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Bavaglio Social: nessuno mi può giudicare

Arriva il bavaglio social per i contenuti che trattano di politica (guarda caso) e temi sociali. Le nuove regole già attive negli Stati uniti, sono entrate in vigore anche in Italia il 28 aprile. Il primo social a metterle in pratica è stato Instagram e Threads della multinazionale Meta di proprietà di Mark Zuckerberg .

In cosa consiste.

Su Instagram esistono diverse sezioni attraverso le quali vengono distribuiti i contenuti, ciascuna gestita da un algoritmo diverso. La maggior parte di queste sezioni serve a farci scoprire nuovi contenuti da profili che non conosciamo ancora o a cui non abbiamo ancora messo “Segui”. Poi c’è il Feed, ossia la nostra pagina principale. In questa sezione compaiono in parte i contenuti pubblicati da profili che abbiamo scelto di seguire, in parte contenuti suggeriti, tratti da profili che non seguiamo. Dal 28 aprile, Instagram ha disattivato di default, per tutti gli utenti, la distribuzione dei post di politica e temi sociali nelle sezioni Esplora e Reels e nella fetta di contenuti suggeriti nel Feed. Ossia in tutte le sezioni dedicate alla scoperta di nuovi contenuti. I post pubblicati dai profili che seguiamo continueranno a comparire nel nostro Feed ma meno di prima.

In pratica

I social network sono la principale fonte di informazione per il 42% degli italiani, davanti ai siti di news (28%) e alla carta stampata (16%), la scelta assume i contorni di un vero terremoto per la vita informativa di milioni di italiani.

Ma al momento c’è un modo per aggirare il blocco che permetterà agli utenti «di selezionare e modificare in qualsiasi momento l’opzione preferita» riguardo i sistemi di raccomandazione. Si potrà perciò accedere alle impostazioni di Instagram e fare opt-out, ossia tirarsi fuori dall’opzione di default che limita i contenuti politici.

La politica sta attraversando la più grande crisi esistenziale, (vedi sempre meno votanti) e allora identifica nei social il nemico da combattere per cercare di risollevarsi. Ma chi fa onestamente il suo lavoro non dovrebbe temere l’informazione “social”. A buon intenditor..

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