anche Ricardo s'è abituato e neanche ci fa caso, ma a volte se mi fermo a pensarci mi assale una grande tristezza, perché penso che nel 2015 è ancora tutto troppo retrogrado. Una società che non vede persone, solo etichette, colore della pelle, razze. E molti di quelli che si approcciano così alla nostra storia neanche sanno dove si trova il Portogallo! Poi a livello burocratico potrei scriverne un manuale: con lui ho ulteriormente capito quanto siano indietro le leggi italiane, quanti problemi si riscontrano quando si ha a che fare con uffici pubblici, dove si rischia di incappare in dipendenti con grossi limiti in termini di conoscenza e modo di porsi. Ti faccio un esempio: in Portogallo, come in Spagna e in altri paesi latini, si usa il doppio cognome. Infatti Ricardo ha due nomi e due cognomi. In Portogallo si usa mettere prima il cognome della madre e poi quello del padre, ma la valenza giuridica la possiede solo quello del padre, l'altro è indicativo della genitorialità, infatti nella loro carta di identità vengono riportati anche i genitori. Quando un portoghese ha un figlio, in automatico il cognome della madre decade e l'individuo può scegliere di aggiungere al proprio quello della compagna. In Italia molti burocrati sconoscono questi procedimenti, sconoscono anche le leggi europee ed alcune italiane, Per dirla tutta: la neonata legge sulla possibilità di mettere due cognomi anche in Italia, anche se non è uguale a quella del Portogallo, esiste da cinque mesi; Ricardo comunque risulta avere due cognomi e non puoi capire quante difficoltà stiamo riscontrando nella registrazione anagrafica di nostra figlia.
 
Oltretutto immagino che, nel'Italia che considera famiglia solo quella declinata in termini cristiani, la bimba nata fuori dal matrimonio indispettisca il sistema..
 
Sì, posso parlare dei problemi relativi alla legittimazione dei diritti come coppia di fatto, non sposata! In pratica non esistiamo, è questa la vera anomalia: una vergogna. Sai che Ricardo, anche se è il padre di mia figlia, per legge non essendo sposati non può assistere al parto? Riuscirà a farlo se troviamo il medico che chiude un occhio, ma basta un medico credente, un obiettore di coscienza perché gli venga impedito! Non solo: sai che, sempre dato che non siamo sposati, lui non può registrare la bimba se non ci sono anch'io? Sai che se - non volesse il caso - dovesse succedermi qualcosa durante il parto, lui non ha nessun diritto e l'eventuale pratica di affidamento di mia figlia verrà rimbalzata tra lui e i miei genitori? Come se il nostro rapporto non contasse, come se non fossimo coppia, unione, famiglia anche senza matrimonio! È vero che da appena un anno esiste una legge che tutela un po di più i rapporti di convivenza, ma non reputa comunque la coppia una famiglia, trovo tutto ciò assurdo! Come se sposarsi fosse un obbligo e una costrizione: sposarsi per forza per legittimare un amore, mi sa di fondamentalismo. Mai! Se un giorno vorrò farlo sarà per motivi profondi e sentiti e non perché altrimenti non avrò garantiti e tutelati i mei diritti e quelli dei miei figli e del mio compagno. Questo per molti vuol dire non credere nel matrimonio, demolire la famiglia.
 
Adinolfi, le sentinelle in piedi, la giornalista di Rai Vaticano Costanza Miriano, autrice del libro "Sposati e sii sottomessa", considererebbero una nascita fuori dal matrimonio una desacralizzazione del concetto di famiglia. Una deriva morale.
 
Noi la famiglia la stiamo formando nonostante gli impedimenti e le difficoltà create proprio da chi si definisce ipocritamente "difensore della famiglia", nonostante coloro i quali pensano che togliere diritti agli altri rafforzi i propri. Io credo molto nel concetto di famiglia, riesco a dargli un'importanza molto più profonda, inclusiva, proprio perché la lego alla realtà, non a dogmi. Consiglierei - per principio e in nome di chi lotta per i propri diritti - di cominciare a non sposarsi più: perché l'hanno resa una forzatura e non penso sia giusto, soprattutto non penso sia utile! Per l'amore che provo e soprattutto per la tutela del mio compagno, che tra l'altro ricordo a tutti che è europeo e non extracomunitario, lo sposerei anche domani ma non è giusto farlo perché lo impone una cultura. Potrei continuare ma mi fermo qui..
 
A proposito di integrazione, leggo sulla tua pagina che hai già messo in piedi una piccola biblioteca per la tua bimba, con tanti titoli votati al riconoscimento delle differenze.
 
Sì, sto già riempiendo la futura biblioteca di mia figlia che ovviamente poi potrà continuare ad allargare con tutti i libri che vuole. Sono stata cresciuta con i libri, tutt'ora ne divoro almeno due al mese e ho sempre letto di tutto, sono fermamente convinta che una bimba che legge sarà una bimba che pensa e quindi sto acquistando qua e là libri per tutti i gusti. Confesso però che - in visione di una maternità futura - lo facevo già da anni. Il suo primo libro sarà "Il Piccolo Principe" di Antoine de Saint-Exupéry, penso che ogni bimbo o adulto dovrebbe leggerlo; poi le sto facendo una raccolta di classici dell' infanzia: dalla "Fabbrica di Cioccolato" di Roald Dahl a "La Storia Infinita" di Michael Ende, da "La storia della gabianella e del gatto che le insegnò a volare" di Luis Sepulveda, passando per un altro simbolo di libertà "Il gabbiano Jonathan Livingston" di Richard Bach, fino ad arrivare ai classici come "Pinocchio" di Collodi e molti altri. Ovviamente leggerà anche molto in portoghese e sarà una bimba bilingue, sono un po' contraria alle favole del vissero felici e contenti ma gliele leggerò con realismo e pensiero critico.. ne sto cercando varie versioni. Proprio oggi le ho ordinato dei libri che hanno sollevato critiche ma che secondo me sono da leggere assolutamente, ad esempio "Piccolo uovo ho due mamme", "Ho due papà" e altri sempre dello stesso autore e della stessa casa editrice che è Lo Stampatello, volumi che si trovano in questo sito. Come attivista lgbt non potevo non prenderglieli. Quando poi inizierà a fare domande religiose, perché di sicuro crescendo sentirá parlare di Dio o altro, le farò leggere la Bibbia se vorrà e altri testi di altre religioni, perché è giusto che si faccia una sua idea su tutto.
 
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Anche in gravidanza non ti fermi: proseguono le attività della tua associazione Fiore Daphne?
 
Si è vero, non mi fermo mai almeno fin quando posso. Non sto avendo una gravidanza facile, ma ferma non riesco proprio a starci. Con l'associazione il lavoro prosegue, nel nostro piccolo stiamo facendo grandi passi avanti. L'associazione Fiore Daphne - che ho l'onore e il piacere di presiedere - si occupa di quattro tematiche fondamentali che sono: xenofobia, omofobia, violenza e disturbi alimentari. Ci occupiamo di queste tematiche tramite progettazioni scolastiche, mostre fotografiche, eventi di sensibilizzazione e prevenzione a tema, sportelli di aiuto gestiti da specialisti del settore e tanta ma tanta volontà. Tutto è nato con "Porzioni di bellezza", il nostro progetto fotografico contro i disturbi alimentari che ha girato la Sicilia per poi approdare anche a Milano; da ciò è nata una progettazione pedagogica di prevenzione e sensibilizzazione con cui giriamo scuole (medie e superiori) e realizziamo varie mostre ed esposizioni. Molti adolescenti sono entrati in terapia presso i nostri centri di appoggio specializzati gestiti da esperti del settore, soprattuto siamo riusciti a smuovere gli animi verso questi problemi, spesso sottovalutati e reputati capricci, ma che in realtà sono il risultato di pressioni sociali, di una struttura costruita su stereotipi, fossilizzata su idee di immagine fittizie inculcate attraverso i media.
 
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Ad oggi quanti elementi lavorano all'interno di questa realtà e dove si sviluppa?
 
All'inizio eravamo molti di più in associazione, poi strada facendo - dato anche il lavoro parecchio impegnativo - il numero dei soci attivi si è ridotto e ad oggi siamo una ventina. Per fortuna abbiamo molti sostenitori, che non guastano mai, e riusciamo ad avere seguito e supporto anche grazie al web. La Sicilia verso certe tematiche è ancora molto chiusa, ma con piccoli passi si arriva a grandi traguardi ne sono convinta. In ogni caso ci tengo a ringraziare le socie attive, come l'instancabile Roberta Maimone (vice presidente e grande amica, se non ci fosse bisognerebbe inventarla), insieme alle nostre famiglie che ci hanno sempre sostenuto e hanno creduto in tutto questo con noi.
 
Le prossime iniziative che state portando avanti?
 
Ogni due anni presentiamo un nuovo progetto fotografico: adesso stiamo lavorando su una campagna contro la violenza e gli stereotipi di genere che stupirà molti e verrà presentato il 25 novembre 2015 in occasione della "giornata internazionale contro la violenza sulle donne". Sarà il primo progetto ad affrontare questa tematica ribaltandone l'approccio: mostreremo un uomo buono e delle donne "moderne" che stravolgono lo stereotipo di genere. Il fotografo verrà direttamente da Roma, dove ci conoscono e seguono in molti. Il team è in pieno work in progress. Ripresenteremo anche le iniziative "Love Yourself" e "Siamo tutti musica" e per chi ci chiede aiuto presso i nostri centri continueremo a fornire tutto il supporto che serve. Non si ferma neanche il nostro lavoro nelle scuole, proseguirà e si allargherà anche alle provincie vicine, e stiamo lavorando al nostro primo evento contro l'omofobia che si affiancherà allo sportello di ascolto con cui già ci occupiamo del fenomeno. Cerchiamo di fare tanta sensibilizzazione sul web e nelle aule scolastiche al riguardo, partendo dal bullismo.
 
Dove trovarvi on-line?
 
Ci trovate sulla nostra pagina ufficiale, che è appunto Associazione Fiore Daphne o tramite il mio blog che è Lulù Over The Rainbow. Tramite e-mail ci trovate all'indirizzo: [email protected]. Scriveteci, segnalateci casi che vi riguardano e chiedeteci qualsiasi informazione possa interessarvi in merito alle nostre iniziaitve. Saremo lieti di offrire supporto e farvi conoscere e approfondire tutte le attività del gruppo.
 
Quando è prevista la nascita?
 
In teoria a maggio, ma con le gravidanze non si sa mai: decidono i bimbi! Spero in un parto naturale senza nessun tipo di epidurale e magari in acqua. Non ho paura del dolore: siamo nate con tutti gli strumenti che ci preparano a sopportarlo! Sono davvero curiosa di scoprire tutte le dinamiche del parto e confesso di avere paura del dopo, perché l'unica cosa che ️mi interessa è che lei stia bene e vada tutto per il meglio. Non vedo l'ora! Consiglio tra l'altro a tutte il corso pre-parto col metodo Rath.
 
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Allora ti giungano gli auguri da tutta la redazione di AgoraVox e un benvenuto alla bimba in questo angolo temporale, sperando riuscirà ad essere lei (e la sua generazione) a rendere la nostra realtà un po' più giusta.
 
Grazie a ️voi e spero anch'io in tutto questo. A partire però dalla nostra generazione: penso positivo sempre, mai arrendersi!
 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.158) 2 marzo 2015 13:36

    Bell’articolo, ma scusate che c’entra l’aggettivo "multirazziale" usato per descriverli, semmai è giusto quello multiculturale, ma i portoghesi e i siciliani sono sempre caucasici, se invece fossero stati ad esempio un’asiatica e un tedesco o viceversa, si poteva parlare anche di "famiglia multirazziale".


    Su Darwin, avrei dei dubbi sul considerarlo un’ottimo esempio in queste tematiche, visto che il "razzismo scientifico" tanto di moda nell’800 è un prodotto ideologico del darwinismo "sociale".

    Credo che come esempi i principi di tutte le religioni, in quanto universali e tendenti a un messaggio positivo, siano più attinenti (naturalmente sono stati strumentalizzati per motivi politici dalle gerarchie religiose, ma questo è un’altro discorso)

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