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Le lacrime di Triton su Mare Mortuum

Ennesima tragedia nel Mar Mediterraneo. Sono oltre 200, forse 300, i naufraghi annegati nelle acque al largo di Lampedusa. Come il 3 ottobre 2013. La storia non cambia. E non diteci che non lo sapevamo. In quelle acque gelide non sono morti solo centinaia di disperati. È morta l’umanità.

Contiamo ancora i morti nel Mar Mediterraneo. Sono oltre 200, forse 300, i disperati che hanno trovato una morte orribile spinte giù dai gommoni dalle onde alte e gelate, causate dal vento forza 8. Non diteci che non lo sapevamo che sarebbe finita così, che sarebbe ricominciata la triste e lugubre conta delle vittime, tra cui donne e bambini: ci eravamo illusi di esserci lasciata alle spalle per sempre la tragedia del 3 ottobre 2013 al largo delle acque di Lampedusa, ma ecco che i fantasmi di quella catastrofe umanitaria riappaiono in tutta la loro cinica e spietata crudeltà.

Questi poveri migranti che cercavano sulle sponde siciliane la libertà e vi hanno trovato la morte non sono annegati sommersi dai flutti marini: sono stati uccisi dal gorgo dell’egoismo. Quando i confini valgono più delle persone non ci stupiamo se queste ultime vengono sacrificate. Le abbiamo aiutate a casa loro, facendo del Mediterraneo, che per definizione parla di incontro tra le terre, un muro invalicabile. Un muro di morte.

Sono 2.500 le persone annegate o disperse dall’inizio del 2014 in mare, di cui oltre 2.200 dal solo mese di giugno. Ma sarebbero state molto di più. L’operazione Mare Nostrum ha salvato 140.000 persone, ma a qualcuno quei salvati davano fastidio. Importunavano il quieto vivere. Così da 1° novembre 2014 a Mare Nostrum è subentrato Triton, il cui scopo malcelato non è salvare i naufraghi ma preservare i confini. Già la sicurezza. Adesso siamo più sicuri. Quei morti erano neri, non avevano il diritto d’asilo stabilito dalla convenzione di Ginevra, non avevano diritto al necessario soccorso invocato da papa Francesco e sancito dalla millenaria legge degli uomini del mare. Meglio che giacciano in fondo al mare dove non li vede nessuno.

Si poteva evitare. Ma non lo si è voluto evitare: più che omicidio colposo è omicidio premeditato quello che pesa sulle coscienze di noi europei.

Ora inizia l’ipocrita farsa del cordoglio e compassione. Per favore, non chiediamoci come è potuto accadere fingendo sorpresa. Non si profani il silenzio e la pietà. Tacete sepolcri imbiancati, pronti a vendere la pelle di un uomo per qualche voto in più. Non piangete su questi morti, risparmiateci le vostre lacrime di coccodrillo. Lacrime di Tritone, questo mostro partorito da un’Europa sempre più cinica e indifferente, che sta morendo per inedia spirituale.

«Sono forse io il custode di mio fratello?»: le parole di Caino sono diventate lo slogan di morte del vecchio continente. In quelle acque gelide non sono morti solo centinaia di disperati. È morta l’umanità.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.162) 12 febbraio 2015 13:17

    Tira e molla >


    Molti affermano che senza Mare Nostrum avremmo avuto migliaia di vittime tra gli emigranti provenienti dalle coste africane. Nessuno ricorda (?) che nel frattempo sono stati conteggiati oltre 1.900 tra morti e dispersi, di ogni razza ed età.

    Tanto meno fa riflettere il fatto che quasi tutti erano ammassati su dei natanti non in grado di affrontare la traversata e arrivare in vista delle nostre coste.


    Eppure questo è il punto.

    Per un verso non è interesse dei trafficanti e scafisti trasformare la traversata in una “strage” quasi scontata. Dall’altro si sa che cercano di aumentare i guadagni “lucrando” sul tipo di natanti impiegati e sulle quantità di carburante.

    In pratica.

    Una cosa è attrezzarsi per la traversata di tutto il Canale di Sicilia.

    Ben diverso è poter mettere in conto un più che probabile intervento di soccorso a qualche miglio dalle coste africane.


    Qui sta la questione.

    Prendere cioè atto che l’operare a livello di acque internazionali non è certo la strategia migliore. Se non è un modo di “semplificare” il lavoro dei trafficanti, di sicuro non serve a “contrastare” il loro business.

    Una efficace azione di contrasto può realizzarsi solo intervenendo sul terreno e/o comunque a ridosso delle zone d’imbarco.


    Quando in ballo ci sono così tante vite umane non basta essere animati da un forte spirito di solidarietà. Non è una partita a tira e molla.

    Focalizzare le “specificità” di tali eventi drammatici è come dare risposta alla Legenda per un Delitto

  • Di paola caringi (---.---.---.184) 12 febbraio 2015 14:44
    Paola Caringi

    come darti torto, bell’articolo, sentito e veritiero nell’affrontare la crisi di umanità che ci sta toccando e purtroppo che andrà sempre peggio.

  • Di (---.---.---.181) 12 febbraio 2015 16:35

    ...... il problema è, al solito, politico. Che il nostro Pdc e l’intero Governo si siano fidati
    delle commedie recitate a Bruxelles e delle relative promesse della Merkel significa solamente che siamo in balia di un branco di sconsiderati.
    Senza parlare di governi "forti" la soluzione rimane quella del primo commentatore (il quale come tuti qui) non ha il coraggio di dichiarare nome e cognome ma propone una soluzione definitiva: una flotta cui partecipano tutte le nazioni europee "a ridosso delle zone di imbarco" e dotata di mezzi dissuasivi sparando direttamente sui gommoni in partenza
    pronti però con i mezzi opportuni a salvare i naufraghi e riportarli a terra.
    Ovviamente qualche morto ci scapperà, ma finiranno le stragi e la catastrofe continua a
    Lampedusa e dintorni. Questo naturalmente impone un impegno serio da parte di tutti
    i Governi, ma -e qui sta il punto - finchè l’ Europa dell’ euro sarà in mano alla Merkel e ad Holland vedremo ancora per chissà quanto tempo annegare bambini innocenti e madri incinte a poche miglia dalla ospitale costa italiana.
    Rino Olivotti

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