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Il tempo sarà tiranno per Obama?

La sera del 18 Novembre 2009 presso la sede del Palazzo del Mediterraneo dell’Università L’Orientale di Napoli si è svolta la conferenza sulla politica "obamiana" nel Medio Oriente e nel Mediterraneo. Tutto ciò è stato possibile grazie alla collaborazione dell’Associazione Amerigo, di cui erano presenti alla conferenza Massimo Cugusi e Edoardo Imperiale, Giuliana Caccipuoti, il Professore dell’Orientale Massimo Campanini, islamista e arabista, fra i più apprezzati in Italia, il console Americano di Napoli J.Patrick Truhn e infine Mohammed Saady, rappresentante nazionale della comunità marocchina in Italia. Ma per entrare più profondamente in merito alla politica statunitense riguardo il bacino del Mediterraneo e la penisola Araba si attende l’arrivo di Michael Carmichael, storico, politologo e consulente elettorale per numerose campagne presidenziali americane, fondatore e presidente del Plantery movement.

 
Quasi tutti i discorsi di Carmichael ritornano ai celebri discorsi di Obama in Turchia e al Cairo presso l’università Al-Azhar, tutto parte da lì, e da come la politica obamiana è diversa rispetto a quella di G.W.Bush, essendo Obama non solo un idealista ma anche un realista. Sembra che ad Obama non interessi più la competenza politica ed economica con la Mezzaluna, bensì offrire al Medio Oriente una risorsa in più; si ribadisce la personalità di Obama, che, forse, a volte è troppo scontata, ma sicuramente le sue esperienze di vita sono delle fondamenta molto stabili da cui partire.
 
Questa nuova policy rappresenta in effetti proprio lui, il personaggio dell’anno, in cui sembrano essere raffigurati vari poli del pianeta, non solo quello occidentale, ma che nello stesso tempo riesce a rimanere umile, soprattutto quando dice di non essere l’unico ad avere una storia cosi “unique”. In questo modo tutto è coperto, a tutto si trova una spiegazione, sembra quasi che abbiamo un Presidente non solo abile nel tener conto dei vari punti di vista, ma addirittura dal quale anche noi dipendiamo. "Bisogna basarsi su ciò che l’islam è, e non ciò che non è", sostiene Obama.
 
Ma quanto veramente possiamo pretendere da Obama? Ci aspettiamo troppo? Cosa cambierà veramente (visto che Carmichael sostiene che potremo vedere cose straordinarie da Washington)? Queste sono le domande su cui ci fa riflettere il Prof. Campanini. Come egli dice: “La politica è fatta di pragmatismi e sappiamo che la realtà è molto più brutta”. In effetti basterebbe scorrere i giornali per vedere che nonostante le forze di Obama, ci sono delle cose che non si possono prevedere. Nonostante il discorso del Cairo, in cui ribadiva il concetto di quante moschee si trovino negli Usa, ora quattro di esse sono state sequestrate dal governo, dicendo che sono illegali e che potrebbero avere una connessione con l’Iran. Il governo israeliano accusa Goldstone, che si ritiene sicuro di cambiare le leggi internazionali, in quanto questo nuoce alla sicurezza israeliana. Ma Obama, nel discorso all’AIPAC (del 4 giugno 2008, esattamente un anno prima della conferenza al Cairo) ha riaffermato che la sicurezza israeliana è molto importante per gli Stati Uniti. Che cosa farà in questo caso? Che cosa cambierà? Si aspetterà veramente che Israele cambi le leggi internazionali?
 
Campanini si ritiene comunque soddisfatto che Obama non usi più il termine “esportazione di democrazia” nel Medio Oriente, ma ritiene allo stesso tempo che gli Stati Uniti dovrebbero uscire dall’ambiguità con vari stati arabi; l’ambiguità del sostegno da parte degli Stati Uniti a Paesi arabi dittatoriali, che, per interessi occidentali o filo occidentali, diventano dei Paesi intoccabili. Inoltre un secondo problema della Mezzaluna è ancora quello che domina tutte le pagine principali dei giornali del mondo, il problema Israele-Palestina; Campanini trova ironico il fatto che proprio durante questo periodo si discuta di una creazione di due Stati, come è stato suggerito 60 anni fa, nel 1948, quando gli è stata offerta questa possibilità. E ora cosa succederà? Sembra che Obama si dica perplesso e preoccupato, visti gli insediamenti a Gerusalemme Est, per un accordo di pace tra i due popoli. Se l’insediamento dovesse continuare, quale carta prenderà in mano Obama?
 
In effetti, la politica internazionale non è per niente facile, soprattutto quando si parla di Medio Oriente. L’islamofobia cresce. Cresce dall’11 settembre del 2001. I numeri dei neoconvertiti all’Islam crescono ogni giorno. Anche all’interno dell’UE le cose non sono migliori, ne soffrono le minoranze etniche quali bulgare, bosniache, e altre; ci troviamo immersi da più decenni da immigrati musulmani, ma sembra che il problema sia nato da poco. Il vecchio continente non avrà imparato niente dalla propria storia? Ecco, abbiamo celebrato i 20 anni dopo la caduta del muro di Berlino, ma sembra che bisognerà rimboccarsi le maniche affinché altri muri invisibili o difficili da distruggere che ci circondano crollino, forse con l’aiuto di Obama.

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