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  INCHIESTA    Affari e cantieri, le mani di
camorra e politica sui parcheggi di Napoli

L'ingegnere di partito che favorì Impregilo. La Giunta del Comune che salva il parcheggio del suo assessore. E 40 milioni di euro pubblici spariti nel nulla.
Benvenuti a Napoli, dove i parcheggi si costruiscono ma non si vendono.
E la camorra fa affari (con il socio dell'assessore).

Napoli è la città dei cantieri eterni. Lo stereotipo del napoletano pigro e indolente si infrange contro la quantità di autocarri, betoniere, ponteggi e gru che attraversano ossessivamente le strade. Il primo cantiere della metropolitana, per esempio, è stato aperto nel 1976, e manca ancora il collegamento con l'aeroporto di Capodichino. Il volume dei lavori sembra crescere ogni giorno senza mai vedere la fine.

Da aprile i cittadini del Vomero, quartiere collinare di Napoli, hanno ripreso a protestare contro la costruzione di nuovi parcheggi a piazza Leonardo (in cui nel 1985 la camorra uccise Giancarlo Sianindr), dove la cooperativa Celebrano e la ditta edile Edilgrem stanno costruendo ben 147 box auto interrati. Sebbene la Commissione mobilità del Comune si sia espressa contro quest'opera, la direzione infrastrutturale di Napoli ad aprile di quest'anno ha rilasciato il permesso a costruire, nonostante la preoccupazione di commercianti e residenti, che hanno iniziato a protestare.

AAA SOCI CERCASI – «Le proteste sono inutili, i commercianti hanno interesse solo a tenere la proprietà privata della piazza, che così com'è oggi è un disastro», sbotta ad AgoraVox Alfredo Nappo, il progettista della cooperativa Celebrano. L'ingegner Nappo non è nuovo alle cronache partenopee: nel 2009 il GIP di Napoli ne ordinò gli arresti domiciliari per aver falsificato l'idoneità degli impianti di Impregilo per la produzione del combustibile da rifiuti nell'ambito di un'inchiesta scaturita dal processo “Madre” sulla gestione dei rifiuti in Campania, e fu inconsapevole protagonista di un'intercettazione telefonica del 2005 in cui confessava: «Come ho avuto l'incarico? Io faccio parte di un partito». Il processo per falso ideologico all'igegner Nappo è tutt'ora in corso in primo grado, destinato alla prescrizione.

«La nostra è una cooperativa che dal 2001, anno in cui depositammo il progetto a Palazzo San Giacomo, ha l'obiettivo di riqualificare la piazza ed è costituita da molti residenti e amici», continua Nappo. «I lavori dureranno 24 mesi, abbiamo compiuto tutte le verifiche del caso con il Georadar e le strumentazioni più moderne: il sottosuolo dal punto di vista geologico è sicuro. Le opere compensative con cui metteremo a posto la piazza ammontano a due milioni di euro, tutti a nostro carico».

Ma quanti sono davvero i soci cooperatori? «Al momento sono 60 o 70 (su 147 posti previsti), ma questo è dovuto alla maggiore diffidenza che c'è a Napoli in questo settore. Se stavamo in un'altra città, ad esempio a Bologna, era diverso».

Già, perché spesso i cantieri partono ancor prima che siano stati ben definiti i soci delle cooperative, e in più casi si è provveduto ad avvicinare i potenziali acquirenti mediante spot pubblicitari, come una qualsiasi impresa a fini di lucro. Risultato? Molti box auto in città risultano invenduti, come dimostra una recente inchiesta del Mattino.

ANTIMAFIA A SCOPPIO RITARDATO – E non sembra essere un problema solo napoletano. «Ci sono perplessità anche con i certificati antimafia», racconta Anna Maria Bianchi dei comitati NoPup di Roma. «La normativa consente alle società di presentare il certificato solo al momento della comunicazione finale per il rilascio del permesso a costruire, nel corso dell'iter istruttorio non viene richiesto. C'è una situazione di lucro anche sulle assicurazioni: per un parcheggio al Testaccio (quartiere di Roma, ndr) esiste un premio assicurativo di cinque milioni di euro per soli cedimenti totali, di cui due milioni per scioperi e tumulti, ovvero qualcosa di ridicolo». E se Roma piange con i suoi duecento e passa parcheggi privati in costruzione, Napoli non ride.

I PARCHEGGI DELLA CAMORRA – Tra i progetti più noti c'è il parcheggio privato da 122 box di via Aniello Falcone, prospiciente anch'esso sul golfo. Approvato con delibera di giunta nel 2007, il cantiere fu aperto nel gennaio 2012. Per l'occasione venne organizzata una grande parata della legalità, patrocinata dal presidente della federazione nazionale antiracket Tano Grasso e dal campione italiano di tennis Panatta, dalle istituzioni locali e dai vertici delle forze dell'ordine, e il cantiere venne incluso nel “Patto antiracket” promosso dall'Arma dei Carabinieri. Tutto bello e nel sacro nome della legalità. E invece la beffa si presenta pochi mesi più tardi: gli uomini del GICO mettono sotto sequestro il cantiere e i proprietari Angelo e Carlo Simeoli vengono arrestati nell'ambito di un'inchiesta sul riciclaggio di denaro dei clan camorristici Polverino, Mallardo e Casalesi

Un nuovo sequestro scatta ai primi di agosto 2013: la magistratura contesta l'illegittimità del nulla osta del Comune e la “manchevolezza” delle indagini svolte dal Genio civile e dall'Autorità di bacino, con gravi rischi per l'equilibrio idrogeologico della zona.

via San Domenico, nei pressi di via Cilea, è stato completato da più di un anno un parcheggio privato multipiano da 60 box, costruiti e messi sul mercato immobiliare dalla Sime S.p.A., una società di Marano di Napoli di proprietà del gruppo Simeoli. Gli imprenditori di Marano costruiscono anche un altro parcheggio interrato da 60 box ai Colli Aminei. La loro società, la Sime, è stata già interessata in passato da vicende giudiziarie. Nel 2007 l'azienda era finita nel mirino dell'antimafia: furono sequestrati (per tre mesi) sessanta appartamenti costruiti con documentazioni false e i costruttori accusati di essere contigui al clan Nuvoletta - Polverino.

«I proprietari della Sime spa sono imparentati con quelli arrestati per il parcheggio di via Aniello Falcone», rivela ad AgoraVox uno dei tecnici che in passato lavorò con le aziende del gruppo. «Io non me ne sono mai accorto sul lavoro, con queste società immobiliari loro "pulite" ho fatto un lavoro specifico di cemento armato, tecnico. Poi però c'è stato il casino, ci sono state le proteste della gente per il parcheggio a via Camaldolilli, ci fu un sequestro per un abuso, c'è stato un processo, è uscito un casino».

Fu in quel momento che l'ex tecnico di Sime con cui ha parlato AgoraVox venne a sapere delle parentele dei padroni, «i cugini di quelli malamente». Racconta che Sime S.p.A. «è un ramo collaterale della famiglia Simeoli. Questo Simeoli di Sime, Antonio Simeoli, è il cugino di quello (Angelo Simeoli, arrestato nell'inchiesta sul clan Polverino, ndr)».

Antonio Simeoli, che in passato ha subito sequestri di beni immobili insieme ad affiliati dei clan Polverino e Nuvoletta, è il capostipide della famiglia nonché, come detto, il cugino dell'imprenditore Angelo Simeoli, arrestato in un'idagine per riciclaggio. «Poi a loro volta sono cugini di Antonio Polverino, che è il padre di Giuseppe Polverino detto 'o baron», arrestato l'anno scorso in Spagna dopo sei anni di latitanza.

I progetti di tutti e due i parcheggi costruiti da Sime S.p.A. sono firmati dallo stesso studio associato d'ingegneria ed architettura: quello facente capo a Giuseppe Sarubbi (che ha preferito non parlare con Agoravox), ex componente della commissione edilizia del Comune nonché ex socio dell'assessore all'urbanistica Luigi De Falco (fuori dalla giunta da maggio scorso) nella società di consulenza "S.I.C. Snc". Entrambi sono stati consulenti esterni per la variante generale al piano regolatore del 2004, quella che ha permesso la costruzione del parcheggio di Angelo e Carlo Simeoli in Via Falcone.

CONFLITTI DI INTERESSI IN COMUNE – «Il parcheggio di via Aniello Falcone ci fu presentato dall'ex assessore De Falco, nel corso di una seduta di municipalità al Vomero», ha raccontato ad AgoraVox il consigliere municipale Antonello Simeoli, in quota PD. «Questo e altri parcheggi non sono mai passati per la Municipalità, ma esclusivamente per Palazzo San Giacomo. Noi non ci siamo mai potuti esprimere».

Il consigliere Simeoli è anche presidente della commissione mobilità del Vomero, con delega proprio ai parcheggi. E a chi gli fa notare la parentela con gli imprenditori coinvolti nelle inchieste per camorra, taglia corto: «Sì, sono miei cugini e non ho nessun problema ad ammetterlo, ma non ho nulla a che fare con loro».

A via Andrea da Salerno, sempre al Vomero, ha costruito un'altra cooperativa, la Ecoparcheggi, nel cui gruppo di progettazione figura come architetto proprio l'ex assessore De Falco, uscito di scena dopo il rimpasto del sindaco. Nel 2012 il Comune, su iniziativa dell'ex assessore alla mobilità Donati (fuoriuscita anche lei), emise una delibera di giunta che sospendeva 12 dei 18 parcheggi previsti dal PUP (piano urbano parcheggi) e ne salvava i rimanenti sei, tra cui quello di De Falco.



L'ex assessore, però, mette le mani avanti: «Partecipai come architetto diversi anni prima di ricoprire cariche pubbliche», dice ad AgoraVox. «Tant'è che quel parcheggio ebbe l'ok definitivo nel 2010, quando non ero assessore. La Ecoparcheggi è una cooperativa in regola, forse l'unica, per cui sfido chiunque a trovare errori o abusi edilizi in quello scavo».

COOPERATIVE DI PARTITO – Le polemiche sulle cooperative di parcheggi a Napoli scoppiano nel 2005, quando il senatore di AN Michele Florino presentò al Senato un'interrogazione parlamentare in cui denunciava «la ripartizione delle aree a soggetti imprenditoriali collusi con forze politiche della maggioranza, escludendo arbitrariamente soggetti con sani requisiti».

A inizio 2000, infatti, i partiti di maggioranza, tra cui i Ds e i Verdi, sponsorizzavano enfaticamente la costituzione delle cooperative. «Costituimmo cinque cooperative sorte dopo una serie di assemblee che i partiti organizzarono con i cittadini delle aree interessate, convincendoli della bontà dell'idea», ha raccontato ad AgoraVox il geometra Tommaso Vitale, uno dei tecnici che partecipò ai lavori.

Anche Carmine Attanasio, oggi consigliere comunale dei Verdi Ecologisti, conferma: «Partecipai a quelle vicende e posso dire che qualche tecnico dei Verdi ci lavorò in quelle cooperative, ma io ho combattuto personalmente quei Verdi là (tra cui c'era l'ex ministro Pecoraro Scanio, ndr) e il loro modello di sviluppo: me ne sono dissociato». «Oggi - continua Attanasio - sto coi Verdi Ecologisti, mandiamo avanti un progetto ambientalista, per cui siamo contrari ai box sotterranei a Napoli così come concepiti». 

I MILIONI SCOMPARSI – E se da un lato le iniziative private vanno avanti tra le proteste di associazioni e comitati, quelle pubbliche rimangono al palo: i parcheggi d'interscambio e di relazione di via Cilea, Mergellina, Edenlandia, Capodimonte non sono mai stati realizzati nonostante 40 milioni di euro di finanziamenti comunali e regionali per la loro costruzione. Finanziamenti di cui non si conosce il destino, per questo motivo, nel 2010, la Procura ipotizzò i reati di truffa, abuso d'ufficio e turbativa d'asta a carico di venti indagati in un'inchiesta a 360° su appalti e concessioni fraudolente intorno al PUP cittadino. A tre anni di distanza, l'indagine è ancora sul tavolo del pm Henry John Woodcock.

PRIMA I PARCHEGGI, POI LA CITTÀ – Da circa due anni, nei pressi del Castel Sant'Elmo, è in costruzione un parcheggio privato di proprietà della Imit Immobiliare di Luigi Gaeta, proprietario anche della settecentesca villa Giannone, confinante con i lavori. E infatti la scelta di realizzare lì 53 box privati, in una delle ultime aree verdi del Vomero, sottoposta a vincolo paesaggistico e monumentale, aveva convinto la Sovrintendenza a bloccare i lavori dopo un iniziale nulla osta.

Tuttavia, le pressioni furono talmente forti che raggiunsero addirittura il Parlamento: nel 2010 l'ex senatore Idv Aniello Di Nardo presentò al Senato un'interrogazione in cui si decantava con queste parole le "qualità" del parcheggio (su suolo privato) della Imit: 

Consentirebbe una sicura decongestione del traffico cittadino in una zona di notevole interesse turistico e a ridosso di snodi di trasporto strategici per la città (...) consentendo ai residenti della zona circostante di parcheggiare agevolmente, liberando le strade dalle auto in sosta. 

E chiedeva al Governo di verificare «la correttezza dell'agire della Sovrintendenza e di applicare provvedimenti in caso di irregolarità».

Così, nel 2011, a poche settimane dall'insediamento di de Magistris, la Sovrintendenza tolse il vincolo e fu rilasciato il permesso a costruire. Risultato: alberi secolari abbattuti ed un'enorme scavo in ferro e cemento prospiciente sul mare, a pochi metri da una villa del '700.

piazza Muzii, epicentro dell'antico borgo dell'Arenella, un parcheggio privato su suolo pubblico da 160 box tiene da tre anni “in ostaggio” la viabilità del quartiere: nel 2011 gli smottamenti del manto stradale dovuti ai lavori lesionarono due fabbricati e indussero il Comune a vietare ai condomini l'uso di alcuni locali interni. 

L'OCCASIONE SPRECATA – Ora, la lista nera dei parcheggi non finisce qui (c'è il mega parcheggio di via de Ruggiero costruito dalla cooperativa Parco dei Fiori, c'è un altro parcheggio privato da 96 box in corso d'opera a via Tasso di proprietà dei fratelli imprenditori Castaldo, già sequestrato dai vigili urbani per irregolarità e dove si è verificata una morte “bianca”) e la domanda che sorge spontanea è perché si persevera nella scelta fallimentare (per la viabilità urbana) dei box privati, i cui costi si aggirano in media intorno ai 100mila euro, e non si punta ai parcheggi d'interscambio, come quello da 800 posti di via Cilea, di cui Napoli avrebbe bisogno.

La legge "Tognoli", così vituperata da chi la ritiene l'origine di tutte le speculazioni sulla mobilità, conteneva un grosso incentivo alla realizzazione di parcheggi d'interscambio: i Comuni, infatti, avrebbero potuto accedere ai mutui della Cassa depositi e prestiti se ognuno di loro avesse approvato il PUP nel giro di 150 giorni dalla promulgazione della legge. Ma, a parte Bologna, nessuna metropoli italiana ci è riuscita in tempo. 

Napoli ha dovuto attendere fino al 1998 (otto anni dopo la Tognoli) per approvare il piano parcheggi, ed è stato un disastro: l'irrealizzabilità di molti dei progetti previsti al suo interno ha comportato la paralisi totale dei lavori, fino all'istituzione del Commissariato per l'emergenza traffico nel 2007 con ordinanza del premier Prodi. Un'altra scelta fallimentare che, a oggi, non ha risolto la congestione del traffico cittadino. 

DE MAGISTRIS BIFRONTE – Le proteste dei residenti hanno raggiunto il sindaco Luigi de Magistris, che ha promesso di riesaminare il progetto. E, per la prima volta, si è scagliato con decisione contro la costruzione di parcheggi interrati nel centro cittadino: «Napoli ha bisogno di parcheggi pertinenziali? Assolutamente no. Perché si fanno e non si vendono».

​Un'affermazione che però contraddice quello che aveva detto solo pochi mesi prima, in occasione dell'inaugurazione di un altro parcheggio privato su suolo pubblico, quando, con queste parole, promosse la costruzione di nuovi parcheggi come un importante obbiettivo urbanistico:

È uno dei progetti importanti della mobilità quello di creare dei box pertinenziali, appunto, l'amministrazione insieme a cooperative di privati. Sono quasi 200 box che servono per liberare maggiormente gli spazi sovrastanti e poi anche riqualificare l'area, piccole aree pedonali, che speriamo possano essere vissute dai cittadini di questo quartiere.

In uno degli ultimi incontri pubblici, però, il sindaco De Magistris ha ribadito: «Entro il mese di dicembre pubblicheremo il nuovo piano, la direttiva che ho dato è quella di ridurre sensibilmente il numero dei parcheggi pertinenziali perché non servono a nulla». Speriamo non cambi di nuovo idea.

 

 

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