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Elezioni regionali: Sardegna addio

All’indomani del disastro elettorale in Sardegna che vede la destra trionfare, impropriamente aiutata dal Presidente del Consiglio e dai Cardinali, vi propongo la lettura di un mio articolo pubblicato su questo giornale l’11 gennaio 2009, che fotografava il mio giudizio su Soru e le elezioni.

Vi pregherei di distinguere, nella orgia di parole inutili e sbagliate che girano, tra quelli che sono in grado di dare valutazioni che si rivelano giuste, come la mia analisi sulla Sardegna e Soru, e quelle valutazioni che sono solo prodotte dal desiderio soggettivo dei singoli.

Vorrei una maggiore credibilità e attenzione e soprattutto un aiuto di chi mi legge per estendere alla propria sfera sociale i miei articoli.

L’agonia della sinistra è profonda, la sua identità e strategia sono perdute, la destra trionfa proprio perché non ha avversari. Una nuova opposizione va costruita non facendo nuovi partitini, ma partendo dalle necessità dell’ambiente e delle classi subalterne e traducendole in iniziative e lotta di massa.

L’attuale abusiva occupazione dello spazio a sinistra di Veltroni e dei partitini “comunisti”, prima finisce meglio è, e la strada è lo scioglimento.

Precedente articolo:

Dichiara Soru, in una intervista a cura di Marco Damilano sull’ultimo “Espresso”:

“i partiti hanno smesso di essere luoghi di partecipazione e si sono ridotti a un club di capi e capetti”. Verità evidente e indiscutibile. Anche Soru scopre la “CASTA” e la sua separatezza dal paese reale, ma, invece di applicare una logica deduttiva e spiegarci come si deve rifondare un partito antagonista di Berlusconi, incredibilmente ripropone l’esperienza dell’”Ulivo”, e ricorda che l’Ulivo e Prodi per due volte hanno battuto Berlusconi, e se lui sarà rieletto in Sardegna può diventare l’anti-Silvio nazionale.

Viene subito da osservare una anomalia comune tra Soru e il Cavaliere, in quanto ambedue non vengono dall’impegno sociale e politico, ma dai vertici del mondo industriale, ambedue miliardari, proprietari di giornali (anche se in proporzioni diverse), arrivati alla politica senza fare anticamera né militanza, esclusivamente spinti dalla visibilità sociale derivante dal loro ruolo di padroni e dalla possibilità economica di finanziarsi impegni elettorali con soldi propri.

La prima anomalia che dovrebbe notare Soru nella formazione dei partiti e nella credibilità della democrazia è proprio questa: nell’avvicinarsi al potere è determinante essere noti e ricchi. Vengono così automaticamente emarginati o esclusi tutti coloro che magari hanno dedicato tutta la vita all’impegno sociale, proprio quelli vicini alle masse di cui si lamenta l’assenza nella direzione dei partiti.

Rifarsi poi a Prodi non mi sembra molto intelligente. Prodi appena eletto aveva il potere e il dovere di eliminare dalla scena politica Berlusconi, con due provvedimenti legislativi: il primo era quello di abrogare le leggi “ad personam” a favore dei furbi e dei ladri a cominciare da quella del “falso in bilancio”. Il secondo provvedimento doveva essere quello di rendere ineleggibile chiunque sia titolare di pubbliche concessioni e chiunque possiede strumenti nazionali di informazione, con la ineccepibile motivazione che ciò altera il gioco democratico e offre vantaggi incalcolabili ai possessori di “media”.

Se Prodi fosse caduto su questi provvedimenti sarebbe ancora in politica, mentre, per mancanza di coraggio e lungimiranza democratica, è affogato nella melma di una Unione rissosa, divisa, senza nessuna possibilità di amalgama.

Quanto a Soru, alle prossime elezioni di febbraio perderà, perché il “popolo sardo” non esiste più, è stato colonizzato dai “continentali”. Tra un Berlusconi che nel pieno di una crisi economica, promette di allentare i vincoli edilizi sulle coste, e un Soru che giustamente vorrebbe mantenerli, vincerà il Cavaliere con tutti i cementificatori.

Un’altra osservazione mi viene da fare, sempre diretta a Soru, ma anche agli elettori: le qualità di un buon politico, che sono l’ascolto dei problemi, la visione d’insieme, le mediazioni possibili, non possono venire da chi è abituato a dare ordini e decidere da solo, come avviene nel mondo industriale, e avere avuto successo come imprenditore non è una qualità che si può esportare in politica.

Facendo un discorso più generale, visto che vivo in Sardegna, per conquistare menti e cuori e rifondare un partito antagonista alla destra, bisogna parlare di “sostenibilità, di fallimento dei poli industriali di Porto Torres, di Porto Vesme, di Sarroch, di Ottana, di una intransigente politica di difesa delle coste, di diffusione su tutto il territorio di piccole centrali eoliche e fotovoltaiche con l’obiettivo della indipendenza energetica, di istituire ogni cento chilometri circa aree marine protette che ricostituiscano il patrimonio ittico, di abolire la pesca a strascico, di una ristrutturazione agricola tutta biologica che sia attenta ai consumi interni dell’isola e non per l’esportazione, di un turismo non più basato sulle seconde case (che non devono più essere costruite), ma sulla ospitalità di piccole strutture diffuse su tutto il territorio in mano a gente del luogo.

Niente discariche né inceneritori, ma un’isola pulita che offre merce rara: tradizioni, sapori, ambienti marini e montani gelosamente conservati, e accoglienza diffusa.

Di queste cose dovrebbe parlare una buona politica e solo così si attirerebbe verso la partecipazione persone perbene e nuovi dirigenti.

 

 

Commenti all'articolo

  • Di illupodeicieli.leonardo.it (---.---.---.223) 19 febbraio 2009 19:29

    Non è facile ricominciare da zero, perchè oggi siamo in questa situazione. Chi conosce i politici nostrani, perchè dei nostri dobbiamo parlare, sa che persone sono: non lasciano spazi ad altri, non sono più credibili, vivono solo di politica, di stipendi elargiti dalle poltrone occupate.Ma ciò che preoccupa è che chi dovesse e/o volesse iniziare a costruire non potrebbe farlo in sedi di partiti o movimenti, in quanto queste persone ne detengono le chiavi. Ci vogliono dei mezzi che oggi non si possiedono, non si vedono figure di una certa rilevanza e credibilità. Non ci sono persone dotate di carisma, di richiamo o ,se ci sono, non sono disponibili: del resto ,come diceva anche Vittorio Zucconi proprio oggi, non è giusto nè logico nè accettabile che si candidi un qualunque personaggio di una certa notorietà: e questo ,aggiungo io,vale sia per le direzioni di partito, le segreterie, che per una qualunque carica pubblica.Quanto al popolo sardo che ha ceduto al richiamo berlusconiano, è logico che ci ha creduto: quando un operaio sente o sa che la propria azienda deve chiudere e non sa dove andare a sbattere la testa, è come un malato di tumore, si aggrappa a qualunque cosa gli possa offrire un briciolo di speranza. Mentre forse Soru è stato più drastico, senza "più", e ha detto con i fatti, cioè non interessandosi quasi a quelle realtà,che andavano chiuse:come quando Prodi disse che la Sardegna non era adatta a ospitare fabbriche (lo disse mi pare a Ottana o ,comunque, quando con il suo pullman si recò nel nuorese).Ok, le fabbriche no, allora che cosa?O dobbiamo fare il ragionamento ,sempre di Zucconi, e dire che non è lo stato che ti deve trovare un lavoro?Perchè allora ci candidiamo tutti per fare gli assessori o i consiglieri regionali , ci mettiamo al riparo dalla concorrenza ,e se siamo bravi e bisticciamo poco tra di noi, occuperemo gli scranni per 5 anni. Invece se Soru avesse detto: le fabbriche o certe realtà obsolete devo chiudere, però c’è da fare in questo o quest’altro settore, e poi avesse ancora detto, "questi sono i mezzi, questi i terreni, queste le macchine per lavorare i terreni", e avesse anche esteso il discorso all’energia pulita invece di aspettare il metanodotto, e infine avesse avuto più comunicativa e fosse stato più vicino alla gente, forse non sarebbe cascato nè lui nè chi non vuole essere servo del Pdl. Le persone avrebbero forse accettato ,se sincero, un discorso di questo tipo: io sono stato qui per tot anni, ho cercato di snellire le procedure interne e di routine, ora che conosco i meccanismi posso fare le cose che daranno lavoro e sviluppo (sostenibile) alla regione. Ma non lo ha fatto. Di ciò che hanno fatto gli altri , il Pdl, non mi interessa:penso a ciò che posso e dovrei fare io.

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