VERA
palla al piede di un sano ed efficace rilancio del paese è la grossa fetta di
elettori sempre “sensibili” a facili promesse e a mirabolanti soluzioni frutto
di colpi di bacchetta magica.
DOPO un quinquennio di affabulanti metafore
RENZIANE sono ancora tanti a scommettere su emergenti “stregoni” in grado di rimbombare
dentro i mass-media.
NEI FATTI seguono una serie di “si, però ..” e persino l’auspicio
di un’investitura “superiore”. Passerella di forze (soggetti) destinate a complicare
il quadro politico.
Altro che la speranza di una stabile, coesa e qualificata
squadra di governo, foriera di risultati costruttivi.
Eppure è noto che all’interno
dei partiti “tradizionali” esistono diverse scuole/linee di pensiero e che si
registrano periodici avvicendamenti e/o “distinguo” (e non rottamazioni) tra i
vari esponenti guida, sulla spinta della realtà che evolve.
Ergo. Una MIRATA articolazione
del voto dato a tali partiti favorisce e accredita il cambiamento auspicato e
le relative misure attuative.
Sintesi.
NON basta “faccia” ed appeal del leader carismatico
di turno a migliorare la situazione.
Le “novità” vanno bene purché non prefigurino
un salto nel buio.
PUNGOLARE referenti politici già noti e testati è andare Avanti
con Metodo e …
Voglio comunque ricordare che hanno diversi mesi dei miei post
in cui “pronostico” che a M Renzi basta “avere le chiavi” di un partito (ex
democristiani + socialdemocratici) che possa puntare fino ad un 15% di
consensi.
Ecco intanto un bel Congresso.
per la nomina del Segretario, dove sa di detenere la maggioranza di quasi i
2/3.
L’attuale
Grosse Koalition tedesca ha visto all’origine (settembre 2017) una SPD che,
persi in consensi 3 punti %, sceglieva di stare alla “opposizione” per ritrovare
il rapporto con operai e emarginati.
Trascorsi 5 mesi (marzo 2018) M SCHULZ ha
ottenuto dalla A Merkel dei Ministeri chiave ed un programma dove “si riconosce
la mano dei socialdemocratici”.
Veniamo in Italia.
Il PD, a matrice Renziana, è
arrivato terzo e per ora ha deciso di starsene alla “opposizione”. Preso atto delle
differenze di fondo, appare evidente che l’incontro tra M5S e la Lega ha ben
poche possibilità di riuscita. Si prospetta altresì che qualunque futuro tipo di governo dovrà trovare termini
e contenuti che “convincano” il PD a farne parte.
In sintesi.
Viste le analogie
dei due casi non c’è proprio bisogno di pensare a delle “geniali” strategie partorite
dalla fulgida mente di un M RENZI, quale autentico leader capace di rilanciare il
partito.
Meglio convincersi che una Democrazia “sana” non si nutre delle millanterie
di Primi Super Cives interessati a …
L’anima
del PD di matrice Renziana, fin dalla sua scesa in campo, è il connubio tra ex democristiani e
socialdemocratici
Una formazione
politica di centro, in grado di raccogliere fino al 15% dei consensi, disposta
a trovare punti di convergenza con FI di Berlusconi.
Non è quindi escluso che,
dopo altre scissioni del PD, possa perfino assumere una nuova sigla.
Il problema
da affrontare e superare a monte è la “persistenza” del fascino mediatico dei diversi
leader carismatici e accentratori presenti sulla piazza.
A rischio è il concetto stesso di democrazia. (Nota > più tempo passa e più ne sono convinto).
Lo scorso
15 febbraio il capo politico di M5S lanciò la sua prima sfida per una
convergenza di governo. FIRMARE un atto d’impegno per una Legge che dimezzi lo
stipendio dei parlamentari e li obblighi a dettagliare i rimborsi spese.
Una “mossa”
di forte impatto sociale proprio per il suo contenuto etico.
ADESSO l’empasse
del quadro politico fa montare dei seri dubbi sulla durata della legislatura.
Si
narra che nei corridoi del Parlamento, tra gli esponenti interessati di M5S, si
cominci a ragionare su una “deroga”, una tantum, al limite di 2 mandati previsto
dal Regolamento.
Vera o no che sia questa “voce”, nessuno dei vertici di M5S ha
finora smentito in modo categorico una notizia che inficia quella “dedizione” spontanea
ed il rigore morale declamati dagli atti istitutivi e dalle regole del Movimento.