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Renzi, l’immigrazione e la politica di Giufà

Qual è la differenza tra un genio e uno sciocco? Entrambi trovano risposte semplici a problemi complessi. Ma il genio trova la risposta semplice a cui nessuno aveva pensato; lo sciocco, invece, quella a cui tutti pensano. Sul problema #immigrazione il premier #Renzi ha proposto di affondare i barconi, in modo da salvare i migranti. Una soluzione semplicistica e inattuabile alla Giufà. Un’autentica sciocchezza, bocciata dall’Onu, che tuttavia paga in termini di consenso.

Sapete qual è la differenza tra un genio e uno sciocco? Apparentemente nessuna. Entrambi trovano risposte semplici a problemi complessi. Eppure, a guardar bene, una differenza c’è. Il genio trova la risposta semplice a cui nessuno aveva pensato; lo sciocco, invece, quella a cui tutti pensano. Sul problema immigrazione il premier Renzi ha proposto di affondare i barconi, in modo da evitare le tragedie in mare e salvare i migranti. Una soluzione, come vedremo, semplicistica e inattuabile. Un’autentica sciocchezza, che ha allarmato gli esperti del settore ed è stata accolta con scetticismo negli ambienti militari. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon l’ha seccamente bocciata: «non esiste una soluzione militare per salvare i migranti». Ma Renzi insiste, perché essa va incontro al sentire popolare e si presenta accattivante e semplice, di immediata applicazione.

Il premier si comporta come Giufà, la popolare figura del finto sciocco, che parla per frasi fatte, cercando di trarsi dai guai in cui si è cacciato con un mix di sciocchezza, astuzia e ingenuità. Dietro l’insostenibile leggerezza delle affermazioni renziane c’è tuttavia un disegno preciso. Che, come vedremo, mira al consenso e al potere piuttosto che a risolvere il problema immigrazione. C’è da chiedersi se un politico vada giudicato un grande leader per come riesce a stare a galla e salvare il potere anche in un mare tempestoso o piuttosto per come dà risposte ai problemi. Ma nell’Italia dell’antipolitica questa sembra essere una questione di secondaria importanza. Veniamo dunque agli slogan in cui si condensa il Renzi-pensiero sull’immigrazione.

1. Affondiamo i barconi per salvare i profughi. La proposta, oltre che impraticabile, non risolve il problema. Facciamo finta per ora che l’operazione debba attuarsi a casa nostra (il che non è vero e complica maledettamente la questione). Sorge subito un problema: come li riconosci e distingui dalle altre imbarcazioni di pacifici pescatori? Non è che troviamo un cartello che ci dice “Imbarco migranti”. Probabilmente sono anche carrette prese in prestito o dismesse dai pescatori e utilizzate allo scopo. Sei assolutamente sicuro che un barcone serva per il trasporto migranti solo quando è carico di profughi. Ma allora non puoi affondarlo, rischiando una strage. Inoltre, chi ci dice che gli scafisti non usino i migranti come scudi umani, magari nascondendoli nella stiva? Né sarebbe più efficace utilizzare i droni per un’operazione chirurgica intelligente. La morte per “fuoco amico” del cooperante siciliano Giovanni Lo Porto ammonisce.

2. Dobbiamo intervenire noi, perché in Libia non c’è più uno Stato e un Governo. Falso. Risposta imprecisa e superficiale. In Libia non abbiamo l’assenza di uno Stato. Il problema è che di Stati e governi ce ne sono due. Il cosiddetto “gruppo di Misurata”, che controlla Tripoli e la governa, e il governo di Tobruk di Abdullah al-Thani (o piuttosto del Generale Haftar). Con l’IS anzi, gli Stati sono tre. Senza contare gli innumerevoli gruppi armati fuori controllo. E con tutti costoro un eventuale intervento militare dovrebbe fare i conti. Già hanno fatto sapere che considereranno un’iniziativa intrapresa senza il loro consenso un’azione di guerra. Bel rompicapo dunque: rischi di impelagarti nelle paludi di un conflitto complicatissimo per mandare inutilmente a fondo due o tre carrette del mare.

3. Il problema è la Libia: risolto quello, risolveremo anche quello dell’immigrazione. Risposta incompleta e ipocrita. Perché il problema non è solo la Libia. La Libia è il terminale di un esodo biblico che coinvolge le popolazioni dell'Africa subsahariana e non solo. Sono ghanesi, senegalesi, maliani, nigeriani, eritrei, egiziani, siriani, palestinesi, persino del Bangladesh e Pakistan, i profughi che chiedono asilo in Europa. Non certo libici. A meno che non si voglia dire che un governo libico forte sarebbe in grado di controllare i flussi migratori. E, come succedeva con il rimpianto Gheddafi, potrebbe bloccare con la forza i migranti, tenendoli rinchiusi in veri e propri lager, impedendogli di partire per l’Europa. Il tutto foraggiato con i soldi della UE, rassicurata, in barba a tutti i trattati internazionali e alla Convenzione di Ginevra, sul fatto che lo straniero non toccherà il sacro suolo della Patria. Paghiamo per non vederli a casa nostra, facendo fare il lavoro sporco ad altri e così tacitiamo senza vergogna la nostra coscienza.

È assai improbabile che Renzi tutte queste cose non le sappia. Il premier agisce come un leader mutante: copia il dna dell’avversario, lo clona e lo neutralizza. Lo ha fatto con l’antipolitica della rottamazione imitando Grillo, con la trovata elettoralistica del bonus di 80 euro, degna del miglior Berlusconi, ed ora insegue Salvini. Renzi sa benissimo che affondare i barconi non risolve un bel nulla. Ma solletica così la pancia e le paure degli italiani. Perché, occorre dirlo con onestà, affondando i barconi non salviamo affatto i migranti, ma gli impediamo di partire. Li respingiamo perché non li vogliamo a casa nostra. Senza chiederci perché centinaia di uomini donne e bambini affrontano il rischio di morire in mare, pagando migliaia di euro. Non ci sfiora l’idea che non possano più restare in Libia, oggetto delle sevizie dei loro carnefici. Non salvi uno a cui sta bruciando la casa, impedendogli di gettarsi dal balcone. Se si getta, rischia di morire, ma almeno ha una possibilità di farcela; se resta dentro la casa, morirà certamente bruciato. Lo salvi spegnendo il fuoco. Ma a Renzi questo poco importa. Salvini docet. Il vento xenofobo e populista spira forte sull’Europa e gli slogan ad effetto pagano in termini di voti e consenso. Ben venga dunque la politica di Giufà.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di angelo umana (---.---.---.123) 27 aprile 2015 13:40
    angelo umana

    Bell’articolo! Difficile per chi non ha un quadro d’insieme e tante altre conoscenze in materia o per non addetti ai lavori, dare soluzioni, ma l’articolo suo stesso sembra suggerire che gli Stati dell’occidente evoluto - o meglio le grandi aziende di questi Stati - DEVONO intervenire nei paesi di questi poveri migranti umanitariamente e creargli lì condizioni di vita migliori. Tertium non datur (si dice così?), non ha l’occidente tutta qst. capacità d’assorbimento. Sarebbe un grande investimento per le ns. aziende, molto produttivo nel futuro.

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