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Assicurazioni: liberalizzazioni, ma quali?

Molto si è detto circa il decreto sulle liberalizzazioni emanato dal governo Monti il mese scorso che introduce importanti novità per la tutela dei consumatori e che dovrebbe dare la svolta decisiva verso quella sana concorrenza che porterebbe giovamento alle tasche degli italiani. 

A questo proposito merita particolare attenzione il capitolo del decreto dedicato alle assicurazioni e che dovrebbe essere la punta di diamante dell'intero provvedimento. Se proviamo ad analizzarlo, però, notiamo che se intendiamo per liberalizzazione favorire l'agire della libera concorrenza sul mercato italiano, diciamo che la montagna ha partorito un topolino. L'articolo 34 del decreto infatti parla di "obbligo di confronto delle tariffe r.c. auto" che prevede l'obbligo per gli intermediari di prodotti assicurativi di informare il cliente, prima della sottoscrizione del contratto, sulle tariffe proposte da almeno due altre compagnia, oltre la propria, non appartenenti al medesimo gruppo.

Cosa significa questo? Che le agenzie di assicurazione, anche monomandatarie, diventano "broker" e rischiano sanzioni pesanti (fino ad un massimo di 100.000 euro) nel caso non forniscono tariffe e condizioni di altre compagnie. L'agenzia si ritroverà così ad esercitare un'attività in evidente contrasto con una direttiva della CE (la 2002/92) riguardante il conflitto d'interessi, l'adeguatezza e la formazione.

Non si può infatti proporre al cliente un prodotto che non si conosce, e questa è sicuramente un'anomalia. E sicuramente altra anomalia è il fatto che l'agente di una compagnia X è costretto a verificare sul web tariffe e condizioni di altre compagnie andando sui loro siti internet per simulare un preventivo, cosa che qualsiasi utente ormai fa da solo senza aiuti esterni, con conseguente perdita di tempo e risorse.
Questo, quindi, è lo sforzo del Governo per stimolare la diretta concorrenza fra le compagnie. Un pò pochino e mal fatto.

Per il resto sono norme, anche condivisibili, che però nulla hanno a che fare con le liberalizzazioni ma con la possibilità di abbassare le tariffe per gli utenti o di combattere le truffe. A questo si indirizzano i provvedimenti riguardanti la scatola nera, che prevede uno sconto (non si sa ancora in che misura) per chi installa sulla propria autovettura, a spese della compagnia, un localizzatore che monitora ogni movimento dell'auto registrando l'attività del veicolo anche in caso di incidente. Anche qui c'è stato un passo indietro del Governo che aveva previsto prima l'obbligatorietà della scatola, poi in sede di decreto solo la facoltà di installarla in cambio dello sconto.

Stesso trattamento per chi acconsente di farsi periziare l'auto prima di sottoscrivere l'assicurazione. Giusta la regolamentazione del risarcimento diretto che mira a scoraggiare il risarcimento "per equivalente", ossia in denaro, il cui importo viene ridotto del 30% rispetto ai valori medi del mercato. Viene posta, quindi, una specie di franchigia a carico del cliente che non intende riparare il suo mezzo presso carrozzerie convenzionate o che vuole intascare il denaro.

Bene anche la norma che prevede, per frenare il fenomeno della contraffazione, la sostituzione degli appositi contrassegni assicurativi cartacei con quelli elettronici. Questo però non di immediata e facile attuazione. Insomma, provvedimenti che sembrano giusti ma che non hanno nulla a che fare con la libera concorrenza nel mercato. Sono numerose le modifiche che dovrebbero essere presentate in Parlamento in sede di conversione in legge del decreto. La speranza è queste siano migliorative ma, di questi tempi, è difficile crederci.

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