• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Il teatro nazionale palestinese di Ramallah a Salerno e Napoli

Il teatro nazionale palestinese di Ramallah a Salerno e Napoli

L’ Osservatorio Palestina domenica sarà a Salerno e martedi a Napoli per presentare lo spettacolo "Storie sotto occupazione".

Creato da artisti palestinesi come una risposta al conflitto in patria, "storie sotto occupazione" propone in scena una sorta di "varietà civile", frammenti di vita quotidiana in Palestina, nel tentativo di condividere con il pubblico le tensioni di chi subisce una costante minaccia di pericolo di morte.

Gli attori di AlKasaba si muovono in scena tra montagne di giornali, quotidiani e riviste, da cui traggono ispirazione per il loro racconto.

"Le verità spesso sono dietro i titoli" pare vogliano suggerire mentre volta per volta prendono vita i vari personaggi di questa storia. Spuntano proprio da quelle pagine che raccontano all’Occidente, ormai da troppo tempo, la loro triste condizione di popolo in guerra.

E’ cosi, nel turbinio degli eventi politici e bellici, ampiamente documentati dalla stampa internazionale, si stagliano figure inaspettate che restituiscono con semplicità le normali aspirazioni di tante persone, che "nello schacchiere internazionale hanno solo il compito di sfuggire agli agguati, ai bombardamenti, alla mancanza di cibo, acqua e generi di prima necessità", ma che tuttavia continuano, nel regime di soppravivenza imposto dalla condizione belligerante, a coltivare i propri sogni e a rincorrere una normalità senza eroismi.

C’è il giovane attore che sogna il "red carpet" di Hollywood, ci sono due innamorati che pensano a mettere su casa e famiglia, c’è un anziano padre che cerca di mettersi in contatto con i congiunti emigrati all’estero e c’è una madre che chiama invano il proprio figlio, quasi a ricordare all’Occidente che in Palestina si muore davvero e non solo sulle pagine dei giornali.

Nizar Zua’bi, ideatore di "Storie sotto occupazione" ci dice riguardo al progetto:



"Lavorare come attore in Palestina può essere allo stesso tempo la più frustrante e la più gratificante delle esperienze".

"La frustrazione è frutto della assenza di sicurezza e di stabilità che prende il sovravvento sulle nostre vite. Prendiamo decisioni fatte per adattarsi ad un contesto che cambia continuamente e che non si ha la possibilità nè di prevedere nè di controllare".

"Creare in una situazione del genere è una sfida: lo è quando attraverso una quotidiana battaglia ci si sforza di riuscire nei propri intenti di affrontare la "realtà" e le "contingenze" (in tutta onestà detesto queste parole) e si prova a fare arte con una troupe di attori che sono desiderosi di combattere una lotta testarda per il loro diritto di calcare le scene".

"Quando gli ostacoli diventano parte stessa del processo e quando il processo è tanto importante quanto il risultato. Quando l’arte prodotta diviene davvero contenuto e contenitore di quanto ci circonda, in quel momento si prova la gratificazione".

"I nostri spettacoli rappresentano il secondo atto per i tiratori di pietre che sono dietro alle nostre porte".

Non perdetevi quindi "Storie sotto occupazione".


Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares