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La Liberazione di oggi e quella di domani

La vera storia della Resistenza fatela raccontare ai vostri nonni, magari a pranzo o a cena. L’unica riconciliazione passa da lì. Ascoltare, ascoltare, ascoltare.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha fatto appello, l’ennesimo, alla riconciliazione nazionale. "Il 25 Aprile sia festa di tutti". Ma come? La festa della Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, come fa a non essere una festa per tutti? C’è bisogno anche di dirlo? E invece si. Nel nostro Paese funziona così. Sarà colpa di una nazione ancora relativamente giovane (150 anni appena), sarà colpa dell’eterogeneità della sua cultura, che varia da provincia a provincia, ma in Italia, non esiste e non è mai esistita una memoria collettiva condivisa. Quel terreno di ricordi, di racconti, dove poter riconoscere una nazione intera, praticamente non c’è, o esiste solo a metà. Per una parte politica andò in un modo, per un’altra parte andò all’opposto. E poi le tante vie di mezzo del tipo "Si, ma bisogna capire le ragioni di chi combattè inconsapevolmente dalla parte sbagliata".

Immaginate per un attimo Sarkozy, o qualsiasi altro rappresentante politico francese che il 14 Luglio, dichiara "Dovremmo capire anche le ragioni di chi era aristocratico, o di chi sosteneva il Re nel 1789, in fin dei conti anche loro erano francesi". Suonerebbe un pò strano no? Eppure anche in Francia si sono riconosciuti eccessi, tant’è che la filmografia che racconta il periodo rivoluzionario, è fatta di opere scioccanti, sicuramente non adatte ad un pubblico di minori. Nel nostro Paese, invece, un giusto approfondimento di ciò che accadde nel periodo ’43-’45, è stato strumentalizzato da una parte politica che aveva necessità di "sdoganarsi" da posizioni neo-fasciste. E allora sono partite congetture, ipotesi, discorsi, via via volti a delegittimare i combattenti partigiani. Da chi sosteneva "La vera Liberazione è arrivata grazie all’intervento degli inglesi e degli americani", passando per "La Resistenza è un mito da sfatare", "Fu guerra civile, non Resistenza", fino ad oggi, quando il Presidente del Consiglio dichiara "rifletteremo sull’equiparazione tra repubblichini e resistenti". Il punto dolente sulla questione 25 Aprile è uno solo. Evidentemente c’è una parte importante della nostra nazione che non si riconosce nel valore fondante della nostra Costituzione, e cioè l’antifascismo. Non è retorica, come qualcuno vuol far intendere. Non è essere di parte. Essere antifascista dovrebbe semplicemente significare essere un italiano libero, che vuole lottare contro tutte le prevaricazioni, passate, presenti e future. E’ da questo concetto che passa la vera riconciliazione, non dall’equiparazione di chi lottava per liberare un Paese, e chi invece combatteva per consegnarlo ad Hitler. E ciò non va assolutamente in conflitto col rispetto che si dovrebbe ai vinti.



Ai giorni d’oggi siamo impegnati (o dovremmo essere impegnati) nella lotta contro un altro tipo di fascismo, che si chiama mafia, camorra, ’ndrangheta. Ogni anno centinaia di morti ammazzati alla luce del sole, scie di sangue lungo le strade, candidati alle elezioni uccisi e poi sepolti sotto la sabbia, consiglieri trucidati davanti al proprio figlio, e poi le faide, le famose "guerre per il controllo del territorio". Chissà, magari un giorno si porrà fine a tutto questo, ad una dittatura di tipo fascio-camorrista, che impone racket, ditte per costruire palazzi che poi cadono come funghi, rifiuti tossici da smaltire sotto i nostri piedi e quant’altro. Forse un giorno lontano ci riusciremo. E sarà anche quello un giorno di Liberazione. Ci saranno morti da celebrare, nuovi partigiani, e magari nuovi repubblichini. Bene, immaginate se fra cento anni, durante la celebrazione di questo giorno ipotetico di nuova Liberazione, ci sarà qualcuno che dirà "dobbiamo pensare anche a tutti mafiosi, i camorristi morti, magari ad equipararli con gli altri".

In quel caso, mi chiedo, cosa pensereste? 

Commenti all'articolo

  • Di dormiente nato (---.---.---.202) 25 aprile 2009 20:52
    25 aprile - La festa della LIBERAZIONE
    La liberazione non è per sempre, ogni giorno dobbiamo liberarci.


    Liberiamoci del gesso che il SISTEMA ci ha messo addosso, rompiamolo e buttiamoglielo in faccia.

    Non crediamo sempre a ciò che ci raccontano, scaviamo, indaghiamo, ascoltiamo più fonti.

    La TV usiamola, non facciamoci usare da essa, per esempio quando ci racconta le favole come quella che ci spiega che anche quando non abbiamo più niente da mettere a tavola, dobbiamo essere ottimisti e felici, perchè altri al posto nostro stanno mangiando e divertendosi anche per noi, quindi dobbiamo essere altruisti e gioire per loro: i benestanti arricchitisi sulla pelle della povera gente anche con l’aiuto dell’EURO, i politici corrotti che hanno come unico scopo quello di fottere il POPOLO e i prepotenti che fanno uso della violenza fisica e legale per sottomettere i più deboli.
     Ecco in quel caso ci vuole una ribellione anche solo verbale, per esempio possiamo dire ad alta voce:

    fottetevi, voi e chi vi paga per raccontarci queste stronzate.
    Buona LIBERAZIONE A tutti i DORMIENTI

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