Comunicazioni e relazioni perfette e imperfette
"La comunicazione imperfetta. Ostacoli, equivoci, adattamenti" è un ottimo libro che esamina la comunicazione a 360 gradi (Gabriele Balbi e Peppino Ortoleva, Einaudi, 2023, 207 pagine, euro 22).
Il saggio prende in esame la comunicazione anche nei suoi aspetti più trascurati e vuole "osservare e analizzare con attenzione fenomeni che spesso sono tenuti ai margini delle scienze della comunicazione... La comunicazione... è condizionata sempre da malintesi, malfunzionamenti tecnici, problemi derivanti dalla lacunosità o sovrabbondanza dell'informazione, silenzi, segreti mantenuti o rilevati e altre forme più o meno deliberate di messaggio indiretto, obliquo" (p. 3).
Quindi "la comunicazione è un processo movimentato, spesso non lineare, in cui i vari partecipanti si devono confrontare, aggiustare il tiro, adattarsi". La comunicazione, veritiera e non veritiera, è l'anima di ogni società. La comunicazione può essere studiata e valutata da molti punti di vista. I sottocampi di studio più interessanti riguardano la retorica, la semiotica, la cibernetica, la teoria matematica della comunicazione, la sociopsicologia, la teoria critica e gli studi fenomenologici (Robert T. Craig). Infine, il punto di vista socioculturale esamina la co-costruzione della comunicazione. Probabilmente la vera comunicazione è quasi sempre una co-costruzione.
Il libro vuole quindi esaminare la comunicazione "nella sua concreta e variegata realtà, nella sua complessità, e anche nei suoi rapporti con aspetti del vivere spesso accantonati dagli studi in comunicazione contemporanei" (p. 5); sempre tenendo presente il riferimento alle famose "cinque W" citate nelle scuole americane di giornalismo: Who, What, When, Where, Why. Cioè Chi, Che cosa, Quando, Dove, Perché. Bisogna raccontare il vero accadimento e i principali effetti connessi. Inoltre il chiedere scusa nel caso di errori è una comunicazione molto importante, "che funziona solo se non diviene routine, quando non è percepita e usata come puro strumento per cavarsela a buon mercato in una situazione imbarazzante" (p. 194). Evviva l'Italia mediatica dei gesti formali, cerimoniali e ipocriti...
L'importanza di approfondire lo studio delle comunicazioni imperfette riflette l'importanza di studiare le differenti realtà sociali: "i continui ostacoli, incertezze, mutevolezze e problemi sono costitutivi dei processi comunicativi, essenziali per comprenderli" (p. 15). Per comunicare bene bisogna avere delle relazioni efficienti, "senza fraintendimenti o veicolando quantità di comunicazioni eccessive o scarse". Però ogni persona è diversa e non è facile calibrare le diverse comunicazioni. Inoltre, come disse Eraclito, "Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato" (p. 206). Ogni situazione necessita della giusta forma di comunicazione.
Comunicare "non può essere ricondotto solo alla trasmissione e ricezione di contenuti ma è anche condizionato da molti altri aspetti che in teoria vengono riconosciuti da gran parte dei teorici della comunicazione", anche se solitamente sottovalutati (p. 177). Tra questi aspetti si può segnalare: "l'inevitabile (e necessaria) ambiguità dei linguaggi, la materialità dei mezzi con i loro limiti e affordance [invito all'uso], la complessità dell'ambiente informativo... i presupposti spesso non esplicitati e in larga misura discendenti dalla cultura, dalla situazione sociale, dai pregiudizi e anche dalle relazioni preesistenti tra le persone", compresa la fiducia (p.178). Comunicare è l'essenza profonda di un essere umano.
In definitiva "La comunicazione imperfetta può essere veramente capita non deducendola da un ennesimo modello ideale ma, al contrario, a partire dalla concreta esperienza del comunicare nel suo farsi, disfarsi, perfino arrangiarsi" (p. 183). Nessuno è perfetto, quindi la maggior parte delle comunicazioni sono almeno in parte imperfette. Nelle comunicazioni le implicazioni emotive sono sempre rilevanti. Ogni "comunicazione non è un'attività semplice né univoca né staccata da tutte le altre, ma è sempre complessa, multipla, incompleta come lo è la vita stessa" (p. 205).
Gabriele Balbi insegna Media studies all'Università della Svizzera italiana di Lugano. Tra i suoi libri segnalo "L'ultima ideologia. Breve storia della rivoluzione digitale" (Laterza, 2022).
Peppino Ortoleva ha insegnato Storia e teoria della comunicazione e ha curato musei e mostre sulla società e sulle tecnologie. Nel 2021 ha pubblicato "Sulla viltà" (libro recensito recentemente).
Nota aforistica - "Per scoprire chi comanda, seguite i soldi" (Thomas Ferguson, scienziato politico, www.ineteconomics.com); "Pochi uomini sono disposti a sfidare la disapprovazione dei loro compagni, la censura dei loro colleghi, il furore della società. Il coraggio morale è un bene più raro dell'ardimento in battaglia" (Robert Kennedy, o chi scrisse il suo intervento; quindi un uomo che poco stranamente è stato ucciso); "Posso calcolare il movimento delle stelle, ma non la pazzia degli uomini" (Newton perse i suoi risparmi in un grande investimento e gestì pure la moneta metallica della Banca d'Inghilterra); "La rivoluzione digitale è molto più significativa dell'invenzione della scrittura o addirittura della stampa" (Douglas Engelbart, ingegnere innovatore). Del resto lo psicologo svizzero Jean Piaget poneva al centro dell'attenzione "l'incompiutezza di tutto ciò che è vivente, e in particolare di tutto ciò che è umano" (p. 200). Tutto si trasforma.
Nota sulla comunicazione persuasiva - Bernays era il nipote di Freud e sapeva che il vero segreto per inflluenzare le persone consiste nell'associare un prodotto a concetti molto valorizzati come la Libertà e il Potere. In ogni caso "Il destino è come una spada. Aiuta solo chi è in grado di brandirla" (Proverbio giapponese). Per fortuna un "messaggio trasmesso non è mai esattamente lo stesso, per il tempo che è passato, per il mutare dei sogetti, per le modifiche anche minime dell'ambiente, per gli accidenti che si incontrano" (p. 206).
Nota molto curiosa - Moltissime persone non sanno che Adam Smith ebbe molto tempo per studiare e per scrivere, perché per buona parte della sua vita si affidò a sua madre. Non era sposato, non si sposò mai, e a 43 anni scrisse il saggio La ricchezza delle nazioni. Età elevata per l'epoca, molto probabilmente paragonabile almeno ai nostri 65 anni. Ma l'attuale gestione dell'economia ci governa, quindi sarebbe meglio approfondire anche questa recensione: www.agoravox.it/Hyman-Minsky...
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