Caso Catalogna: nessuno sia libero in Europa
Seguire le vicende tra la richiesta di indipendenza della Catalogna e la risposta autoritaria da parte della Spagna ci conferma come, in Europa, il termine “Democrazia” sia del tutto andato a ramengo.
Non bastava la ventata nazista arrivata in Austria con l’avvento del giovane Ministro degli Esteri Sebastian Kurz, da tutti indicato come il prossimo cancelliere, che non fa alcun mistero dei suoi ideali – concretizzati a parole e fatti – che non ci mettono affatto tranquilli sull’ipotesi di un ritorno agli antichi fasti di regimi alquanto autoritari.
Ci si mette anche la Spagna, che dovrebbe essere più avvezza al dialogo che ad assumere il piglio di una nazione a regime dittatoriale.
Puidgemont, dopo un referendum che ha confermato la schiacciante vittoria di un’idea popolare di indipendenza, è dovuto fuggire a Bruxelles a chiedere persino asilo politico, manco avesse compiuto il peggiore dei reati contro l’umanità intera.
Tutto ciò è paradossale, e sarebbe quasi comico se si trattasse di un film o di una barzelletta. Invece…
Invece a quanto pare, dopo le vicende della Brexit, e dopo che ci è stato chiarito come in Europa si stia diffondendo il seme di un regime comunitario ma solo per ciò che conviene ai governi, apprendiamo come sia del tutto inutile tentare un qualsiasi discorso basato sulla libertà di pensiero delle popolazioni. Tira una brutta aria dalle nostre parti.
A dirla tutta Rajoy, presidente della Spagna, attualmente sembra esser tornato ai tempi del franchismo, quando in Spagna non esisteva alcun tipo di tolleranza, il popolo non aveva alcun diritto civile e tutto appariva stagnante, in uno stato dittatoriale che ha combinato più danni che effetti da ricordare con nostalgia.
Ma perché tanto furore contro le velleità indipendentiste della Catalogna? E’ presto detto: la Catalogna è ricca. La Spagna, perdendone il controllo, verrebbe a perdere un mucchio di convenienze. Di conseguenza, niente indipendenza, niente democrazia, niente possibilità di uscita.
Anzi. Puidgemont corre a chiedere aiuto direttamente a Bruxelles, sperando in un’accoglienza che lo salvi da minacce tanto gravi quanto ridicole, se solo le parole e gli slogan propagandistici politici, a livello europeo e non solo, avessero un senso.
D’altronde, la stessa cosa avviene nel nostro territorio e per le stesse ragioni: Lombardia e Veneto recriminano – ormai da tempo immemore – lo stato di regioni autonome, ma il governo centrale non ci pensa affatto a concedere questa opportunità: d’altronde, fanno gola alle casse dello Stato quei circa 70 miliardi di euro che arrivano ogni anno dalle tasse e dalle imposte generosamente versate dalle due regioni tra le più ricche d’Italia. Mica fessi.
Riflettiamo quindi su come, ancora una volta, non si stia parlando di strategie politiche rivolte all’unità delle nazioni, quanto al solito metodo che mette i soldi dinnanzi a tutto. D’altronde ormai è chiaro pure a chi non capisce un tubo che della democrazia non fotte nulla a nessun governo al mondo, e che l’unico scopo per cui esiste ancora un sistema politico è quello di garantire a chi ne fa parte una stabilità economica resa possibile dalle popolazioni, ridotte sempre più alla povertà e alla schiavitù.
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