Caso Swift. Unione Europea: Servo Ergo Sum!

In molti, tra cui la sottoscritta, nella logica del "chi pensa male, fa peccato (forse) ma indovina", hanno pensato che lo scorso 11 febbraio, quando firmato dalla Commissione Europea con le autorità statunitensi, tale rifiuto fosse solo un’operazione mediatica per dare all’Europa, una parvenza di Sovranità, che come ben sappiamo è solo un’utopia.
SWIFT è una società americana di diritto belga che gestisce l’80% dei versamenti bancari internazionali nel mondo. Il suo compito non è di trasferire il denaro, ma di gestire le informazioni (titolare del conto, beneficiari, somme versate ecc). La società opera in 208 Paesi e i dati sono stoccati in due cervelloni elettronici uno in America e l’altro in Olanda.
Con il pretesto di "monitorare il denaro” dei terroristi, Washington ha adottato ordinanze del tribunale per accedere ai dati Swift.
In pratica non cambia nulla, fin’ora le informazioni passavano in maniera poco pulita, mentre ora sarà tutto legale, ma comunque noi cittadini europei saremo scrutati al microscopio come individui sospetti. Infatti i governi dell’UE nella loro tradizione di sudditanza verso gli USA, hanno fatto in modo che questa operazione continuasse, ma in maniera legale, così lo scorso novembre hanno accettato senza esitazione, un accordo con Washington che desse agli Stati Uniti la copertura legale necessaria.
La cosa interessante come hanno segnalato alcune organizzazioni per i diritti umani, è che l’attuale legislazione sulla privacy, attualmente in vigore negli Usa, protegge dall’uso illegale dei dati, solo i cittadini statunitensi e residenti nel paese, ma non gli stranieri di tutto il mondo controllati da Washington.
L’amministrazione di Barack Obama in apparenza si è interessata alle preoccupazioni dei legislatori che hanno sostenuto il rifiuto dell’accordo a febbraio, ma nella sostanza non è cambiato molto perché “I punti fondamentali rifiutati dal Parlamento la prima volta sono ancora presenti nel testo” secondo le segnalazioni dell’organizzazione European Digital Rights le importanti mancanze dell’accordo non sono state risanate.
La quantità di informazioni detenute da Swift, c/c e nomi dei suoi intestatari, ecc., rimane la stessa di prima, e a questo punto sembra che il Parlamento Europeo, non abbia rifiutato un bel niente a febbraio, ma abbia solo cercato (e trovato) il modo per rendere legale quest’ingerenza nella vita privata di tutti gli europei. L’unica novità dell’accordo sarà la presenza di un funzionario europeo a Washington che controllerà l’attuazione della nuova (ma non tanto) procedura.
Le condizioni fissate nell’accordo, sia riguardo al trasferimento massivo dei dati sia riguardo alla loro ulteriore trasmissione, non soddisfano le garanzie necessarie in base al diritto Ue, fra cui il rispetto del principio di finalità e l’obbligo di una conservazione limitata nel tempo (fino a cinque anni).
Di fatto l’accordo è illegale perché viola il diritto alla privacy, sancito dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che tutti gli Stati membri dovrebbero rispettare, ma ora ci sono nuove "costituzioni" e nuovi accordi a cui obbedire.
Alba Canelli
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