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Incontro Pinelli - Calabresi

Il presidente Napolitano invita le vedove Pinelli e Calabresi a stringersi la mano.

So bene che si tratta di una questione delicata e che il presidente della repubblica ha voluto questo incontro nella speranza di porre definitivamente una pietra tombale sulle contrapposizioni che furono, allo stesso tempo, causa ed effetto della stagione del terrorismo.

Tuttavia, (non me ne voglia Napolitano) io che sono tutt’altro che anarchico e che mai ho frequentato quegli ambienti, qualche parola su come i media hanno trattato la questione la voglio ancora spendere.

Nel commentare la stretta di mano avvenuta tra le due vedove, carta stampata e televisione hanno dato l’impressione che ciascuna delle due signore perdonasse all’altra il torto che aveva subito. Bene, anzi male: la signora Pinelli non ha niente da farsi perdonare!!! Ella è solo vittima ed è vittima di una ingiustizia colossale sulla quale non si è voluto fare luce.

A guardare come le forze dell’ordine si comportano quando indagano su se stesse (una pietra ha deviato il colpo che uccise Carlo Giuliani, una rete ha deviato il proiettile esploso da Spaccarotelle), è legittimo che, qualche piccolo dubbio sulla bontà della sentenza che decretò la totale mancanza di responsabilità del commissario Calabresi, lo si possa avere. Ma prendendola, secondo l’invito del Presidente della Repubblica, per buona perchè emessa da un magistrato integerrimo, mi chiedo: chi c’era in quella stanza quando Pinelli è precipitato giù?

Chiunque fosse e quanti ne fossero essi sono i veri responsabili di quella morte e il capo dell’ufficio che era assente ne è anch’egli indirettamente responsabile.
 
Detto questo, non possiamo esimerci dal considerare l’omicidio del commissario Calabresi un orribile misfatto e nemmeno calandosi nel clima rovente di quegli anni si riesce minimamente ad attenuarne l’orrore. Se non altro, però, la famiglia Calabresi ha avuto (magra consolazione) il conforto della condanna dei colpevoli.
 
Ho notato, in conclusione, da parte dei giornalisti compreso il neo-direttore della Stampa (figlio del commissario) un certo imbarazzo quando, riguardo a Pinelli, pronunciano le parole “caduto” “precipitato”. Probabilmente tutti, me compreso, sentiamo in queste parole qualcosa di falso, di inadeguato. e per questo la mia impressione conclusiva è che con quella stretta di mano la Sig.ra Pinelli ha inteso perdonare tutti noi italiani di non essere riusciti a trovare una verità che, a volerlo veramente, era a portata di mano.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.113) 14 maggio 2009 08:37

    Totalmente d’accordo con l’articolo.
    Diamo per buona l’innocenza di Calabresi: chi altro c’era in quella stanza? E’ lecito, dopo quarant’anni, avere una verità giudiziale su come morì Pinelli? Chi fu materialmente a mettere la bomba a Piazza Fontana?

  • Di julipett (---.---.---.55) 16 maggio 2009 15:23

    il caso "Pinelli" è da aggiungere ai più che numerosi MISTERI ITALIANI mai risolti. Uno a caso? E. Mattei. Insieme ad altre morti gli esecutori sono e rimarranno sconosciuti. L’articolo evidenzia lo sgomento di chi lo ha scritto per non essere giunti, dopo anni, a nessuna verità. Condivido lo sgomento ma non lo stupore che sembra accarezzare la mente dello scrittore. Quest’ultimo sentimento non mi appartieme ormai da qualche anno.  

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