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Giacomo Belvedere

Giacomo Belvedere

Siciliano di Caltagirone, amante della buona tavola e delle cose belle, mi occupo per mestiere e per passione di letteratura e teologia. Cum grano salis e con una finestra sempre aperta sul mondo. Solo in bici trovo l'equilibrio. Dal 2011 redattore del giornale "Il Sette e Mezzo" e collaboratore di TVR Xenon Caltagirone.

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  • Primo articolo sabato 06 Giugno 2013
  • Moderatore da venerdì 07 Luglio 2013
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Ultimi commenti

  • Di Giacomo Belvedere (---.---.---.231) 9 aprile 2014 18:30
    Giacomo Belvedere

    Strumentalizzare vuol dire servirsi di cose o persone per propri fini utilitaristici o di partito, scavalcando spesso le regole morali. Premesso che sono un semplice cittadino e non ho né mai ho avuto tessere di partito, né sono candidato alle europee, nazionali, regionali, comunali e nemmeno alla carica di amministratore del condominio, faccio fatica a capire cosa, chi o perché io stia strumentalizzando. Quale utile ne tragga. Con buona pace di tutti, dunque, date al Pd ciò che è del Pd e a me ciò che è mio. Il fine dell’articolo era segnalare con amarezza che cittadini che dicono di voler cambiare la politica cadono poi nel trappolone della più vecchia politica. Chi sbaglia paga e chiede scusa: questa dovrebbe essere la regola della nuova politica. Invece si insiste nello schema mentale tante volte visto: "io ho sbagliato ma il mio era un peccato veniale compiuto in buona fede a mia insaputa, invece quello degli altri è un peccato mortale, commesso - come recitava il catechismo di una volta - con piena avvertenza e deliberato consenso". È lo schema farisaico della pagliuzza e della trave. Ora, il fatto che l’altro abbia una trave nel suo occhio, non mi autorizza affatto a credere che nel mio ci sia solo una piccola pagliuzza. Altrimenti si cade nel meccanismo autoassolutorio della più vecchia politica, in cui nessuno ha mai responsabilità di niente. Se così fan tutti, dove sta la novità? La mia era solo amarezza nel constatare che la vecchia politica è dura a morire. Quanto sarebbe stato bello poter ascoltare invece queste parole: "Ci siamo sbagliati e, seppur involontariamente, abbiamo gettato fango su un galantuomo che sta cercando di svolgere il suo dovere nonostante la malattia. Gli chiediamo scusa senza se e senza ma. Punto".
    Quanto alla domanda "per cosa è dovuta una giustificazione?", se chiamare pubblicamente "assenteista cronico" uno che è costretto ad assentarsi e solo per il 20% a causa di un brutto cancro non richiede nemmeno un minimo di giustificazione, vuol dire che viaggiamo su pianeti diversi. Sarà colpa mia che sono marziano. Lo dico con immensa tristezza e me ne scuso con i terrestri. Senza se e senza ma.

  • Di Giacomo Belvedere (---.---.---.74) 13 agosto 2013 23:35
    Giacomo Belvedere

    Se l’articolo fosse solo frutto di una fantasia sbrigliata, potremmo solo farci quattro risate. Purtroppo riprende amplificandole le mirabilia (alias balle) dette con la maggior serietà di questo mondo da personaggi serissimi. Che pretendono di essere creduti in nome della scienza, della buona politica e dell’antimafia. E chi più ne ha ne metta. Solo i No Muos restano nella loro splendida "follia" a difendere la ragione.


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